Brusco presenta "Isola di plastica" il primo singolo che anticipa l'uscita del nuovo disco in primaveraBrusco presenta "Isola di plastica" il primo singolo che anticipa l'uscita del nuovo disco in primavera
Brusco presenta "Isola di plastica" il primo singolo che anticipa l'uscita del nuovo disco in primavera

BRUSCO: “Non possiamo immaginare che le azioni che facciamo non si ripercuotano su noi stessi e sulla vita di tutti i giorni”

Diamo il benvenuto su music.it a Brusco. Per rompere il ghiaccio raccontaci qualcosa di divertente o di imbarazzante che ti è successo in studio o su un palco.

 Capirai, potrei raccontartene un sacco. C’ho una storia un po’ lunga ma è la più divertente.
Allora dovevamo fare un concerto con la band in un paese vicino Roma. La band era partita nel pomeriggio per fare il soundcheck e io li avrei raggiunti la sera, come faccio spesso quando sto incasinato. Faccio la strada per arrivare ma nessuno mi aveva avvisato che vicino al punto dove ci sarebbe stato il concerto c’era stata una mega frana e quindi la strada era interrotta. Tornare indietro avrebbe richiesto un po’ troppo tempo e allora ho chiamato gli organizzatori e gli ho spiegato la situazione. Quelli mi hanno detto “eh è un casino, a tornare indietro ci vuole troppo tempo. Dovresti scendere per la frana”.

Ottima soluzione.

Io gli ho subito detto che mi sembrava un po’ imprudente camminare in mezzo a una frana e c’avevo pure un paio di scarpe comprate proprio quel pomeriggio [ride]. Allora loro mi dicono che sarebbero venuti loro a prendermi perché, sempre secondo loro, scendere per questa frana era tranquillo e non era una cosa impossibile. Parcheggio la macchina in un posto disperso e mentre aspettavo inizio a sentire i cani che abbaiavano; poi buio pesto e, insomma, c’avevo pure un certo timore.

E poi che è successo?

Dopo tipo 25minuti vedo questi che arrivano dalla frana tutti impolverati, tipo Uma Thurman quando esce dalla tomba di Kill Bill, con l’alone di polvere ecc. Insomma alla fine gli dico che non era possibile scendere per la frana e li faccio salire sulla macchina per tornare indietro e fare l’altra strada. Mentre stavamo in macchina gli dico di avere poca benzina e che se il posto fosse stato troppo lontano mi sarei dovuto fermare da un benzinaio. Loro mi dicono “ma no, figurati ci mettiamo due minuti”. Dopo un po’ la macchina segnava rosso fisso e decidiamo di fermarci in un paese dove, ovviamente, non c’era il benzinaio. Parcheggio la macchina e ci ritroviamo così senza modo di raggiungere il concerto.

Un disastro!

Allora esco dalla macchina e vedo un’altra macchina parcheggiata là vicino, con dentro una coppietta intenta a scambiarsi effusioni. Mi avvicino, busso al finestrino come il peggio compagno di merende e gli spiego la situazione [ride]. Loro sono stati gentilissimi, ci hanno fatto salire in macchina e ci hanno accompagnato nel posto dove c’era il concerto e alla fine abbiamo iniziato il live con po’ leggero ritardo. 

Questa è stata la migliore raccontata fino a questo punto.

Guarda ce ne sarebbero altre 5 o 6 ma magari te le racconto nelle prossime occasioni!

C’è una domanda dei nostri lettori: Che ne pensi dell’evoluzione del rap Italiano? Partendo dalla scena di una volta, con band come Assalti Frontali e Sanguemisto, fino ad arrivare all’odierna trap, secondo te come è cambiata la scena? Quali sono le differenze e i messaggi che vengono inviati?

È importante dire che non faccio parte di quella scena. Sono sempre stati circuiti separati e forse all’inizio avevano qualche punto di contatto in più ma adesso sono due mondi separati. Ti posso dire che sicuramente all’inizio la scena era legata ad una cultura alternativa che parlava del riscatto sociale più che del riscatto individuale. Oggi si parla più del riscatto individuale attraverso la propria affermazione, con la conquista di beni materiali, il più delle volte. Non sono tutto così, chiaramente.
Diciamo però che se negli anni ’90 avessero cantato le cose che cantano oggi probabilmente molti artisti sarebbero stati malmenati.

Ah, quello senza dubbio.

Dal punto di vista tecnico e musicale, secondo me, quello che c’è oggi è molto meglio. Come flow, come produzioni musicali siamo parecchio avanti, anche perché sono tanti che fanno questo genere che ormai è diventato mainstream. Mi stupisce che all’interno del genere siano veramente pochi quelli che veicolano valori positivi, appunto, di riscatto sociale, delle ingiustizie che poi sono i valori che c’erano agli albori del rap e che adesso non ci sono più.

Parliamo di “Isola di plastica”, come nasce questo pezzo?

Ho sempre avuto a cuore tematiche ambientaliste e l’amore per la natura e per gli animali; ne ho parlato anche in molte altre canzoni e chi mi segue lo sa bene. Il brano è nato molto spontaneamente grazie alla collaborazione con The Eve e Mitraglia Rec ed è una canzone che cerca di unire l’amore per la persona a cui siamo legati a quello per il pianeta al quale siamo altrettanto legati. Non possiamo immaginare che le azioni che facciamo non si ripercuotano su noi stessi, sulla vita di tutti i giorni e sugli aspetti della salute e dell’economia.

Dove vuole arrivare, invece?

Diciamo che “Isola di plastica”, come tutta la mia musica, mi piacerebbe che arrivasse al maggior numero di persone possibile, anche se è complicato quando si lavora da indipendenti. Però per questo brano ci terrei in maniera particolare perché c’è un messaggio di amore e di rispetto per l’ambiente che dovrebbe essere una priorità non solo di tutti noi ma anche di chi fa le leggi. È una tematica molto importante che ha un impatto maggiore anche del Covid di cui si parla sempre. 

Far uscire un pezzo in questo momento storico è una cosa rischiosa e anche coraggiosa. Secondo te la musica e l’arte hanno aiutato le persone in questi mesi?

Io posso dirti che sui social molti me l’hanno scritto. Io posso testimoniare per quello che mi riguarda ma comunque molti mi hanno detto ‘meno male che in questo periodo c’ho le tue canzoni che mi hanno fatto distrarre’. Poi ci sono delle canzoni che ovviamente hanno dei testi che possono essere più o meno adatte a confortare le persone in questa situazione. Sicuramente per quanto riguarda l’ascolto la musica e la cultura hanno dato un grande aiuto alle persone, poi per quanto riguarda la parte live, non c’è stato modo di stare vicino alle persone e avere un rapporto con loro purtroppo.

Come sta la tua musica in questo momento di incertezze e di crisi globale?

Diciamo che da indipendente per lo più vivo degli introiti che mi arrivano dai concerti. Io non faccio un concerto dallo scorso anno quindi adesso inizia a diventare complessa la situazione. Poi non ci sono stati aiuti significativi da parte delle istituzioni e anche da quel punto di vista si inizia a far sentire parecchio la difficoltà della pandemia. Non è solo l’aspetto economico è proprio che inizia a mancare quella che è sempre stata una parte fondamentale della mia vita. Sin da quando ho iniziato a muovere i primi passi nella musica ho sempre fatto tanti concerti e un periodo così lungo di stop mi sta facendo soffrire. Mi manca poter cantare e poter girare per l’Italia.

Dall’altra parte il fatto di scrivere canzoni e registrarle è un qualcosa che ci offre una distrazione e offre la possibilità di inserire all’interno della propria musica anche tutte quelle emozioni che abbiamo vissuto in questo periodo. Dalla preoccupazione alla speranza, all’ansia e alla pietà per chi ha perso una persona cara. Sono tutte emozioni forti che cerco di inserire nelle mie canzoni e quindi da questo punto di vista ringrazio il cielo di avere la musica.

Non so se ti è capitato di leggere delle varie alternative alla formula classica del concerto. Pensi che queste alternative siano valide e possano funzionare?

L’idea dei live in streaming con il biglietto da comprare non mi piace per niente. Sembra un modo per andare a cristallizzare questa situazione, allontana le persone e fa sembrare questa distanza una cosa sacrosanta. Ci sono delle cose che hanno bisogno della partecipazione per essere belle, ovviamente tra queste ci sono i concerti. Poi se parliamo del mio genere, dove in un concerto il pubblico è protagonista, lo stare insieme diventa una cosa ancora più importante.  Certo si potrebbero trovare soluzioni alternative che possano quantomeno consentire alle persone di godersi un concerto; magari all’aperto l’estate, per fare in modo che la musica che già stata tanto considerata una cosa superflua non finisca ulteriormente più in basso. 

Quale futuro per la musica e soprattutto per i lavoratori dello spettacolo?

Non ti so rispondere sinceramente. Tanto è vero che tengo la mia vita appesa a un filo perché, come ti ho detto prima, vivo di questo. Per adesso io mi sto concentrando sul disco che uscirà in primavera nella speranza di poter tornare a cantare in giro. Per quanto mi riguarda, dal momento in cui non fosse possibile riprendere l’attività live probabilmente…. non lo so, farò il rivoluzionario, perché è la cosa che mi piace fare di più nella vita ed è una cosa che reputo salutare per le persone. Sicuramente una soluzione a tutto questo andrà trovata ma al momento non so dirti come fare.

Però molto spesso sono stati gli artisti stessi che si sono messi in prima linea per supportare il mondo dello spettacolo. Guarda “Scena Unita” e altre iniziative del genere. Tu pensi che tutto questo sia abbastanza?

Diciamo che quando si parla del mondo della musica ci sono realtà estremamente diverse le une dalle altre. C’è chi riempie lo Stadio Olimpico e prende un milione di Euro dalla Siae ogni anno e c’è chi fa pianobar. In mezzo c’è un universo fatto di localini, teatri, situazioni di piazza, discoteche e via dicendo. C’è veramente di tutto. Sicuramente è lodevole che molti artisti si siano messi in prima persona per aiutare tutti i lavoratori dello spettacolo tipo i fonici, tecnici delle luci, quelli che montano il palco ecc; però è un universo talmente vasto che non bastano queste iniziative ma sono necessarie iniziative dall’alto come è avvenute per le altre categorie.  

Detto questo io non mi sono voluto esporre fino in fondo come hanno fatto gli altri perché nella mia ignoranza penso che se realmente un Governo per la prima volta ha avuto a cuore la salute dei cittadini anche mandando a puttane l’economia di un paese, allora io non sono nessuno per dire di no. Sono contento che finalmente si presti attenzioni alla salute dei cittadini. Spero sia così, poi nel momento in cui i danni provocati dalla crisi economica saranno maggiori di quelli provocati dal Covid, allora vedremo.

Non so se hai seguito la polemica di questi giorni su Sanremo e sul fatto che, probabilmente, all’Ariston ci sarà il pubblico in sala….

No, in realtà non ho proprio seguito la cosa. Però per me Sanremo è totalmente irrilevante che secondo me potrebbe pure non andare in onda.
Se lo facessero con le dovute attenzioni potrebbe anche essere un esperimento per il futuro della musica. Certo poi queste attenzioni dovrebbero essere replicate anche per altre realtà musicali.

Ultima domanda, il classico “fatti una domanda e datti una risposta”. Che puoi dirci?

La mia domanda non è intima alla Marzullo ma te la faccio proprio come propaganda [ride]: Quale è la tua prossima canzone? La mia prossima canzone si chiama “Mi accendo” con la partecipazione di Gemitaiz e prodotta da Frenetik & Orang3 e uscirà il 12 febbraio.

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