Arrivo all’ascolto de “L’ultimo grande eroe” con tanti pregiudizi. I Sonohra, nella mia testa, hanno vissuto negli ultimi 10 anni nella bolgia degli one-hit wonder sanremesi insieme a Gazosa, La Differenza, Laura Bono e Tony Maiello, tutti condannati a cantare in loop la canzone del successo. Scopro, quasi con delusione, che Dante non ha previsto questo spazio. E che tutti questi artisti hanno continuato a suonare, comporre e cercare altri 15 minuti di celebrità.
La macchina dello show business ti porta a 300 km/h nell’autostrada per le stelle. Salvo poi farti scontrare contro il muro dell’oblio. È una riflessione ingiusta, che non merita di avere spazio in una recensione. Ma che deve essere fatta. Assistiamo ogni giorno alla nascita di nuovi talenti, inizialmente spinti e protetti dalle case discografiche. Poi scaricati e resi invisibili, nel silenzio assenso della stessa stampa che prima li osannava – o li promuoveva dietro lauto compenso.
Non deve essere facile passare da tour internazionali, dischi in edizione giapponese e canzoni tradotte in lingue improbabili, con una struttura e una rete di sostegno dietro, all’autoproduzione. Dovendo poi fare i conti con un nome scomodo. In questo caso uno che contiene un’acca che non ha né scopo né motivazione, citando i perfidi Elio e le Storie Tese e che immediatamente si collega a un pubblico di adolescenti che impazziscono per dei ciuffi ossigenati ormai fortunatamente illegali.
“L’ultimo grande eroe” è il primo disco interamente prodotto, suonato e registrato dai Sonohra.
Luca e Diego Fainello, ovvero i fratelli che compongono la spina dorsale dei Sonohra, hanno optato per la coraggiosa scelta di abbandonare anche le etichette meno blasonate per diventare davvero indipendenti. “L’ultimo grande eroe” è infatti stato interamente prodotto, suonato e registrato dai due, e segna l’inizio di un percorso di catarsi dalle logiche commerciali e dal pop mordi e fuggi del passato. È la prima tappa di un viaggio alla scoperta di sé, con tutti i limiti del caso.
Ne “L’ultimo grande eroe” i Sonohra optano per un lavoro puramente sentimentale. Trasportati dalla viva passione per la musica e dalla voglia di omaggiare il padre scomparso lo scorso anno, i fratelli Fainello hanno provato a mettere a nudo le loro anime. Il risultato è un lavoro sincero di cui è difficile parlare male nonostante i tanti difetti. A iniziare dall’assenza di originalità nella produzione, che si ancora a suoni che richiamano un periodo addirittura precedente al loro esordio.
Ne “L’ultimo grande eroe” i Sonohra optano per un lavoro sentimentale, trasportati dalla viva passione per la musica.
Nonostante l’ottima intuizione di registrare in analogico, le scelte barocche fatte in fase di missaggio restituiscono sovrastrutture che rendono artificiosi i pezzi. Senza sperimentazioni a fare da motore all’intero lavoro, “L’ultimo grande eroe” si arena in una classicità superata e poco appetibile anche per l’orecchio meno allenato. I testi, più maturi rispetto al passato, soffrono della stessa resa ai cliché della musica leggera italiana, costretti in una forma canzone che non ha più niente da dire.
Le belle linee e gli intrecci vocali dei Sonohra si perdono su tappeti che suonano spesso come backing tracks dozzinali trovate su Soundcloud o Youtube. Le voci di Luca e Diego si presterebbero volentieri al soul o al rock. Nonostante sembrino scorrere nelle loro vene, questi generi non trovano mai davvero spazio all’interno de “L’ultimo grande eroe”. Quando fanno capolino, sono subito soffocati dalla volontà di non uscire dalla comfort zone cara alla band e ai suoi fan.
“L’ultimo grande eroe” dei Sonohra è un album che potrà riservare belle sorprese durante il tour nazionale.
Le 10 tracce che compongono “L’ultimo grande eroe” sono un tentativo incompleto di rinascita, e funzionano solo negli sprazzi di creatività e contaminazione in cui i Sonohra hanno deciso di non credere. Tracce come “Un gioco di parole”, “Come un falco che va nel suo cielo” e “Da che parte è il tuo destino” mostrano che i fratelli Fainello hanno fatto una ricerca. Ma forse sono ancora inibiti dalla routine produttiva delle major per premere l’acceleratore fino in fondo. Purtroppo.
Se i Sonohra riusciranno a imboccare la strada della sperimentazione, con suoni elettronici e attitudine soul, unendola al loro straordinario gusto pop, il successore di questo disco, previsto per il prossimo anno, potrà catturare un pubblico più ampio. “L’ultimo grande eroe” rimane un album che potrà riservare belle sorprese durante il tour nazionale, partito pochi giorni fa. A patto che ci sia la volontà di mettersi in gioco. Questa volta davvero. E pensando fuori dagli schemi.
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SONOHRA
L’ULTIMO GRANDE EROE
14 dicembre 2018
Autoprodotto
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