Nei FIELDS OF ASHES l'unica regola è VALAR MORGHULIS
La formazione dei Valar Morghulis al completo.
La formazione dei Valar Morghulis al completo.

Nei FIELDS OF ASHES l’unica regola è VALAR MORGHULIS

Valar Morghulis - Fields of AshesUn epic metal a tinte cupe, quello che i Valar Morghulis tirano fuori nel loro primo full lenght, “Fields of Ashes”. Il loro progetto è nato da musicisti dalle storie decisamente eterogenee: Luca Mapelli, growl e chitarra, viene dal mondo dell’Heavy Metal, Lorenzo Pagani, seconda chitarra, dal Metal estremo; gli altri membri della band non erano musicisti metal. Questo crea una commistione che, pur restando saldamente ancorata a questo genere, può spaziare su toni più melodici e malinconici. Sebbene i Valar Morghulis si definiscano melodic death metal, siamo lontani dalle pirotecniche evoluzioni strumentali dei Children of Bodom, o degli In Flames. Il loro sembra piuttosto un robusto epic metal, in cui growl e ritmiche heavy servono ad appesantire il suono.

Un robusto epic metal venato di growl forma la base espressiva dei Valar Morghulis

Un po’, per capirci, come avviene nella musica degli Ensiferum, ma con una batteria meno martellante e un cantato più morbido e gothic metal, affidato alla voce di Isobelle. Le tematiche di “Fields of Ashes”, ancora una volta, sono quelle tipiche dell’epic metal. D’altronde, già le parole Valar Morghulis, “Ogni uomo deve morire” tratte dai romanzi di George R. R. Martin, lasciavano pochi dubbi a riguardo. Canzoni che parlano di battaglie – “A Love and Battle Song”, “Broken Eagle”, “To The Walls” – si accompagnano a tracce a sfondo mitico/soprannaturale  – “Queen of Hades”, “Where the Blackfish Dwell”. La predilezione della band per la cupezza viene poi messa in risalto da “Darvulia”, dedicata alla perfida aiutante della Contessa Bathory, e in “Dreadfort”, canzone da cui è nato lo stesso progetto e unico brano ispirato a “Game of Thrones”.

Nonostante qualche sbavatura, “Fields of Ashes” è un buon inizio per la band milanese

Momenti di stanca si ravvisano in sequenze melodiche ma non del tutto incisive (“Devil’s Dream”). Queste, a volte, spezzano il ritmo dell’album senza aggiungere un pathos adeguato a giustificarle. Forse non guasterebbe premere di più sull’acceleratore, o, al contrario, appesantire e rallentare. Qualunque sia la strada dei Valar Morghulis, spero che, al contrario degli assassini senza volto da cui prendono ispirazione, la cui tensione è sparire e annullarsi, essi riescano a imprimere sempre di più la loro essenza nella musica che fanno. Su questo, la loro prima impresa sembra promettere bene. Li consiglio ai fan degli Ensiferum, del gothic e dell’epica growlata in generale.