A partire da oggi, 15 maggio, sarà disponibile sulle principale piattaforme online l’omonima opera prima del trio Ménageàtrois. Clarissa Dominici (voce), Ilde Neri (chitarra, basso e cori) e Alessandro Palma (cajon e percussioni), progettano una formazione senza troppe sovrastrutture. Riducendo quasi al minimo le impalcature sonore, quello dei Mènageàtrois è un pop d’autore sicuramente in controtendenza rispetto al panorama discografico contemporaneo. Ma questo non impedisce loro di costruirsi un’identità ben precisa e soprattutto di mettere sul piatto un’offerta che sia originale e riuscita.
Per quanto non sia la rivoluzione musicale rispetto all’ormai canonizzato indie pop, quello di “Ménageàtrois” è un diverso sound che percorre strade già battute dalla realtà romana, quella di Margherita Vicario su tutte. È un’alternativa più ricca e musicalmente eterogenea che testimonia una voglia di evadere dalle linee guida dell’immaginario vademecum della scalata alla classifica. Il trio di Latina si proietta verso un tipo di pop che non rinunci a venature internazionali, come quella del blues, né a una tradizione nostrana come quella del cantautorato. Rimanendo su linee semplici ma non banali, “Ménageàtrois”scorre veloce anche grazie a testi immediati.
I Mènageàtrois si proiettano verso un tipo di pop che non rinunci a venature internazionali, come quella del blues, né a una tradizione nostrana come quella del cantautorato
Sono sei tracce che partono dalle radici più fertili, quelle della quotidianeità. Le mancate aspettative di vita (“Bug Generazionale”), la presa di coscienza di un amore fallito (“Il Tempo In Cui Ho Aspettato Te”), il ritratto di una politica allarmista dei giorni nostri (“Il Trasformista”), la difesa della propria identità (“Tenteremo Di Rifarci Con Il Blues). Sono questi alcuni dei temi al centro del primo lavoro dei Ménageàtrois. Una chitarra acustica, un basso e qualche percussione, sono il giusto accompagnamento per dei testi che hanno sempre il primo posto. Sfumatura ironiche e un certo gusto umoristico che vuole avere il primato in questo lavoro.
Il ritmo sempre sostenuto, nonostante le strutture semplici, rifinisce “Ménageàtrois” che così lo rende godibile anche a un ascolto superficiale. Il trio romano dimostra anche una certa furbizia, non sappiamo quanto più o meno in maniera cosciente. Fissa così un patto chiaro con il pubblico, che vivendo in diverse intensità le stesse situazioni, può trovarsi raccontato dalle parole degli altri. Il solito lavoro di innocente affabulazione che garantisce non solo l’immediatezza del messaggio, ma una sorta di fidelizzazione della nostra coscienza. Insomma, torniamo a riascoltare quello che ci pare parli proprio di noi.