Benvenuti Jester Society sulle nostre pagine. Ci piace iniziare le nostre interviste chiedendo un aneddoto legato alla musica. Raccontateci il vostro.
Innanzitutto grazie mille per darci uno spazio qui su Music.it! Un aneddoto particolare legato alla band è sicuramente il modo in cui abbiamo cominciato a suonare insieme agli inizi. Marco, il nostro bassista, ai tempi delle superiori era voce principale e chitarra in una band punk rock chiamata Sweet Bombs, discretamente conosciuta a livello locale, e Alessandro, voce principale e chitarra dei Jester Society era spesso tra il pubblico ad ascoltarli. Uno dei motivi principali per cui Alessandro ha cominciato a suonare la chitarra è stato per imparare le canzoni degli Sweet Bombs e quindi una delle sue principali ispirazioni a livello artistico è stato proprio Marco, con cui si è trovato anni dopo a condividere il palco.
La vostra formazione negli anni ha visto importanti cambiamenti. Come siete cambiati dal vostro primo lavoro “Kingsmen” ad oggi?
Dopo “Kingsmen” l’intenzione era di passare a un rock più grunge, ma le prospettive sono cambiate dal momento in cui batterista e chitarrista solista hanno abbandonato il gruppo. In quell’anno di transizione, rimanendo momentaneamente in due, ci siamo resi più liberi di sperimentare in direzioni non convenzionali per intraprendere un nuovo percorso di crescita artistica. L’essere architetti del proprio genere musicale è uno dei punti chiave del nuovo progetto, ci permette di distruggere paletti preimpostati e di crearne altri ad hoc. La scelta di inserire in maniera più massiccia synth ed elettronica è stata consolidata anche dall’arrivo in formazione di ¡HEIL e DRAMA!, che con tastiere e batterie elettroniche daranno una forte impronta anche nelle nostre prossime uscite.
Fin dal vostro primo mini album erano chiari i rimandi al pop punk statunitense. Quali sono gli altri generi e gli altri artisti che hanno contribuito alla vostra formazione?
Nella nuova svolta abbiamo guardato ad artisti che sapessero creare prodotti ibridi ma sempre colorati da emozioni dirette. Un esempio potrebbero essere quello degli Enter Shikari con l’album “Mindsweep” del 2015 – anche se le nostre influenze che sono andate a mischiarsi con l’elettronica derivano più dal synth pop, post grunge, funk,hip hop e indie. Quindi possiamo guardare ad artisti come i Gorillaz, Twenty One Pilots, Royal Blood e Brand New.
Avete infatti scelto la lingua inglese per le vostre canzoni. È stata una scelta stilistica dettata da un bisogno di superare i confini o ne prediligete la musicalità?
La scelta della lingua inglese è dovuta alla sua maggiore vestibilità con i generi di nostra preferenza e, ovviamente, il fatto di superare i confini è stata e sarà una conseguenza di questa scelta di direzione artistica. L’andare sempre oltre, conservando sempre però ciò che la nostra tradizione ci ha insegnato, è un arricchimento che può donare peculiarità al nostro progetto.
“Floating in The Blue” è il vostro nuovo singolo, testimonianza della vostra nuova veste, prodotto da The Orbalist e in featuring con il rapper Isaac B. Quanto è stato importante lavorare con artisti internazionali?
Il singolo è stato frutto di un lavoro continuo di cinque giorni negli studi di Hackney Rhythm, label londinese con cui stiamo collaborando. Cinque giorni in cui abbiamo sperimentato continuamente nuove sonorità e melodie da inserire nel pezzo, grazie anche alla produzione e supervisione attenta di The Orbalist, produttore spagnolo che di musica ne sa davvero tanto. Lavorare con artisti internazionali ti dà più ampio respiro. È stimolante e pensiamo che le collaborazioni siano un perfetto punto di partenza per noi, proprio ora che abbiamo fatto della contaminazione il vero e proprio genere musicale da intraprendere. Lavorare a stretto contatto con un artista di una città diversa, regione o addirittura nazione diversa può darti veramente molto, anche oggi che siamo tutti iperconnessi.
È in progetto un tour italiano per promuovere il singolo. Quando partirà e cosa vi aspettate dall’incontro con il pubblico?
Il tour partirà tra marzo e aprile con qualche data di rodaggio per testare il live e anche per tastare la reazione del pubblico. È un genere, il nostro, che non ha ancora preso molto piede in Italia. Dovremmo quindi puntare molto anche sul coinvolgimento di chi ci seguirà nelle serate dal vivo. Ma farci muovere non sarà certo difficile.
Jester Society vi ringraziamo per essere stati con noi. È nostra tradizione lasciare l’ultima parola agli artisti. Questa è la vostra e riempitela con quello che volete!
La vera domanda è: quando saranno svelati i personaggi sotto le maschere ¡HEIL e DRAMA!? E cosa vuol dire ¡HEIL DRAMA!? Seguiteci e lo scoprirete. Forse.