Do il benvenuto a Young Signorino per la prima volta sulle nostre pagine. È un piacere fare quattro chiacchiere. Per iniziare vorrei chiederti se ricordi la tua prima esperienza live, come è andata, l’emozione, cosa hai provato?
Piacere mio. Il mio primo live, non ricordo neanche dov’è stato sinceramente, ma ricordo che c’era un pubblico già abbastanza affezionato, anche se avevo poche visualizzazioni a quei tempi. Mi sembra avessi 17 anni, era a Milano e ancora non mi chiamavo Young Signorino. Stavo aprendo a Samuel Heron ai Magazzini Generali con la canzone che si chiamava “Fiji”. Io sono andato a Milano per aprire con questo brano che aveva selezionato lui. C’erano molte persone, forse 3000. Nonostante non sapessi neanche cosa fare sul palco, è andato tutto da solo praticamente.
Hai un’attitudine innata a stare sul palco praticamente.
Ma si, io quando salgo sul palco all’inizio ho davvero un botto di ansia. Poi salgo lì e va tutto da solo.
Come tutti i musicisti, ti tremano le gambe prima di salire ma poi si conclude tutto in 30 secondi.
Esatto, ma poi pensi anche… anzi, io non penso perché come ho detto, va tutto da solo. Però magari nel subconscio mi dico: «ormai sono qui, che devo fare?» e vado avanti.
A livello di ascolti, qual è la musica che ti piace ascoltare magari quando vuoi staccare o quando vuoi rilassarti?
Ti dico la verità, io mi ascolto molta techno deep, e anche molte radio come Caffè del Mar, Ibiza, Chill. Mi piace molto quel mood lì.
Wow, non si direbbe a giudicare poi dalla tua musica! Invece a livello di “Idoli?”. Chi sono gli artisti che ti sono sempre piaciuti?
Ce n’erano tanti, specialmente quando ero più piccolino andavano molto i Club Dogo, Marracash, Fabri Fibra. A me è sempre piaciuto molto Fabri Fibra, specialmente sul palco, con il suo modo di fare. Quasi come se se ne sbattesse di tutto, sa fare il suo, mi piace molto come sta sul palco. Penso che tutti quelli della mia generazione siano cresciuti con lui e Marracash.
Ti piacerebbe un domani se ci fosse la possibilità di collaborare, o fare un concerto con Fabri Fibra?
Ti dico la verità, assolutamente sì. Più che una collaborazione artistica sarebbe proprio una collaborazione con chi ci ha insegnato a fare musica, a fare queste cose.
Invece quando Young Signorino scrive, ha bisogno di un posto particolare, una stanza dove stare da solo? Da dove prendi ispirazione?
Ultimamente, che ho comunque cambiato anche genere, mi ispiro facendo delle passeggiate. Mi faccio venire un po’ di cose in testa, mi scrivo qualcosa, poi corro a casa, metto un bit e provo a registrare. In questo momento sto descrivendo.
Posso essere un po’ orgoglioso del fatto che allora ci sarà anche un po’ di Roma nel tuo prossimo album?
Sicuramente, sicuramente. Nei testi che ascolterete in quello che cito, anche se non dico Roma, è comunque Roma, perché ora sono quasi due anni che vivo qui.
Quali sono le zone che ti piacciono di più della capitale?
Ti dico la verità, a me piace tutta Roma. Non ho una zona preferita. Mi piacciono i quartieri, anche quelli più lussuosi. Mi piace tutta, è una città da vivere a 360 gradi.
Siamo appena usciti dalla quarantena ed è una cosa che in un modo o nell’altro ha segnato tutti. Su di te che segno ha lasciato?
Io in realtà stavo già cercando un nuovo percorso prima della quarantena, e quindi si può dire che mi abbia aiutato a trovarlo. Sono stato a casa, ho registrato più di 30 tracce, anche solo per allenamento, canzoni che non usciranno. Dovevo trovare quello che poi avrei voluto fare nell’album.
Tanti artisti quando arrivano in fase di pubblicazione hanno anche 50 pezzi pronti, e poi avviene la scrematura no?
Io di solito non l’ho mai fatto, per questo dico che è stato un allenamento. Sono sempre mega sicuro della traccia che scrivo quindi non ne scarto quasi mai.
Adesso arrivi dal tuo primo EP ufficiale se così si può dire, che è “L’EPD’AMORE”. Che feedback hai ricevuto da quel lavoro?
Devo dire che ho ricevuto feedback giusti. Le persone si sono molto basate su quello che era effettivamente l’EP. Come sempre ad alcuni non è piaciuto, ma è normale, una cosa non può piacere a tutti. Però sì, sono stati giusti. Più che ufficiale lo definirei l’ultimo EP di quel percorso che ho fatto. Diciamo di quel sound un po’ alternativo.
In base a questo vorrei dirti una cosa. Credo che tu al momento sia uno dei pochi punk per davvero. E parlo di uno stile di vita e non di un genere musicale.
Ma sì, semplicemente io mi adatto a quello che ho. Non sono una persona viziata, non mi lamento. Se c’è qualcosa che non mi piace semplicemente cerco di tenere quella che mi piace. Mi piace anche rimanere abbastanza indipendente da tutto quanto. Però non direi di ritrovarmi in linea con una filosofia punk a tutti gli effetti.
E come ti definiresti?
Mi definirei come una persona calma, credo che sia la definizione migliore.
Parlando con te, concordo assolutamente, mi aspettavo tutt’altro giudicando dalla tua musica.
Mi succede spesso, poi quando le persone mi conoscono davvero mi chiedono se quello sia veramente io.
Come dire, la differenza tra l’artista Young Signorino, e Paolo, alla fine è sostanziale no?
Sicuramente, specialmente negli ultimi mesi, o meglio nell’ultimo anno, Young Signorino è diventato anche Paolo. Poi ormai mi sono sposato da un anno, da ottobre scorso. Questa cosa mi ha cambiato la vita. Ho visto i lati positivi della vita anche personalmente. Ora apprezzo quasi tutto.
E lei riesce a consigliarti anche sotto un punto di vista artistico in qualche modo?
Mi da tantissima energia positiva. Posso dire che adesso rispetto a prima, sono una persona felice.
Credo sia una cosa fondamentale, specialmente alla tua età! Una curiosità: so che tu hai fermato i tuoi studi dopo le scuole medie. Non hai voglia, magari solo per cultura personale, di affrontare anche le scuole superiori?
No, perché nonostante io non sia andato alle superiori sono una persona curiosa. Penso di aver approfondito forse anche di più rispetto a quello che insegnano a scuola. Ho preferito approfondire ciò che preferivo. Sono una persona molto informata e molto attenta. Ad esempio anche a Roma mi piace molto visitare i musei, ne ho visti molti.
Prima di parlare dell’ultimo album invece ti chiedo se vuoi raccontarmi un po’ della tua collaborazione con Vinicio Capossela.
Con Vinicio Capossela ci siamo conosciuti allo Sponz Fest in quanto mi ha invitato lì. Praticamente mentre ero lì dopo il soundcheck, arriva uno degli addetti ai lavori dell’evento e mi dice «Vinicio ti vuole conoscere, mi ha detto di portarti a casa sua». Quindi insieme a mia moglie siamo andati e lui è stato gentilissimo! Mi ha fatto vedere il suo studio, abbiamo parlato di musica ed è stato veramente ospitale. Da lì siamo sempre rimasti in contatto e dopo qualche mese mi ha chiesto di fare il remix di “Peste” e ho accettato.
E sul set del video come è andata? Cosa hai imparato da lui e cosa ti ha lasciato?
È un artista vero, un genio, anche per come recita. Lo devi per forza rispettare perché ti viene naturale. Mi ha insegnato a stare tranquillo su un set, anche solo guardandolo. Ho capito come si rapporta con le persone che sono sul set e che stanno girando, come si muove.
È bello sentirtelo dire perché in qualche modo sfati il mito per cui artisti del tuo genere sembrano solo dissare i colleghi e non rispettarli. Dai anche un buon esempio ai tuoi fan più giovani.
No no, io lo dico sempre. Devo imparare. È un dovere imparare dai più grandi, non sono il tipo che dice “lo faccio meglio di te”. Anche con i miei colleghi, se c’è qualcuno che fa qualcosa meglio di me cerco sempre di impararla e gli faccio i complimenti.
Finalmente veniamo al tuo prossimo album . Quanto sarà diverso dai lavori precedenti?
Tanto, veramente tanto. Sarà una rivoluzione. La vera rinascita di Young Signorino. Ho già fatto ricredere una buona parte di pubblico su di me e quest’album farà ricredere tutto il pubblico, per poi poter arrivare anche ad altro. Ci sarà un cambio totale, soprattutto a livello testuale. Ma anche nelle produzioni. Si può dire che sarò molto più profondo.
Uno Young Signorino cantautore! E questo ti porta a pensare magari a un futuro in una sfera musicale diversa dal tuo ambiente? Ad esempio il Festival di Sanremo?
Sì, potrebbe accadere, perché io più che fare rap vorrei cimentarmi nella scrittura. Magari però ora sono un po’ troppo giovane. Mi piacerebbe salire sul palco con degli strumenti, con una band alle spalle. Piano piano cercherò di trasformare quella che è la trap in una musica classica (ride).
È un bel cambiamento. Considerato che tu hai uno stile unico, che hai quasi inventato tu, mi aspetto in futuro grandi cose allora. Posso contarci?
Assolutamente sì, ti prometto che farò qualcosa di nuovo. Sono uno a cui non piace copiare i generi musicali, mi piace trasformarli, quindi puoi farci anche le scommesse.
Andando in chiusura, come abbiamo detto poco fa tu sei un esempio per molti giovani ragazzi. C’è qualcosa quindi che vorresti sconsigliargli di fare, che magari tu hai fatto in passato?
Guarda, ultimamente mi hanno ringraziato tutti per testi come “Rockstar Mai” dove tratto velatamente il tema della depressione. Vorrei dire a tutti che è un problema, ma non insormontabile. Se la sentite fatevi assolutamente aiutare. Può sembrare strano anche per come io vengo percepito ma dico di stare lontano da qualsiasi stupefacente, che siano droghe leggere o meno. Anche dalle sigarette se possibile (ride).
Nonostante si possa dire che in parte siano state la tua fortuna, hai passato sicuramente brutti momenti.
Ho passato quello che probabilmente passa ogni adolescente e ho fatto delle scelte. La differenza sta nel trovare la forza di raccontarlo. Per questo dico a tutti i ragazzi di non vergognarsi se hanno un qualsiasi tipo di problema e di parlarne con le persone più vicine e farsi aiutare. Io con la mia musica farò il possibile per mandare questo messaggio.
Considerato il tuo passato è bello sentirti parlare così.
Anche in passato ho affrontato questi temi, e mi hanno detto che specialmente sotto il punto di vista della depressione, comunque sono riuscito a strappare un sorriso a qualche persona.
Forse anche troppi in realtà! Ultimo ma non ultimo, ti va di parlarmi del significato dei tuoi tatuaggi?
Guarda, qualcuno ha più significato di altri, anche perché ne ho tre a proposito di mia moglie. A parte quello, il significato è semplice. Io li ho fatti in faccia perché è esattamente quello che volevo fare. Quindi il discorso è semplicemente lo stesso. Non vergognarsi e tirare fuori quello che hai dentro e quello che senti di essere. Ovviamente che sia sempre nei limiti della legalità! È come comunicare un messaggio che magari non riesco a comunicare a voce. Detto ciò consiglio alle persone di cercare di approfondire di più e non dare retta ai pregiudizi, perché magari quelli con i tatuaggi in faccia sono le persone più umili che potrebbero conoscere.
Fino a 20 anni fa se avevi un solo tatuaggio eri considerato un galeotto.
Esatto, e poi in fondo anche la faccia non è sempre una parte del corpo?