Nuovo album per i GREEN DAY: BILLIE JOE ARMSTRONG contro TRUMP
"Father for All Motherfucker" sarà l'album più breve dai tempi di "Dookie" e "Insomniac"
"Father for All Motherfucker" sarà l'album più breve dai tempi di "Dookie" e "Insomniac"

Nuovo album per i GREEN DAY: BILLIE JOE ARMSTRONG contro TRUMP

Si avvicina la data di release dell’ultimo album dei Green Day. Dopo “Revolution Radio” del 2016, il 7 febbraio 2020 sarà disponibili in tutti gli store il tredicesimo album della punk/rock band. Il lavoro prende il titolo di “Father of All Motherfucker” e, a detta del cantante Billie Joe Armstrong ricalcherà le tematiche di “American Idiot”. Un piccolo album di 10 tracce, per la durata complessiva di 26 minuti carico di critica sociale. L’annuncio del disco avviene assieme a quello del megatour, che vedrà i Green Day esibirsi assieme a Weezer Fall Out Boy. Il tour toccherà l’Italia il 10 giugno 2020 all’ippodromo di Milano.

Billie Joe Armstrong e il presidente Trump

Il chitarrista, cantante e frontman della band Billie Joe Armstrong si è espresso a proposito dell’album e delle tematiche trattate. Ovviamente il  presidente americano Donald Trump non è scampato alle sue parole: «C’è molta depressione nelle nuove canzoni, ma raccontata con senso dell’umorismo. È come funziona il mondo in questo momento, stiamo vivendo nel caos completo. È una situazione che c’è sempre stata in realtà, ma ora c’è Trump ed è ancora peggio. Le nuove canzoni non sono politiche, perché semplicemente raccontano ciò che sta succedendo, la merda che viviamo ogni giorno».

Il primo singolo estratto “Father of All…”

Ad anticipare il “mini album” della band californiana, il singolo “Father of All…” che riprende il titolo del lavoro. Si può tranquillamente immaginare che la traccia seguente sarà “…Motherfucker”. Ma non sbilanciamoci in pronostici azzardati. Quello che i può dire del singolo dei Green Day è che forse la vicinanza ai Weezer in vista del tour, si sia fatta sentire un po’ troppo. Secondo Billie Joe Armstrong il disco riprenderebbe le tematiche del più famoso “American Idiot”. Il problema forse sta nei suoni del brano. Più che virare verso il punk, le chitarre distorte e aggressive, si avvicina ad un brano indie rock del 2010 o giù di lì. Ottimo per le università e i college, meno per il grande pubblico che ancora non si è tolto dalla testa brani come “Jesus of Suburbia”. Non ci resta che aspettare qualche mese per ascoltare l’intero album, con la speranza di trovare qualche bella sorpresa!