JOVANOTTI: "I possibili scenari di concerti nei drive-in non mi consolano"
Jovanotti durante il "Jova Beach Party" – Colinoro, 13 agosto 2019.
Jovanotti durante il "Jova Beach Party" – Colinoro, 13 agosto 2019.

JOVANOTTI: “I possibili scenari di concerti nei drive-in non mi consolano”

Come già annunciato negli scorsi giorni, nel mondo dell’arte e dello spettacolo si stava facendo strada l’ipotesi di un ritorno al format del drive-in.

Il drive-in, un format tanto affascinante quanto superato

Sicuramente un format che, a suo tempo, aveva una ragion d’essere, soprattutto in virtù del fatto che la presenza di automobili era ancora relativamente contenuta. Al giorno d’oggi una situazione del genere, per quanto affascinante, avrebbe il suo bel da fare nel districarsi nel mare di regole per la sicurezza e, soprattutto, nel mare di automobili che affollano le città.

Nei giorni scorsi sono state molte le amministrazioni italiane che si sono dette interessante a un ritorno al drive-in soprattutto in vista delle restrizioni della Fase 2 nella lotta al Coronavirus. Alcune delle amministrazioni delle più grandi città d’Italia hanno addirittura proposto di convertire anche in concerti alla visione dalla propria automobile.

«Se ci dessero oggi il permesso, coi mezzi che abbiamo potremmo iniziare gli allestimenti domani mattina ed essere pronti e operativi per la metà del prossimo maggio»

Gli ideatori del ritorno al drive-in si sono detti da subito entusiasti di questa soluzione così vintage, ma chi frequenta abitualmente i concerti non ha preso positivamente la notizia. Tra i primi ad andare contro l’idea del concerto drive-it c’è stato Jovanotti che, durante una conferenza ha detto:

«Pensare ad un futuro di concerti fatti dalla cameretta con la chitarra mi fa tristezza. Anche i possibili scenari di concerti nei drive-in non mi consolano. La musica si vive insieme… Sono curioso di vedere cosa succederà: è tutto molto aperto e da costruire. La musica fa parte del superfluo, ma di un superfluo necessario. La musica è vita e connessione, è nell’aria»

Ovviamente le parole di Jovanotti sono state riprese subito dai suoi fan e non. Tutto il mondo dei concerti si è trovato concorde con l’artista per quanto riguarda gli effetti negativi sulla performance stessa.

Jovanotti e Marroccolo contro l’idea del drive-in

Molti altri artisti tra cui, Gianni Maroccolo (Litfiba, CCCP Fedeli alla Linea, CSI e Marlene Kuntz), si sono detti contrari all’idea definendola “assurda e inutile”.

La rete stessa a queste dichiarazioni ha reagito più o meno negativamente, definendo l’idea come una sorta di “castrazione” al concetto stesso di evento live. Il distanziamento sociale imposto, soprattutto se vissuto tra le lamiere di una macchina, andrebbe ad annullare quell’energia e quell’adrenalina che si vive sopra e sotto il palco, con un evento che potrebbe risultare freddo e sottotono.

Oltre al fattore “psicologico”, bisogna tenere a mente anche quello logistico. Al giorno d’oggi ci sono veramente troppe macchine e non è raro che in eventi da 60, 70 o 80mila persone si registri quasi lo stesso numero di auto. Si torna al classico “una persona per auto” e appare evidente che non esiste un parcheggio tanto grande da permettere a tutti la visione dell’evento in maniera dignitosa e che, soprattutto, eviti incidenti e problemi di viabilità.

Tenendo anche conto delle regole da tenere in macchina, con il distanziamento di almeno un metro tra i passeggeri, appare evidente che l’idea dei concerti drive-in sia del tutto irrealizzabile. Si rischierebbe veramente la paralisi del traffico per l’alto numero di veicoli (cosa che comunque accade dopo ogni concerto).

Il drive-in, un fascino rétro che non tornerà più

L’idea di suo avrebbe quel fascino rétro che, francamente, non ci sentiremmo di disprezzare. Vero anche che il concetto del drive-in era legato solo al cinema, arte che impone meno movimento e che, spesso, era solo la scusa per limonare in tranquillità col proprio partner.

Purtroppo l’idea del drive-in, almeno per i concerti, andrà probabilmente a morire e bisognerà trovare una soluzione diversa. Se qualcuno se lo stesse chiedendo anche le barriere di plexiglass sarebbero da escludere per ovvie ragioni di spazio, di acustica e di temperature raggiunte. Non sappiamo cosa succederà al mondo dei concerti dopo il coronavirus. L’unica certezza è che la strada per la normalità è ancora tristemente lontana.