In un’intervista rilasciata per la rivista rock britannica Kerrang, il cantante e chitarrista dei Green Day, Billie Joe Armstrong ha raccontato un po’ il nuovo album della band e spiegato cosa si nasconde dietro la lunghezza dei brani. Infatti sia il primo singolo “Father Of All Mother Fuckers” suona a malapena per due minuti e mezzo, mentre il secondo estratto “Fire, Ready Aim” non arriva a due minuti. In vista dell’uscita del lavoro, previsa per il 7 febbraio, il frontman ha deciso di dare qualche spiegazione:
Ho deciso che non mi piacciono le canzoni lunghe e questo te lo dice una band che ha scritto “Jesus Of Suburbia” (lunga nove minuti)! Sono come un sedicenne affetto da ADHD. Se ascolto musica di altri, guardo sempre quanto è lunga la canzone. Se passano più di tre minuti, dico: “Urgh, avanti. Non voglio ascoltare quella merda. Chi ha tempo per questo?!”
L’album. che prende il nome del primo singolo “Father Of All Mother Fuckers” sarà composto da 10 brani, e non supererà la mezzora di durata. Sembra quasi che i Green Day si siano lasciati dietro il successo di un disco come “American Idiot” per tornare a tempi ancora antecedenti, con brani compressi e diretti di durata estremamente breve. Si può dire quasi che si stiano adattando al nuovo mercato di musica in pillole. Proprio a proposito del primo estratto, Billie Joe Armstrong ha dato un segnale forte, che potrebbe far storcere il naso a qualche fan:
È probabilmente il miglior primo singolo mai scritto dai Green Day. Ne sono davvero orgoglioso. Rappresenta i Green Day in un modo nuovo, ma in un modo familiare. Mi ricorda molto “Longview”, in un modo strano, perché ci sono tutti gli elementi dei Green Day che suonano in una canzone di due minuti e mezzo.
Ovviamente non manca la puntuale spiegazione del titolo dell’album appunto, che prevedibilmente rispecchia a pieno lo stile della band californiana:
Uhm… È solo un titolo cazzuto! Penso che sia stato Kerry King degli Slayer, che hanno un album chiamato “God Hates Us All” ha rispondere così quando qualcuno gli ha chiesto, ‘Credi davvero che Dio ci odi tutti?’ E lui, ‘Non lo so! È solo un titolo cazzuto!’ Non appena è saltato fuori il titolo, ho pensato, ‘Oh man, va bene’.
Invece in risposta a chi parla del cambio di direzione nel suono dei Green Day, il chitarrista ha dato una risposta tanto semplice quanto esplicativa del perché il nuovo album abbia dei suoni che sì, ricordano i la band degli anni ’90, ma che allo stesso tempo risultano ben più moderni:
Totale libertà. Libertà di ballare. Penso che questo sarà uno dei dischi più duri che abbiamo mai realizzato (…) È solo diverso e questo, per me, è super eccitante. Sono fermamente convinto che i Green Day siano la band più cattiva del pianeta, questo è ciò di cui sono entusiasta, e penso che sia quello che si trova davvero nel nuovo disco.
https://youtu.be/g8PPugsQWwM