Sono 72 le candeline che spegne oggi Brian May, lo stellare chitarrista dei Queen. Proviamo a sbirciare dietro le quinte di un personaggio importantissimo della storia della musica. Ringraziamo l’uomo che c’è dietro per le emozioni che continua a regalarci. Il riccio ha miscelato passione e determinazione per riuscire a realizzare cose che molti non farebbero neanche in quattro vite. Come rivoluzionare la musica per sempre, a prescindere dai virtuosismi invidiabili ai colleghi del progressive. Hanno avuto dalla loro sperimentazione, audacia e sincretismo. Basti pensare a “Innuendo” e “Bohemian Rapsody”. Anzi no, basti solo ascoltarle per far vibrare la contraddizione delle transizioni tra fraseggi che sanno stare insieme in un unicum prescindendo dalla fluidità. E ancora all’oscillazione tra il power rock di “Princes of The Universe” e “I Want It All” e il gospel magnetico di “Somebody to love” e di “You’re my best friends”.
La Special Red è stata costruita artigianalmente da Brian May e suo padre
E certo, i Queen senza Freddie Mercury non sarebbero andati lontano. Ma è tanto lapalissiano quanto doveroso dire che Freddie Mercury senza Brian May (e Roger Taylor e John Deacon) non sarebbe diventato il mito pop-rock che conosciamo. Non senza Brian May e la sua Special Red. Il rapporto tra l’artista e la sua chitarra ci insegna che dove non arriva la possibilità (economica) arriva la determinazione. Quella chitarra fu frutto della necessità. Chi l’avrebbe mai detto che quella Special Red, letteralmente costruita da Brian May e suo padre avrebbe fatto la storia del rock, ispirando chitarristi del calibro di Joe Satriani e Steve Vai. Sei corde che alla fine decise di far vibrare con una moneta da 5 pence, «perché suonava meglio». Ma Brian May non è solo Queen.
Brian May è un chitarrista innamorato delle stelle
Numerose le collaborazioni e i progetti da solista portati avanti dopo la prematura morte del frontman. Da Innamorato delle stelle, prima di mollare la carriera accademica per dedicare anima e dita alla musica si è laureato in Fisica e Astronomia all’Imperial College di Londra. Del suo amore per le stelle Brian May aveva già contaminato vari titoli “Star Fleet Project”, inciso nel 1987 con Eddie Van Halen, Alan Gratzer, Phil Chen e Fred Mandel. Il progetto si è strutturato a seguito di una jam sassion da brividi. Una parentesi che si è riaperta solo qualche anno fa con il dottorato in astrofisica nel 2007. Con l’argomento della sua tesi ha potuto collaborare alla missione “New Horizon” per lo studio di Plutone, al cui mini-film ha regalato la colonna sonora. Impossibile da parte della NASA non dedicargli un asteroide. Cose da astrofisici. Tanti auguri a un chitarrista stellare!