Accogliamo con un benvenuto su MUSIC.IT La Terza Classe, band partenopea che ha sposato la musica folk e bluegrass americana. Ciao ragazzi! Il vostro EP “La Terza Classe” mi è piaciuto molto, e da napoletano sono orgoglioso di voi. Per iniziare questa intervista, vorrei invitarvi a condividere con noi un aneddoto musicale che non avete mai rivelato in un’intervista ufficiale.
Siamo a Sorrento, nei primi anni di attività della band, e stiamo suonando in una piazzetta. All’improvviso si avvicina un tizio inglese, molto muscoloso, che vuole cantare qualche pezzo con noi. Allora gli prestiamo il banjo e lo lasciamo cantare molto divertito. Di primo impatto la sua imperizia sul banjo ci lascia sorridenti ma la sua voce impeccabile e precisa rivela doti straordinarie. Il tizio era Ramin Karimloo, il più grande cantante/attore di musical del mondo in questo momento!
“La Terza Classe” è il vostro ultimo lavoro discografico, pubblicato il 26 ottobre 2018 per la Polosud Records. Com’è stato per voi cimentarvi per la prima volta con la scrittura di brani inediti?
Cimentarsi nella scrittura di brani inediti è stato un viaggio. Siamo partiti da quello che abbiamo imparato in questi tanti anni di musica ed abbiamo lasciato andare la nostra ispirazione e le nostre emozioni; è stato molto bello.
L’incontro con Jim Lauderdale ha cambiato la vostra esistenza. Ci raccontate nel dettaglio com’è successo?
L’incotro con Jim Lauderdale è stato incredibile. Eravamo fermi sul ciglio della highway che collega Nashville e Knoxville, in Tennessee, con una ruota a terra. Ad un certo punto una macchina accosta ed esce dall’abitacolo un signore dai lunghi capelli bianchi pronto a darci una mano in quella situazione di stallo. Parlando con lui è uscito fuori che il signore in questione è un noto presentatore di uno degli show musicali e televisivi più importanti di Nashville, Jim Lauderdale. Una volta capito che anche noi eravamo musicisti, ci propone a scatola chiusa di prendere parte al Music City Roots come ospiti d’eccezione: è stato un successo che ha cambiato la nostra emergente carriera.
La vostra musica si inserisce in un genere tradizionalmente legato alla cultura americana, e mi viene in mente un altro autore napoletano che ha svolto un’operazione simile, ovvero Pino Daniele. Come vi sentite, nei suoi riguardi? Vi siete ispirati a lui, in qualche modo?
Riguardo l’operazione di Pino Daniele, ci sono sicuramente delle affinità nella ricerca operata dal virtuoso chitarrista ed in quella che abbiamo portato avanti in questi anni. Lui ha ricercato e riportato le sonorità blues funk americane nella musica cantautoriale napoletana. Come lui anche noi abbiamo fatto ricerca ma sulla musica folk, bluegrass e jazz americana, non per portarla da fuori nel nostro panorama bensì per entrare noi in questi mondi musicali internazionali. Ovviamente Pino Daniele è un mito, anche per noi, tanto di cappello a chi ha saputo portarci musica e musicisti di livello assoluto.
I vostri testi sono tutti in inglese. Avete mai pensato di scriverne uno in napoletano?
Non abbiamo mai pensato di scrivere in napoletano. Abbiamo voglia di portare le nostre radici sotto altre forme, per ora vogliamo essere il primo gruppo napoletano dal sound 100% internazionale.
Il vostro nome è apparso anche in TV e al cinema. Sono mondi che sentite vicini alle vostre aspirazioni musicali, o pensate di trovare maggiore realizzazione nelle esibizioni dal vivo?
Diciamo che il mondo della televisione è per certi versi molto interessante, ti porta nelle case di migliaia di persone, è una cosa da non sottovalutare. Resta però il fatto che noi preferiamo suonare dal vivo in contesti creati ad hoc per il godimento della musica con la M maiuscola.
Volete aggiungere qualcosa per i nostri lettori?
Sì, seguiteci, perché non ce ne sono molte di realtà come la nostra.