OVERTURE: "Bisogna dire qualcosa ma che non sia per forza di diretto o semplice"
Gli Overture in una foto promozionale.
Gli Overture in una foto promozionale.

OVERTURE: “Bisogna dire qualcosa ma che non sia per forza di diretto o semplice”

Benvenuto a Davide degli Overture sulle nostre pagine. Inizio con in chiederti come nasce la band. 2018 giusto?

Si, nasce nel 2018, abbiamo quasi due anni. Ci sono stati dei cambiamenti, non è nata con la formazione attuale. Nasce tutto grazie a Noyze Hills Records, che è la nostra etichetta indipendente e la nostra famiglia. Quando l’abbiamop trovata abbiamo iniziato a lavorare in maniera corretta, seguendo dei binari. Grazie anche a Red&Blue music, abbiamo alzato l’asticella.

Avete un sound caratteristico che è un po’ una commistione di generi tra rock, rap e funk. In sala siete sempre tutti d’accordo sul da farsi oppure c’è contrasto?

No assolutamente, abbiamo influenze diverse ma tutti la grande passione per il rap, come tutti i ragazzi dalla nostra età, fino a quelli di 12 anni. È un genere che piace, quindi riusciamo lì a riassumere tutti gli altri generi. Poi avere influenze diverse credo che possa essere una nota positiva quando le inseriamo in un contesto unico come il rap.

A tal proposito, quale credi sia il modo migliore per prendere il meglio dai vari generi piuttosto che il peggio?

Penso che in generale nella musica sia difficile sbagliare, nel senso che ci sono delle logiche musicali alle quali non bisogna andare contro. Allo stesso tempo c’è una libertà stilistica che è uguale in tutti i generi. Se in produzione non si vanno a toccare quelle logiche non c’è modo di sbagliare.

Invece a livello di ispirazioni, che tipi di artisti avete come punti di riferimento?

Nel personale devo assolutamente citare Salmo, che seguo dai suoi inizi e per me è un esempio che fa bene all’Italia e alla musica Italiana. Non solo come scelta musicale ma come scelte artistiche, logiche, coerenza. Al di fuori dell’Italia credo che un personaggio come Anderson Paak sia da prendere come esempio. Poi ovvio che ci sono tutte le grandi band rock come attitudine e scelta di suoni.

Parliamo del singolo “Come godo se”: riusciresti a riassumerlo in poche parole?

“Come godo se” è un’espressione d’odio. Nasce come espressione d’odio che viene “elegantizzata”. La descriverei come provocatoria o spocchiosa. Il messaggio è quello di come combattere l’ipocrisia del mondo. L’unico modo per farlo è combattere l’ipocrisia che abbiamo dentro. È un pezzo scritto per far mettere nei panni del protagonista l’ascoltatore, è nato più come cattivo, con sonorità anche più rock, per poi trasformarlo in un pezzo che potesse anche passare in radio, come poi è successo.

Da qui? C’è in progetto qualcosa come un album o un tour?

Sì, noi siamo appena nati, abbiamo fatto uscire solo due pezzi. Il nostro obbiettivo è quello di far uscire qualcosa che non sia un singolo. Forse un EP prima dell’estate con vari inediti che però non voglio spoilerare. Per lo show ci stiamo allenando molto per portare un live che abbia senso, per non sembrare acerbi, visto che c’è molta concorrenza. Bisogna fare le scelte giuste. Detto questo in estate inizieremo a girare.

Per concluedere, ti lascio qualche riga bianca per aggiungere tu qualcosa che non ci siamo detti.

Vorrei ringraziare Noyze Hills Records e Red&Blue music nella persona di Clarissa D’Avena. Vorrei aggiungere che nel mondo della musica attuale siamo in molti. C’è bisogno di far passare più musica di qualità e meno social, meno cazzate. Non per forza bisogna sempre mandare un messaggio. Bisogna dire qualcosa ma non per forza di diretto o semplice. Ci vuole più interpretazione e dedizione da parte dell’ascoltatore.