Sentiamo spesso dire che “la musica non è più quella di una volta” e più cresciamo più ognuno di noi si rende conto di come se stesso e quelli che lo circondano, rimangono attaccati a concetti di musica passata, sbeffeggiando i generi moderni. “Sacrosanto” direte voi, ma “Non molto” rispondo io. Partendo dal presupposto che ogni parola va pesata e ogni pensiero è legittimo , prendete questo articolo come uno spunto di riflessione. Torniamo a noi quindi: la musica non è più quella di una volta. Ora mi rivolgo a tutte le generazioni. Quante volte avete sentito dire i vostri genitori, fratelli maggiori e addirittura nonni dire questa frase? Centinaia, ne sono sicuro.
Questo perché la musica non solo ci lega emotivamente a un periodo storico o una particolare emozione della nostra vita, ma perché la musica evolve, e mai come in questi anni. Mi viene da pensare al passato però, un passato decisamente lontano. 1756: viene alla luce un bambino in quel di Vienna. Quel bambino si chiama Wolfgang Amadeus Mozart. Quel bambino è destinato a scrivere alcuni tra i più grandi capolavori della musica di sempre, ma nonostante questo, non mi sembra sentir dire in giro cose come “EH, i Led Zeppelin fanno solo rumore, quella del 1700 si che era musica”. Forse perché onestamente parlando, quelli che hanno avuto il piacere di presenziare ad un concerto del buon Wolfgang al momento sono tutti deceduti.
Però immaginate cosa avrebbero detto ascoltando una chitarra distorta, un basso elettrico o ancor di più un auto tune (ed escludiamo la parentesi “è un marchingegno creato dal Diavolo in persona”. Ci sarebbero stati dei borbottoni che avrebbero continuato a seguire l’onda del “vecchio è meglio”. Ora però, inutile cominciare a confrontarlo con quella o quell’altra band. Vale lo stesso per tutti. Per chi ascoltava i The Beatles e poi si è ritrovato i Queen. Per chi ascoltava i Queen e poi si è ritrovato Nirvana e Pearl Jam. Per chi ha vissuto a quel tempo e poi sono arrivati blink-182 ed Evanescence, e poi i Linkin Park, il rap, la trap e Achille Lauro. E indovinate un po’ cosa accomuna tutti questi artisti? Nulla!
Nulla se non la discendenza da altri generi musicali e la voglia di emulare ma anche di portare qualcosa di positivo. Quindi sembra un po’ inutile paragonare il successo di questa o quella band a una di trenta anni prima. E cosa ancor più sbagliata, non siamo in grado di metterci nei panni delle nuove generazioni e capire quali sono i loro metodi di comunicazione e i loro bisogni. Per cosa devono ribellarsi e cosa più conta. Fortunatamente, e dico fortunatamente perché non sarebbe stato il massimo vivere in periodi di guerra, gli anni delle grandi crisi e delle guerre sono finiti. I Måneskin non provano a fermare la guerra in Vietnam con la loro musica e non devono portare nulla alla luce che non sia già sulla vostra home di facebook. Sfera Ebbasta non deve portare avanti un movimento legato al razzismo e alla situazione del Ghetto.
Siamo consapevoli del mondo che ci circonda, ma restiamo ciechi agli occhi delle nuove generazioni, non riuscendo a immedesimarci un minimo in quello che i nostri figli e nipoti stanno vivendo in questo momento. Ci limitiamo a lamentarci dei bei vecchi tempi andati, delle mode passate che tornano, ma infondo, abbiamo fatto e visto tutto ormai. E quello che al momento è nuovo, da bravi vecchietti che siamo, ci spaventa. Se si sale sul palco con denti d’oro e anelli, allora si viene visti come ricconi spacciatori senza talento. Se si sale sul palco vestiti da donna e truccati, allora degli emulatori di tempi andati. Se si fa rock non si è originali ma delle copie, se si fa trap, allora non c’è nulla da comunicare e questa musica non è degna di essere ascoltata.
E allora che dovrebbe fare un artista per essere ascoltato? per essere al pari di quelli del passato. Beh, al momento nulla, solo aspettare che passino 30 o 40 anni e sentire i loro sostenitori dire alla nuove generazioni che come loro non ce ne saranno più. Ecco perché non dovremmo paragonare mai band di epoche diverse. Perché oggi i social la fanno da padrona, ed essere famosi è un lampo, ma anche essere dimenticati. perché oggi la musica si produce in casa ad ottimi livelli, ma per emergere tra le decine di migliaia, ci vuole coraggio nell’essere differenti. Quanto basta per essere notati, ma non tanto da sembrare un fenomeno da baraccone. Quindi come possono arrivare le nuove generazioni ai livelli delle vecchie? Forse non possono.
Magari però dovremmo essere più consapevoli, e cercare di smettere di criticare qualcuno che fa qualcosa di buono, solo perché noi non siamo stati in grado, o perché qualcuno che abbiamo amato ora non farà più musica. Dobbiamo cercare di aprire gli occhi verso un palco molto più grande di quello limitato della nostra mente, e cercare di dare consigli saggi a giovani che devono crescere e che possono far bene. Ma infondo anche il produttore dei Queen scartò il loro album perché non adatto adatto alla radio. Anche il padre di Freddie Mercury non capiva la sua musica. D’altra parte, il consiglio ai più giovani è quello di cercare di ricercare il suono nelle grandi icone del passato, e portare la musica a un livello di espressione poco materiale, non per fare like, ma per trasmettere un’emozione, cosa che sempre più spesso viene dimenticata in musica.