Dopo il demo del 2015 “Live In Studio”, ecco finalmente il primo full length degli italiani V-8 Compressor, che esordiscono con un poderoso stoner metal. “Don’t Break My Fuzz” suona potente, sempre sul filo del rasoio emotivo, a volte infliggendo colpi ben assestati ma capaci anche di melodie più delicate. “Sgrunt Cow” è una di queste, al limitar della ballad, messa al centro del disco, quasi a far riposare i timpani dell’ascoltatore provati dallo stoner. Il resto dell’album è ruvido, martellante, registrato quasi in stile live, senza troppi fronzoli, e immediatamente si capisce l’attitudine da animali da palco del trio. Interessanti le voci di Pixo e Lithium, che non disdegnano affatto di esibirsi in scorci growl (“Snake Charmer”), a condire un piatto già decisamente saporito. “Don’t Break My Fuzz” dei V-8 Compressor chiaramente non può essere perfetto, sia perché è un debut album, sia perché registrato principalmente in quattro giorni.
“Don’t Break My Fuzz” dei V-8 Compressor è ruvido, martellante, registrato quasi in stile live
Nove tracce, che trovano una decisa conclusione con il brano “Appaloosa”, forse la più aggressiva di tutto il primo lavoro in studio dei V-8 Compressor. In questa canzone, che chiude l’album, non c’è tempo per rifiatare, perché Dr.T maltratta così tanto la sua batteria che sembra volerla ridurre in brandelli. Un’associazione a delinquere con Pixo e Lithium, che abusano dei propri strumenti come se non ci fosse più un domani, pronti a sprigionare l’animale furente. Sotto etichetta Hellbones Records, “Don’t Break My Fuzz” è un bell’esordio per la band italiana, che con questo album cerca la consacrazione nel panorama metal nazionale. Anche grazie al buon seguito che il gruppo ha nei concerti, e alla visibilità acquisita in molteplici esibizioni live, come festival e concerti da headliners. In conclusione possiamo dire, ascoltato il disco più volte, che da lavorare ancora c’è, ma è indubbia la loro vena creativa e il forte carattere.