Achille Lauro sta continuando la sponsorizzazione del suo album, che uscirà domani. Già la riduzione della sua immagine a bambola, Barbie per la precisione, aveva fatto parlare non poco. Aleggia un clima di tensione su alcuni temi. L’oggettificazione del corpo femminile rientra tra quelli. Achille Lauro, da parte sua, è riuscito a ritagliarsi uno spazio privilegiato nella dialettica agguerrita tra parti. Questo perché si è dimostrato molto abile nel costruire un’identità pubblica rispettabile perché fluida. In fondo, è questa la ragione che gli permette di maneggiare questi temi con la dovuta delicatezza. Ma il poster che avrebbe dovuto pubblicizzare l’uscita di “1990” a Milano ha incontrato resistenze. Il manifesto in questione rappresenta il trapper romano, nella versione bambolesca, crocifisso su delle Big Babol, gomma da masticare icona di quegli anni.
Censura illegittima o davvero Achille Lauro ha superato ogni limite?
Ormai dovremmo essere avvezzi alle sue provocazioni. Ad Achille Lauro piace giocare con forme espressive appariscenti dal punto di vista visivo. Un modo come un altro per avere l’attenzione del pubblico. Esattamente come per il glam rock di David Bowie, con il travestimento si fa riferimento a tutti quei simboli da contestare o distruggere. Il mondo del metal, in particolare tra black e doom, pullula di blasfemie verso la religione. Proprio negli anni ’90, Marilyn Manson ha consacrato a esibizione pop almeno 30 anni di tradizione ‘ironica’ (nel senso etimologico del termine, ndr). Eredi della rivoluzione culturale degli anni ’60, la decostruzione delle strutture istituzionali, siano esse politiche o religiose, passa da ambienti di nicchia a dilagare in espressioni artistiche più mainstream.
La campagna pubblicitaria di “1990” di Achille Lauro sembra inserirsi in questo articolato contesto. La gomma da masticare, su cui è adagiato il sé in versione Barbie, è sinonimo di adolescenza e contestazione. Impossibile non notare come la Big Babol in particolare sia anche omologazione. Al di là del complicato intreccio di simboli di cui si può solo ipotizzare un’interpretazione, Achille Lauro risulta un genio della comunicazione proprio perché al pubblico il diritto di fruire con libertà degli spunti che fornisce. Intanto, proprio grazie alla mancata pubblicazione del manifesto, si è inserito in un’operazione di marketing che porta altra acqua al suo mulino. Non esiste reale censura per il trapper romano.