BIANCA OTTAVIANI: "Sono per il bello e necessario" • MUSIC.IT
Bianca Ottaviani in una foto promozionale.
Bianca Ottaviani in una foto promozionale.

BIANCA OTTAVIANI: “Sono per il bello e necessario”

Chi è Bianca Ottaviani? Da sempre vivi di musica, ma quando è scattata la scintilla che ha acceso il desiderio di diventare una cantautrice?

Mi permetto di lasciare in bianco la prima domanda, perché è tra quelle a cui è difficile rispondere. Posso però confermare che la musica è sempre stata nella mia vita, l’ho studiata sin da quando ero piccola, cantando in vari cori dai 7 ai 19 anni, e studiando flauto traverso per 5 anni. A scrivere canzoni ho iniziato in prima media, spinta dal primo di una lunga serie degli amori non corrisposti. Non ricordo nemmeno come accadde di preciso, ma ho iniziato e poi non ho più smesso. Ma non avevo mai desiderato di farne la mia professione, né di rendere pubbliche le mie creazioni. Le tenevo per me e poche amiche. In realtà ancora adesso stento a riconoscerlo come un lavoro. Semplicemente perché è sempre stato più un bisogno che altro, e ha assunto una forma professionale – o quanto meno pubblica – in modo del tutto improvviso e imprevisto.

Sei di Ancona, ma hai iniziato ad esibirti live solamente quando sei giunta a Roma. Cosa ti ha frenato nel metterti in gioco prima? Se hai un ricordo particolare, raccontacelo! Ovvio, più è segreto e meglio è.

Come ti dicevo, ho sempre tenuto le mie canzoni per me: nascevano dal bisogno di sfogarmi, e poi mi confrontavo con poche – pochissssime – amiche per capire se fossero sfoghi sensati anche per qualcun altro all’infuori di me e, perché no, per vedere se riscuotevano qualche complimento. Poi se vogliamo essere sinceri… Ho sempre pensato di non essere abbastanza portata musicalmente per “farcela”. Tutto sommato sono una persona ambiziosa, come è giusto che sia, se si vuole riuscire a costruire qualcosa di valore, per cui non mi sembrava saggio buttarmi in progetti in cui non avrei spiccato. Non che ora pensi di essere tanto brava da spaccare! Anche perché se si agisse solo con la certezza del successo, non si farebbe nulla nella vita, data la sua imprevedibilità. Ma sono cresciuta, ho acquisito più coraggio e convinzione e soprattutto ho trovato persone che credono in me, cioè i ragazzi di Sunflower Music Lab, e mi è parso giusto mettermi in gioco.

Se non sbaglio ammiri nomi statunitensi come Norah Jones e Regina Spektor, e sei fan di Vinicio Capossela. Cosa hai assimilato, e fatto tuo, da queste varietà di stile? E chi pensi valga la pena seguire attualmente?

Ho sempre ascoltato soprattutto musica anglofona. Fino a quando non ho cominciato ad esibirmi. Lì mi sono detta: “Forse Bianca Ottaviani è ora che ti ascolti dei cantautori italiani degni di questo nome…” perché gli unici nella mia lista erano Vinicio Capossela, a cui sono legata sin da quando ero piccola, e Lucio Battisti – se vogliamo inserirlo nei cantautori. Non so quanto e cosa abbia assorbito, credo di aver fatto uno strano collage della grande varietà di musica che ho sempre ascoltato, dalla musica classica all’elettronica. In Norah Jones e Regina Spektor riconosco lo stesso sentimento che ho io verso e nella musica, non saprei spiegarmi meglio. Tra i nomi italiani contemporanei amo la tripletta Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, assieme e separati, in questo ordine. Invece tra gli “emergenti”, o semplicemente più giovani, cito sempre Mimosa Campironi che trovo una voce femminile molto interessante, forte e fuori dagli schemi.

Ascoltando il singolo “Favola” ho percepito immensa dolcezza. Una melodia non troppo elaborata, ma elegante, che si sposa perfettamente con la tua voce pulita. Ti ritrovi in questa analisi o devo prenotare una visita dall’otorino?

Ti ringrazio molto! Apprezzo e sottoscrivo la tua analisi. “Favola” è un brano dalla forma semplice e un contenuto accessibile, seppure mantenga la complessità dei pensieri da cui è scaturita. La mia, però, è una mente sintetica, quindi tendo sempre a semplificare, non mi piacciono le cose pompose, magari costruite ma mai troppo appariscenti. Sono per il bello e necessario.

Il testo è rivolto a qualcuno in particolare? Oppure è l’insieme di diversi momenti o persone che hai voluto raffigurare musicalmente?

Il testo nasce indirizzato a qualcuno, ma alla fine si è rivelato diretto a me stessa, e in fondo a chiunque abbia mai sofferto cercando di essere felice, cioè tutti, continuamente. Perché è di questo che parla, in sintesi. Anche se credo che ogni testo dica a ognuno cose diverse.

Sei molto presente al MOOD, Showcase che si tiene al Beba Do Samba a San Lorenzo, e ho avuto modo di scoprire che hai altro materiale nel repertorio. Stai lavorando ad altri progetti da registrare e proporre?

Il MOOD è stato la mia incubatrice, potremmo dire. Lì mi sono esibita per la prima volta, e lì ho conosciuto tutta una splendida serie di persone che mi hanno accompagnato per la strada. Tra loro i ragazzi del Sunflower Music Lab, con cui stiamo iniziando a registrare altri brani. E ti regalo uno scoop! Questi brani confluiranno in un album, che uscirà plausibilmente il prossimo anno: tra qualche giorno lanceremo una campagna crowdfunding per finanziarlo.

Dove pensi, o speri, ti porterà il percorso che stai intraprendendo? Hai degli obiettivi?

Per ora l’obiettivo più immediato è quello di creare un bell’album, farlo girare, farmi conoscere, continuare a fare ciò che sto facendo, sempre meglio, con sempre più persone. Non guardo troppo avanti. Mi piace accompagnare la determinazione a un po’ di fatalismo a volte, quindi voglio vedere cosa la vita mi proporrà prima di legarmi troppo a un’idea di futuro.

È stato un piacere averti su Music.it oggi. Se vuoi aggiungere qualcosa, hai la mia benedizione.

Grazie a voi per avermi ospitato! Aggiungo semplicemente che siete tutti invitati a contribuire all’imminente campagna crowdfunding che partirà su Musicraiser. Per maggiori informazioni, la mia pagina faccialibro è di pubblico dominio.