In foto il cantautore Donato Santoianni
In foto il cantautore Donato Santoianni

DONATO SANTOIANNI: “La mia è una sana protesta per suggerire una svolta”

Benvenuto Donato Santoianni su Music.it. Iniziamo questa intervista con una domanda di rito. Dicci un aneddotto legato alla musica a cui tieni particolarmente.

Ricordo che da bambino mia mamma aveva l’abitudine di mettersi insieme a me davanti al computer e fare delle vere sessioni di Karaoke. Basi musicali di pessima qualità e grandi classici della musica popolare italiana. Abitavamo in un condominio e spesso i nostri vicini raccontavano a mia mamma che si posizionavano sotto la nostra stanza per sentirmi cantare. Onestamente ancora oggi non so come sia possibile che non si stancassero mai dell’alto volume che imperversava per il condominio. D ricordi bellissimi che mi tengo nel cuore e che mi hanno inevitabilmente cambiato come persona. Sono stato fortunato ad avere una mamma così attenta alla mia sensibilità artistica: accendeva il computer, si scaricava basi musicali e mi costruiva un vero e proprio “palco domestico” e cantava insieme a me. Sono cose che tutti i figli meriterebbero. Altro che cartoni animati sull’ipad o videogiochi.

Benché giovanissimo la tua carriera ha avuto molti riconoscimenti e hai partecipato a molti festival e eventi musicali. Quali sono stati quelli che ti hanno insegnato maggiormente?

Diciamo che di palchi importanti ne ho calcati diversi, ma non penso sia il prestigio o il numero di persone che hai di fronte a far si che l’esperienza di quegli eventi ti insegni più di quanto possa fare il piccolo palco. Le esperienze che mi hanno realmente insegnato qualcosa sono quelle sui piccoli palchi, nei piccoli locali. Le tante selezioni per concorsi in condizioni tecniche al limite del fattibile. Una volta a un concorso ho cantato senza microfono in un teatro. Credo ancora tanto nell’importanza della gavetta, nel peso che deve avere il percorso e la storia di una persona al fine di raggiungere in maniera concreta e consapevole il proprio obiettivo.

E la televisione invece?

La musica e la televisione sono due cose che vivono due vite parallele e non si incontrano mai. Spesso vanno in scena assieme ma non si tratta di certo di un incontro o di uno scambio. È uno sfruttamento reciproco che a mio modesto parere nove volte su dieci va a discapito dell’arte e dell’artista.

È uscito da pochissimo il tuo nuovo album “Fossi Nato Prima”. Come sta andando?

Inaspettatamente bene. Proprio perché è un disco scritto e suonato senza pretese, senza aspettative e senza studi di mercato. Non faccio musica per rincorrere il successo o la popolarità ma per raccontare qualcosa di me stesso e del mondo che vivo, per il piacere di farla e per far si che assomigli in maniera netta e definita alla mia vera anima. Sono consapevole di come questo disco non possa collocarsi facilmente in contesti di grande visibilità. Grazie al grande lavoro mio e di chi mi aiuta nella realizzazione del progetto stiamo però raccogliendo tantissimi apprezzamenti. Alcune radio passano ormai da settimane “Le vie del centro” e molte persone che non conosco si stanno avvicinando alla mia musica. Noto con piacere che chi si ferma ad ascoltare l’album entra a farne parte, restano, non sono ascoltatori di passaggio. Questo disco sta davvero diventando una delle cose più importanti della mia vita.

Un titolo suggestivo. Allora dicci, quand’è che saresti voluto nascere?

L’idea di “Fossi Nato Prima” non nasce in realtà con un’idea precisa di collocamento storico o cronologico. È un modo netto e deciso per dire che mi piacerebbe recuperare tutto quello che il passato dovrebbe averci insegnato e tutti i valori che, a mio parere, ormai si sono completamente persi e che invece ci farebbero davvero comodo. È un modo per invitare la mia generazione a non render vano il lavoro fatto da chi prima di noi ha provato un minimo a cambiare il mondo. “Fossi Nato Prima” è per Pertini, per la liberazione del nostro paese, per Monica Vitti, per Tardelli, per mio nonno. Non per un decennio specifico.

“Fossi Nato Prima” è stato anticipato dal singolo “Le Vie Del Centro”, una canzone nostalgica e di sana protesta. Raccontaci meglio cosa rappresenta per te.

Di sana protesta è la giusta definizione, ti ringrazio. “Le vie del centro” è il brano di apertura del disco e per un motivo. Sicuramente al suo interno ha una forte dose di nostalgia e di sguardo malinconico sulla città. Ma per me in realtà fin da subito ha rappresentato un canto romantico di ricordi che abbia però come scopo finale quello di proporre una svolta. La verità è che tante cose che un tempo erano da considerarsi rappresentative e portatrici di valori comuni di cultura e lealtà oggi non esistono più. Ma per colpa di chi? Nostra! Allora il brano vuole essere una presa di coscienza che ci imponga di reagire e di ripristinare tutti insieme la bellezza del mondo, ricominciando dagli insegnamenti del passato per rielaborarli e renderli attuali. Serve un’alternativa altrimenti resta solo il vivere di ricordi, che nonostante possano rievocare bellissimi pensieri, sempre ricordi resteranno.

In “Le Vie Del Centro” vengono nominate alcune personalità importanti del nostro paese come Sandro Pertini e Monica Vitti. Uno sguardo a tutto tondo alla nostra cultura. Chi sono quelli che ti hanno più influenzato e formato come artista?

La cultura è a tutto tondo. La cultura non è solo Elité e studio. Cultura è anche società, comicità, critica, giornalismo, arte. Per questo ho pensato di scegliere due figure iconiche ma diametralmente disposte in termini di espressione del concetto di cultura. Sicuramente tanto mi hanno aiutato alla mia formazione artistica i grandi cantautori da Lucio Dalla a Battisti, nessuno escluso. Eppure in realtà quello che c’è nelle mie canzoni non deriva esclusivamente da idoli o da grandi uomini d’arte. Molti dei temi e dei messaggi che faccio miei sono frutto dei racconti di mio nonno Donato e di mio papà Antonio. Alla fine a pensarci bene hanno fatto molto di più loro per formare il mio lato artistico che tutti gli altri citati. Sono loro i veri “colpevoli”.

Tornando a “Le Vie Del Centro” e alla critica a questo regresso culturale che stiamo vivendo, il tuo è un cinismo totalizzante o pensi ci sia una soluzione?

Il cinismo è negli occhi dei cinici. Non c’è cinismo. C’è semplice realismo. Una mia personalissima constatazione della realtà che vedo ogni giorno. Ma come rispondevo nella precedente domanda la mia reale volontà è quella di augurarci una svolta, un cambiamento. Ho sempre pensato che per invertire la tendenza non si possa partire subito con il cambiamento di rotta. Una macchina per passare dall’avanzare alla retromarcia si deve obbligatoriamente fermare. Le vie del centro è lo stop, il freno. Una constatazione del problema, ovviamente secondo la mia soggettiva visione che come tale resta solo mia. Preso atto di questo che si fa? La soluzione credo sia nella cultura. Il vero cruccio della mia generazione dovrà essere quello di lottare nuovamente per la scuola, per gli investimenti nella cultura, per riportare al centro l’importanza della condivisione sociale e culturale. È una bella sfida quella che ci aspetta, me compreso!

Cosa dobbiamo aspettarci dopo “Fossi Nato Prima”? Un tour magari?

Ho in mente ancora un paio di contenuti collegati al disco. Sicuramente qualche concerto e qualche evento di presentazione. Mi piacerebbe però dare vita a dei piccoli progetti interni al disco legati alle singole canzoni. Sicuramente è però solo l’inizio di un seguito di iniziative promozionali e non solo. Mi piacerebbe sfruttarlo anche per occasioni di condivisione di temi e di iniziative che non servano solo a me e alla mia musica ma che abbiano uno scopo più ampio. Vediamo..

Ti ringraziamo Donato Santoianni per aver fatto due chiacchiere con noi di Music.it. Ti salutiamo lasciandoti l’ultima domanda libera di poter essere riempita con quello che vuoi. A presto!

Grazie Music.it. Un saluto a tutti i vostri lettori.

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