Adel Tirant ci parla del suo ultimo album "Adele e i suoi eroi".
Adel Tirant ci parla del suo ultimo album "Adele e i suoi eroi".

ADEL TIRANT: “È importante che chi diventa un big si ricordi da dove viene”

Ciao Adele! Music.it è lieta di averti tra le sue pagine. Rompo subito il ghiaccio e ti domando di raccontarci l’aneddoto più intimo che ti lega alla musica. Ti va?

Ho scritto molte delle canzoni del mio disco per una persona che è stata importante per me, il mio “muso ispiratore”. Quando canti qualcosa di personale (per quanto riguarda le canzoni biografiche) anche se lontano nel tempo, ti metti a nudo, esponi la tua intimità; ecco lo si fa ogni volta in realtà, non c’è un aneddoto in particolare.

La tua è una carriera artistica molto ricca, che ti impegna e ti ha impegnata su diversi fronti e palcoscenici. Non solo autrice, interprete e cantante, Adele Tirant è anche un’attrice. Quando hai capito, e come, che l’arte avrebbe guidato la tua vita?

Mah, diciamo, che non avevo scelta. La maestra alle elementari mi faceva cantare da sola ancora prima di saper scrivere. Io amavo anche recitare, e per immedesimarmi troppo in una recita su Don Bosco in cui interpretavo il ragazzo cattivo, diedi un pugno vero alla bambina che aveva il ruolo del Santo, appunto… eravamo in un istituto salesiano! Poi disegnavo, e vendevo i disegni alle mie compagne mettendo il raccolto nella busta di beneficenza per le missioni (ci hanno anche sempre ossessionato con i sensi di colpa). Poi ho trasferito l’amore per l’arte visiva nel mio culto dei costumi di scena e nell’amore per la fotografia e la pittura. Crescendo in un paese dove non c’è nulla e vedi solo l’orizzonte del mare, cosa altro puoi diventare? L’uomo, in genere, se messo a contatto con le forze della natura, è creativo e multi espressivo in senso rinascimentale.

A questo proposito ti domando: come nasce una canzone di Adel Tirant?

Molte volte proprio sulla riva del mare, dopo un po’ di giorni che ritorno al mio paese, arrivano suggerimenti da un altrove… Alle volte arrivano anche nella mia stanzetta in città, Roma, improvvise e prepotenti e io devo prendere il taccuino e scrivere. Mi vengono a trovare a ore disparate. A proposito delle stanzette, ho molto apprezzato il gesto di Samuele Bersani, che a Sanremo di qualche anno fa, ha dedicato la sua esibizione a tutti i ragazzi che scrivono canzoni nel segreto delle loro stanze, lo ringrazio per allora: è importante che chi diventa un big si ricordi da dove si viene e si aiuti chi ha il talento ma non le possibilità. Questo è un ponte sacro.

“Adele e i suoi eroi”, il tuo disco d’esordio uscito il 5 aprile, è stato finanziato attraverso la campagna di crowdfunding sulla piattaforma Musicraiser. Mi domando se questa sia stata una scelta mirata oppure casuale, dettata dalle circostanze.

Non è una scelta mirata. Io non avevo i soldi per fare un disco e tutto il resto. Ancora adesso ci vogliono così tanti soldi che alle volte mi viene il panico. Mi viene da pensare che questo mercato sia diventato roba da ricchi, ma non mi voglio arrendere. È anche per questo che ho fatto un disco così tardi, anche se canto da una vita. Molti mi dicevano: ‘dovresti essere al terzo disco’, e io mi rammaricavo con me stessa, ma adesso capisco che non ho colpe, vivendo in un sistema e in un mercato artistico, quello del nostro amato paese, che non funziona.

A differenza della collettività che, se volenterosa, è capace in tal senso di essere utile nel concreto.

Sì. Il disco nasce dalla richiesta di moltissimi che mi hanno visto performare su svariati palcoscenici e così alla fine mi sono decisa di abbracciare questa richiesta. Sono, appunto, i miei eroi e li ringrazio moltissimo, perché se no di noi artisti performativi cosa resta, se non creiamo qualcosa che rimanga, come un disco? Ho portato avanti la campagna di ricerca fondi da sola e così ogni step, per un lavoro di due anni, sempre guidata dal mio istinto e dalla fame di fare cose belle.

Le tue radici sono in Sicilia. Il tuo disco però sembra conduca una passeggiata per l’Europa attraverso epoche diverse. Dov’è nato, e quando, “Adele e i suoi Eroi”?

Questo disco è in realtà una raccolta di brani scritti in un arco temporale di circa 15 anni. Racconta epoche diverse e così anche momenti diversi della mia vita. Ho vissuto in Sicilia, sono stata fidanzata a Parigi, ho vissuto a Roma, ho viaggiato, ho viaggiato per lavoro, ho viaggiato con la testa… Momenti racchiusi in tre/quattro minuti, momenti forti che restano nell’eternità di una canzone e che se non ci fossero stati, la tua vita non sarebbe stata la stessa, qui cito il finale di “Il tè nel deserto” di Bertolucci, in cui la protagonista, in cui molto mi rivedo, incontra in un caffè lo scrittore del romanzo da cui è tratto il film, Paul Bowles.

E cosa le dice?

Le dice così: «Si è perduta? Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita – forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna – forse venti – eppure tutto sembra senza limite». Anche su questo romanzo ho scritto una canzone del mio zibaldone musicale, canzone che non è nel disco e si chiama “Al riparo del cielo”, ma questa è un’altra storia…

Che mi dici, invece, a proposito della collaborazione con Giovanni Block, il musicista che ha arrangiato e prodotto il tuo disco?

Giovanni Block lo incontrai grazie a Maria Cristina Zoppa, lo mandò al posto mio a sostituirmi nello spettacolo “Dignità autonome di prostituzione” di Luciano Melchionna al Bellini di Napoli, poiché io quel giorno dovevo fare le selezione per il palco del Primo Maggio. Lui divide con me l’amore per la grande canzone italiana e benché sia un artista moderno ha un’anima di uomo di altri tempi e questo anche per quanto riguarda i gusti musicali: ci siamo trovati insieme innamorati della musica dei grandi cantautori, di quelli che oltre le parole hanno sempre curato anche l’aspetto musicale. Giovanni ha definito e dato forma alle mie canzoni, componendo un disco ricchissimo di echi e spunti, un disco che definirei pop orchestrale; qualcuno lo ha accostato a quello di Chiara Civello arrangiato dai Nouvelle Vague, qualcuno ci ritrova echi di Sergio Endrigo e di Mina.

Tu hai sempre cantato, composto e recitato. Adesso, hai un primo disco all’attivo. Qual è il consiglio, se ne hai, che daresti a una persona che ama la musica, ma che non abbia idea di cosa fare per realizzarla?

Trovatevi un partner ricco che vi finanzi!! Un mecenate, oppure rinascete!

Domanda di rito: qual è il concerto cui Adele Tirante deve assolutamente assistere?

Non ho dubbi, un concerto di PJ Harvey.

Riguardo il tour di supporto che stai preparando in collaborazione col Jazz lab Alessandrino, possiamo aspettarci qualche bella sorpresa?

Intanto devo dire che sono molto contenta di suonare con questi straordinari musicisti. Abbiamo già fatto qualche live di presentazione e sono andati molto bene… ci siamo trovati subito a lavorare insieme. Per il resto, spero ci siano tanti e tanti live in giro per l’Italia e che non manchino le sorprese… è sempre bello quando succede qualcosa di inaspettato nella musica!

Abbiamo concluso. Lascio a te le ultime righe. Che possano ispirare a imprese eroiche gli animi dei nostri lettori! Grazie davvero. A presto!

Vorrei dedicare questo disco a tutti coloro che scrivono canzoni nelle loro stanze, come ha fatto Bersani. Pure se rimarranno nelle stanze, sappiate che avete contribuito a creare un mondo più bello. Voglio dedicarlo a Laura Spadaro, una dei raiser della campagna di crowdfunding, che è venuta a mancare un mese fa e non ha potuto ascoltare il mio disco, ma lo farà da lassù. Lo vorrei dedicare al mio amico Ivan Talarico, anche lui cantautore (con uscita del primo disco a maggio), mio ex coinquilino a Roma, che al mio compleanno di tre anni fa mi ha regalato un taccuino, augurandomi di riprendere il mio progetto personale e da allora non mi sono più fermata.Vorrei dedicarlo a chi compra i dischi e alimenta la musica indipendente. Ai miei musicisti e in particolare a chi ha preso in mano il mio progetto live: Mario Saccucci, che mi sta permettendo di realizzare un sogno e un concerto di altissimo livello. Alla mia etichetta e a Chiara Giorgi, l’ufficio stampa, per il lavoro di vera passione che ha per gli artisti nel proporli e farli conoscere.

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