Occorrerebbe più del modesto spazio di una recensione per raccontare questo album di Glomarì, giovanissima artista poliedrica: sì, perché “A debita vicinanza” ha tutta la complessità di qualcosa da studiare e stuzzicare in ogni suo minimo dettaglio. Poetessa fin da bambina, Glomarì scopre la musica dopo che le viene regalato un ukelele. Da lì comincia una ricerca musicale che, come tutta la sua arte, si distingue per uno stile personalissimo e assolutamente senza regole. “A debita vicinanza” è dunque un esordio che affonda le radici in tutti questi anni di passione, studio e anche diversi riconoscimenti; nel 2019 è stata premiata per un progetto di videopoesie alla Biennale d’Arte di Venezia, una trilogia filmica (lei alla regia) e musicale dal nome “Inaccadimenti”, che viene riproposta nella pubblicazione di questo album.
In “A debita vicinanza”, esordio musicale di Glomarì, gli oggetti si animano e si trasformano, diventando specchi della propria interiorità
Architetta, pittrice, fotografa, e ora anche cantautrice; in questo album Glomarì afferra la vita e la trasferisce nella sua arte, prende il quotidiano e lo trasforma in poesia, rendendo oggetti del suo vissuto specchio della propria interiorità. “A debita vicinanza” è una lente di ingrandimento quasi animalesca. Qui l’oggetto non è solo l’immagine di una quotidianità che scalda il cuore, è elemento di riflessioni più ampie, insegnamenti e risposte che la cantautrice cerca di tirare fuori. Come piccoli quadri, nelle canzoni di Glomarì gli oggetti si animano e si trasformano, nel tentativo, se volessimo trovare un paragone poetico, di squarciare un velo di maya di montaliana memoria.
In “A debita vicinanza” semplici panni stesi diventano l’immagine di una sentita libertà e voglia di volare (“Filosofia dei panni stesi”); una barca, invece, la metafora di una tempesta che non siamo altro che noi stessi (“La barca”). L’insonnia è un fiore pungente (“L’ama o non l’ama?”); gli oggetti d’infanzia una visione di nostalgia e crescita (“il rosso è più bordeaux”). I testi della cantautrice sono una scoperta da cogliere ascolto dopo ascolto. Questa ricchezza fa dell’album un prodotto né semplice né immediato, che sfugge a qualsiasi semplificazione nel suo mescolare gioia e malinconia.
Delicata, sinuosa, ed elegante, Glomarì scrive poesie di una ricchezza unica e le mette in musica con uno stile imprevedibile
Delicata come una cartapesta, sinuosa, elegante e sfrontata, Glomarì adatta poi i suoi testi ad una musica altrettanto irregolare, che non può che essere imprevedibile; lontana dalle classiche forme di canzone e dalla stessa idea di ritornello, la musica si apre a inattesi silenzi, cambi di ritmo, o sezioni strumentali. La dolcezza della voce e dello stile della cantautrice non sono mai scontati; seppur in una composizione omogenea mutano con l’umore del disco, non stancando nonostante presuppongano un ascolto attento e fuori dalle regole. “A debita vicinanza” è un caso di perfetta comunione fra lo sbocciare di un’artista e musicisti che ne guidano lo spirito libero e curioso. Glomarì è un gioiello in un panorama musicale a volte troppo appiattito, che mostra come la musica indipendente, quando vuole, è capace di lanciare personalità uniche; la sua penna è un dono assolutamente da tenere d’occhio.