salve Koffey’s Afka, ho subito notato che avete alle spalle un lungo trascorso di esibizioni dal vivo, avete qualche aneddoto particolare da raccontarci?
Ciao! Siamo giusto di ritorno da nove date in Spagna: in effetti sì, di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero tantissimi. Quella a Yuncler è stata una serata particolare,e di una bellezza delicata. Siamo arrivati a suonare al Rose Club in una serata nera: un ragazzo del paese molto legato al club era venuto mancare proprio la sera prima. Suonare è stata occasione per tirare su il morale, ci ha ricordato che fare musica è innanzitutto creare legami e arrivare al cuore delle persone. La musica salva, sempre.
Quale è stata la città che vi ha accolto con più calore tra quelle in cui avete suonato?
Monachil salta subito alla mente. Questo paese a un passo da Granada vanta una comunità davvero multietnica e viva di giovani attenti alla musica: è stato un piacere suonare per i ragazzi de “La Chistera”, e Alex, il proprietario, ha una passione immensa per il suo lavoro.
Torniamo alle origini, come è nata la vostra formazione? Vi conoscevate anche prima di suonare insieme?
I Koffey nascono grazie a Francesco Zovadelli (frontman) e Tommaso Parmigiani (chitarra). Sono fondamentalmente cresciuti assieme e suonano assieme da sempre. Con loro due al centro, il gruppo ha poi cambiato formazione molte volte, cercando spunti e collaborazioni con altri musicisti del territorio. Jacopo Sgarzi, si è unito a noi proprio così: è un bassista con cui abbiamo collaborato dal 2015, e da allora è rimasto con noi. Stefano Malchiodi (batteria) invece lo abbiamo incontrato in studio nel 2017 mentre lavoravamo sul nostro disco “Chandra”. Il disco è stato registrato presso il Bluefemme Stereorec di Marco Franzoni, che da allora è il nostro produttore, e ci accompagna come fonico in tournée.
Quale è il significato di “Koffey’s Afka”?
Come avrai notato ascoltando il disco, “Chandra”, la nostra musica è un continuo tentativo di mescolare generi e influenze lontane. Un po’ un esperimento di alchimia musicale. Koffey’s Afka è un gioco di parole che propose anni fa Tommaso; l’unione di due nomi propri fusi insieme a costruirne uno nuovo. Il primo è Kafka, il nome dello scrittore di Praga, kafkiano è ciò che è paradossale, assurdo ma al contempo familiare e per questo perturbante, è l’incontro con ciò che è estraneo, altro, diverso ma che non crea terrore, quanto piuttosto sorpresa e ci forza a spostarci dal nostro abituale “punto di vista”. Il secondo nome invece è John Coffey, il protagonista de “Il Miglio Verde”. Il gigante buono condannato ingiustamente è un chiaro riferimento al nostro legame con la black music afro americana, e all’impegno se vogliamo sociale e politico presente in alcuni dei nostri testi.
La vostra musica spazia in una moltitudine di generi, tra il rock, il punk, il progressive e la musica folkloristica. Quali sono gli artisti ai quali vi ispirate maggiormente? Per quali motivazioni?
Ci siamo lasciati influenzare da tanti e diversi artisti. Ci sono innanzitutto Joe Strummer & the Mescaleros, Ry Cooder, Ben Harper e i Pearl Jam che hanno costituito una base solida su cui crescere e formarci, ma ci piace pensare che la nostra musica sia un grande calderone in cui poter mescolare generi e influenze diverse. Artisti come i Tinariwen, Buena Vista Social Club, Ali Farka Toure, Bud Spencer Blues Explosion o Tre Allegri Ragazzi Morti sono di grande ispirazione per le nostre miscele musicali. Il disco “Chandra”, in particolare, ci ha visti avvicinarci alla musica del Nord Africa, agli ambienti caldi e vasti del deserto, ma mantenendo sempre evidente la matrice rock dalla quale proveniamo.
Parliamo un po’ del vostro disco, quale è l’idea che sta alla base di “Chandra”? perché avete scelto di chiamarlo così?
“Chandra” per noi ha significato mettere un punto: di arrivo rispetto a quello che era stato fatto fino ad allora, di partenza verso idee sonore nuove e più fresche. “Chandra” è stato stimolo per sbilanciarci musicalmente, enfatizzando ancora di più la nostra ricerca di commistioni e influenze lontane, e occasione per trattare, nei nostri testi, tematiche a volte introspettive e più intime, come nella traccia “Tuareg” o “Old Radio On” e altre volte scomode e più socialmente impegnate come in “Johnny Jacket” che racconta della delicata questione israelo-palestinese. In questo disco c’è il nostro mondo, il nostro orizzonte, per certi versi il è il nostro cielo. “Chandra” è infatti il nome del Dio Luna nella religione Induista, e il nome del telescopio orbitale AXAF, creato dalla NASA per l’osservazione del cielo nei raggi X.
È passato quasi un anno dall’uscita del disco, quale è stato il riscontro che avete avuto dal pubblico?
Il riscontro del pubblico in questo ultimo anno è stato sempre molto positivo. il lavoro fatto col nostro produttore Marco Franzoni (Bluefemme stereo rec) ci ha permesso di limare e affinare alcuni aspetti compositivi e rendere “Chandra” un disco scorrevole e fruibile. Questo sicuramente ha reso il dialogo col pubblico molto più semplice.
In molti dei vostri mi hanno riportato alla mente la sonorità dei “The Clash”, in particolare “Ri-evololution” e “Johnny Jacket”. È la prima volta che vi propongono questo accostamento?
In effetti no, non è la prima volta. Siamo grati che il nostro tributo a loro sia chiaro alle orecchie di chi ci ascolta. I The Clash sono una band che ha profondamente segnato il nostro percorso musicale, e nei quali ci riconosciamo nell’approccio alla musica e nella sensibilità alle tematiche sociali.
Progetti per il futuro?
Siamo reduci, come già detto sopra, da nove delle undici date del nostro tour promozionale “CHANDRA TOUR” organizzato da Enzo Onorato (Lilium Produzioni, La Mantide Edizioni Musicali) con l’aiuto di SIAE e del MiBACT nell’ambito del progetto “per chi crea” che ci ha permesso di portare la nostra musica in Spagna, Svizzera e Belgio. Questa tournée ci ha resi più maturi, più consapevoli riguardo al lavoro che dovremo fare. Il prossimo passo sarà continuare a lavorare per tornare in studio il prima possibile con materiale nuovo; e cercando collaborazioni e featuring con alcuni degli artisti del panorama italiano che rappresentano la nostra bussola musicale.
Vi ringrazio Koffey’s Afka per aver risposto alle mie domande e mi auguro di sentire nuovamente qualcosa di vostro in futuro. Prima di salutarci, vorrei far concludere a voi l’intervista come meglio preferite.
Grazie a te Raffaello per lo spazio che ci hai dedicato. Prevediamo un anno ricco di nuovi impegni musicali, quindi invito tutti a seguirci. ci trovate ovviamete sui social, e ricordo i nostri due prossimi appuntamenti ad Aarburg, Svizzera, il 22 Gennaio presso il Riverside e il 24 Gennaio a Bruxelles, Piola Libri.