Non si tratta di click baiting, lo giuro. Ho iniziato a pensare a questo articolo in preda all’euforia dopo aver visto le prime due puntate de “Le terrificanti avventure di Sabrina” (or. “Chilling Adventures of Sabrina”). Inizialmente il titolo non avrebbe dovuto contenere il condizionale. Al reboot della magica ragazzina mancano ancora degli elementi per poter ambire a prendere l’eredità della Cacciatrice. Nonostante non ci sia una sceneggiatura all’altezza di Joss Whedon, la nuova Sabrina Spellman è pensata, scritta e interpretata con trovate che si avvicinano molto a “Buffy l’ammazzavampiri”. Con le dovute differenze generazionali. Ma andiamo per ordine.
Cercherò di evitare gli spoiler, ma con questo articolo mi rivolgo a chi ha già guardato la nuova incarnazione della strega adolescente. Non vi elencherò le differenze con la sitcom cult del 1996 “Sabrina, vita da strega” (“Sabrina, the Teenage Witch”). È già stato dato ampio spazio sulla blogosfera a questo argomento. Se non avete ancora visto “Le terrificanti avventure di Sabrina”, chiudete questa pagina. La serie Netflix è composta da 10 episodi da 60 minuti. Nonostante il formato rappresenti una sfida per tutti quelli che come me hanno una soglia dell’attenzione molto bassa, potete facilmente recuperarla in breve tempo e tornare qua.
Sabrina Spellman non ha deciso di essere una (mezza) strega, come Buffy Summers non ha deciso di essere la Cacciatrice.
Sabrina Spellman non ha deciso di essere una (mezza) strega, come Buffy Summers non ha deciso di essere la Cacciatrice. Entrambe le giovani donne ci vengono presentate all’inizio del percorso di accettazione della propria essenza. Ritrovare una protagonista che non sente l’esigenza di separarsi dal femminile per sopravvivere in un mondo popolato di soli uomini è una ventata di aria fresca nel panorama televisivo moderno. L’archetipo dell’eroina viene finalmente smontato, rimaneggiato, riadattato in una chiave femminista che, finalmente, riporta sul piccolo schermo una bionda che non vuole e non deve dipendere da nessuno.
Se l’ammazzavampiri di Sarah Michelle Gellar poteva contare sulla figura paterna di Mister Giles, Sabrina Spellman non ha mentori maschili. Cugino Ambrose, sulla falsariga del Salem impagliato degli anni ’90, è un ottimo dispensatore di cattivi consigli. Tuttavia le uniche guide di cui necessita la streghetta sono la materna Zia Hilda, la severa Zia Zelda e l’infida Ms. Wardell. Come per Buffy Summers ci sono due entità maschili da combattere sui due piani del racconto. Se sopra la Bocca dell’Inferno si trattava del preside della Sunnydale High e Il Maestro, che ancora appare nei nostri incubi da millenials, a Greendale troviamo il preside della Baxter High e Satana in persona.
“Le terrificanti avventure di Sabrina” è un prodotto figlio di questo millennio, e non ha bisogno di coming out e discorsi politically correct.
Il Signore Oscuro però non ha lo stesso carisma del capo dei vampiri, e già dalla terza puntata non sembra essere una minaccia così importante per la vita della protagonista. A prendere il suo posto arriva così Faustus Blackwood, che ricorda più un cattivo di Harry Potter che il Papa Nero. La scelta di non contrapporre un villain spietato e tangibile, pur in linea con le narrazioni odierne, lascia poco spazio alla suspense. Joss Whedon ci fa credere che Buffy venga sconfitta dal Maestro e lasciata morire in mezzo all’acqua. Per nessuna ragione invece ci preoccupiamo per l’incolumità di Sabrina Spellman durante questa prima stagione.
La scooby gang di Greendale è racially ambiguos e gender neutral. L’ammazzavampiri ha sdoganato tematiche inconsuete con delicatezza e maestria, la teenage witch vive in un universo dove le foto sono in bianco e nero ma l’apartheid non è mai esistito. “Le terrificanti avventure di Sabrina” è un prodotto figlio di questo millennio, e non ha bisogno di coming out e discorsi politically correct: queste battaglie sono già state vinte a Sunnydale. La scelta del cast non risulta forzata, né sentiamo il peso della quota nera e della quota queer, perfettamente inserite nel contesto. Al massimo infastidiscono interpretazioni non sempre adeguate.
Il love interest di Sabrina è caratterizzato solo in quanto tale, con vaghe pennellate di carattere disegnate sempre da altri.
Sullo schermo non assistiamo alla nascita del gruppo di amici. Ci dobbiamo accontentare di prendere per buono ciò che ci viene detto. Fingendo di non vedere l’imbarazzo fra i giovani attori che non hanno ancora l’affinità giusta per venderci un rapporto profondo. Sembra prematuro dotarli già di poteri. Come già visto in “The Vampire Diaries”, questi vengono acquisiti per linea di sangue. Non sono cercati né meritati. E spesso diventano dei ex machina che giustificano veri e propri buchi di trama. Le Tre Sorelle e Nicholas non brillano per carisma, risultando troppo spesso prevedibili cartonati. Ma se Cordelia è diventata uno dei personaggi più memorabili del piccolo schermo, c’è speranza anche per Prudence.
La storia con Harvey soffre dello stesso limite delle amicizie che ci vengono presentate a Greendale. In questo caso però l’alchimia fra Kiernan Shipka e Ross Lynch ci regala scene abbastanza credibili di un amore adolescenziale e teneramente ingenuo. Il vero dramma avviene quando Harvey Kinkle viene lasciato solo in scena. Il love interest di Sabrina è caratterizzato solo in quanto tale, con vaghe pennellate di carattere disegnate sempre da personaggi terzi. Perfino suo fratello Tommy, da zombi, sembra avere più vitalità. Non basta dare una matita a un nerd e fargli disegnare fumetti per chiudere un personaggio.
Lunga vita a “Le terrificanti avventure di Sabrina”. A patto che queste ottime premesse non vengano disattese.
La ribellione muove ogni azione delle donne forti che guidano la protagonista. Zia Hilda e Zia Zelda dovranno fare i conti l’una con l’altra e con se stesse, rivedendo le proprie credenze e le proprie aspirazioni. Ms. Wardell, di cui capiamo l’identità dopo 5 minuti dalla sua prima apparizione, nonostante ci venga svelata solo nel season finale, vuole il potere. Sabrina ambisce alla libertà, fuggendo il destino che le è stato cucito addosso. Tutte si troveranno a combattere inconsapevolmente nella stessa fazione. Dall’altra parte Satana, Blackwood e gli uomini, deboli potenti, dovranno difendere lo status quo contro il femminino risorto e apparentemente sottomesso.
Sabrina Spellman non è ancora Buffy Summers. Non ha avuto il tempo di svilupparsi. Ma può ambire alla corona, o almeno alla medaglia d’argento, per la migliore serie sul sopranaturale degli ultimi anni. Dimenticati gli stucchevoli fratelli Salvatore, il divertente “Teen Wolf”, l’onanismo registico di Ryan Murphy, le varie streghe e i troppi detective del paranormale, finalmente abbiamo un prodotto che si avvicina, almeno nelle intenzioni, al capolavoro del genere. L’eccellenza ha ancora un paletto di frassino in mano, e non teme paragoni. Ma finalmente gli studenti di Joss Whedon hanno iniziato a scrivere. Lunga vita a “Le terrificanti avventure di Sabrina”, allora. A patto che queste ottime premesse non vengano disattese.