FABIAN WOLF: "Mi sento italiano, ma non posso evitare di avere gusti irish"
Fabio Cillo, in arte Fabian Wolf, nasce a Napoli il 29 agosto 1980 da genitori irlandesi.
Fabio Cillo, in arte Fabian Wolf, nasce a Napoli il 29 agosto 1980 da genitori irlandesi.

FABIAN WOLF: “Mi sento italiano, ma non posso evitare di avere gusti irish”

Noi di Music.it siamo felici di presentare ai nostri lettori Fabio Cillo, in arte Fabian Wolf. Dunque Fabian, iniziamo la nostra intervista come di consueto: parlami di un’esperienza imbarazzante! Qualcosa che ci lasci davvero a bocca aperta, mi raccomando!

Innanzitutto grazie per l’attenzione che mi date. Dunque, ricordo che qualche anno fa organizzai un mio concerto con la band insieme anche ad altre band. Il sindaco del mio paese ci concesse la piazza principale e qualche locale ci forniva la corrente per l’impianto audio luci. Il sindaco aveva anche molti nemici a livello politico. Fu così che uno di questi pensò bene più volte di staccarci la corrente. Io con fare molto gentile andai da questo personaggio a chiedergli di lasciarci suonare e che ero pronto ad offrirgli qualcosa da bere. In un attimo mi diede tre testate sulla fronte. Persi i sensi e caddi tra due macchine parcheggiate. Mi cercavano tutti, mi trovarono a terra dopo mezzora portandomi all’ospedale. Questo fatto finì sui quotidiani locali. Decisi di perdonare l’aggressore che venne poi a chiedermi scusa.

Fabian Wolf è un cantautore ormai naturalizzato in terra partenopea, le tue origini sono però irlandesi. A quale terra senti di appartenere di più? Il tuo pseudonimo nasconde una velata nostalgia?

Dunque mi sento italianissimo, ma non posso evitare di avere gusti irish, soprattutto a livello di sound. Fa parte di me. Il lupo è un animale che mi affascina, per come vive e per come si comporta in branco. Poi è spesso solitario. Un animale che ha paura degli esseri umani… spesso fanno paura anche a me. Poi il fatto che ulula sotto la luna mi fa pensare alle mie notti a cantare in falsetto. Credo che la malinconia e la nostalgia facciano parte del mio essere e mi facciano vedere cose con prospettive molto personali… a quel punto inizio a scrivere e a cercare nelle mie visioni una speranza.

Nel 2020 è prevista l’uscita di “L’Alchimia”, il tuo nuovo disco. Quanto tempo hai lavorato a questo progetto?

L’idea del disco nacque tre anni fa su spinta del mio produttore Enzo Russo della B Music Records. Ero sfiduciato ma credevo nelle mie canzoni che volevo donare ad altri interpreti. Lui mi motivò. Tutte le canzoni di questo disco dunque sono di tre anni fa, e raccontano quel periodo della mia vita. Solo adesso le pubblico perché ho avuto bisogno di tempo e soprattutto di investimento economico per realizzare tale lavoro. Già esistono nuove canzoni che spero in futuro di poter pubblicare.

“Labbra & Pelle” anticipa l’album ed è già disponibile dall’11 ottobre. Come mai hai deciso di anticipare “L’Alchimia” con questo singolo? Rappresenta per te un sunto del tuo progetto?

Ho optato per una canzone frivola, radiofonica ed immediata perché ho pensato che sarebbe più facile per il pubblico incuriosirsi a me come artista se riuscissero a memorizzare un motivetto orecchiabile. Nonostante questo, il mio singolo presenta comunque il sound tipico di tutte le tracce dell’album, il mio tipico falsetto e soprattutto parla di chimica col partner. La chimica è una costante di questo lavoro, non a caso l’album è intitolato “L’Alchimia”.

Nel brano canti in falsetto ed oggigiorno è difficile trovare artisti che fanno scelte di questo tipo. Ti sei ispirato a qualche artista in particolare per questa scelta?

In realtà mi è uscito naturale esprimermi in falsetto. Anzi credevo di essere fuori dal mondo. Soprattutto in Italia. Forse solo Giuliano Sangiorgi dei Negramaro canta in questo modo. Ma quando poi mi sono avvicinato alla musica delle mie origini ho notato che il mio DNA era quello giusto. U2, Coldplay, Kodaline, Muse, Kasabian ecc. Lì in nord Europa si canta così. Penso ai Radiohead, ai Sigur Ros. E penso alle band degli anni ’60 e ’70. Quindi non credo di essere il primo. Credo solo di essere me stesso.

Quello di Fabian Wolf non è un passato facile. Pensi che questo possa essere un valore aggiunto per chi, come te, fa musica? Magari riesci a comunicare emozioni, riflessioni e pensieri attraverso il fitto di una sensibilità più spiccata della norma!

Solitamente chi ha sofferto vede cose che chi sta sereno dalla nascita non vede. Per quelli che hanno il mio passato ci sono due strade: o la scelta di vivere da psicopatico criminale represso, o la scelta di spezzare la catena del male scegliendo di cambiare il trend della propria esistenza, magari buttandosi a capo fitto nell’arte. Beh, io ho scelto la seconda direzione… sono alla continua ricerca della felicità. Per farlo cerco di stare sempre sul pezzo, perché le situazioni evolvono e la vita offre miliardi di imprevisti che valgono la pena di essere affrontati con la giusta grinta e positività.

Fabian Wolf, la nostra chiacchiera termina qui. Sei libero di riempire le ultime righe come preferisci, ciao!

Sì, approfitto di questo spazio per ringraziare la mia compagna Lulù per il solo fatto che mi sta vicino e mi motiva sempre tra i mille sacrifici che la musica impone. Spero di ripagare sia lei, col tempo, sia i fan. Il mio obiettivo è vivere di musica raccontando ciò che sento. Mi emoziona vedere che altri si emozionano con qualcosa creato da me. È bello avere un pubblico che mi ascolta perché vuol dire che mi dà valore e che io gli do qualcosa che vale. Quindi valiamo insieme sinergicamente.
Grazie mille ancora.