SIRENTE: "vorremmo riuscire a fare qualcosa di bello di grande in modo da non pentirci quando saremo più vecchi"
I Sirente, giovane band abruzzese, ci parlano di "Vivi a domani" il loro primo singolo uscito lo scorso 20 novembre
I Sirente, giovane band abruzzese, ci parlano di "Vivi a domani" il loro primo singolo uscito lo scorso 20 novembre

SIRENTE: “Vorremmo riuscire a fare qualcosa di bello di grande in modo da non pentirci quando saremo più vecchi”

Diamo il benvenuto su Music.it ai Sirente. Prima domanda per rompere il ghiaccio: raccontateci qualcosa di divertente o di imbarazzante che vi è successo su un palco o in studio.

Noi con i Sirente suoniamo dal 2016, mi ricordo durante un live mentre stavamo suonando si è sentito un forte rumore dalla tastiera. Non ricordo bene cosa fosse successo ma a un certo punto si è sentito un boato, era come un tuono, e ci sono girati tutti di scatto.

Parliamo di “Vivi a domani”. Dal terremoto dell’Aquila fino alla rinascita di una città intera. Quanto vi descrive questo brano e perché la scelta di questo “ottimismo nel domani”?

 Il brano descrive molto delle nostre vite perché nel periodo del terremoto è stato un momento buio nella vita di tutti. Non solo perché avevamo perso una città intera ma perché sono venuti a mancare tutti quegli spazi di ritrovo che avevamo con i nostri coetanei. Vedevamo il domani come un qualcosa di buio e di difficile. “Vivi a domani”, è stata scritta dal nostro bassista Riccardo Giuliani, e parla di come la musica sia stata di grande aiuto in quei momenti e di come l’esperienza del terremoto abbia influito su tutti noi.

La perdita degli spazi per i più giovani, immagino, sia stato la cosa più difficile.

Sì, perché si è fermato tutto. Ti faccio l’esempio delle sale prove, io già prendevo lezione di batteria e la scuola di musica dove andavo è rimasta chiusa per tanto tempo. C’è voluto molto per riprendere la quotidianità e le normali abitudini.

Quanto influisce la vostra terra nella vostra produzione musicale? Perché?

Più che sulla produzione musicale ha influito sulle esperienze di ognuno di noi. Poi queste esperienze vanno a finire nei testi e nella musica. Diciamo che l’Abruzzo ha influito sulle persone che siamo. Poi abbiamo cercato di trasferire quelle esperienze e quelle emozioni in ciò che suoniamo. 

Quali sono i vostri riferimenti musicali? Che artisti influenzano la vostra produzione musicale?

Se parliamo di generi e di artisti ti posso dire che abbiamo gusti completamente diversi. Ognuno di noi prende spunto da quelli che sono i suoi riferimenti musicali. Posso dirti che abbiamo tutti in comune la passione per i cantautori italiani e le band inglesi del Brit Pop anche quello più recente non solo quello degli anni ‘90. Poi non ci ripetiamo mai, perché ognuno porta in sala prove le varie situazioni musicali che ha come riferimento e questa cosa ci aiuta in fase di scrittura. Comunque siamo molti attenti anche alla scena musicale attuale, non disprezziamo affatto gli artisti attuali, tipo quelli della scena indie. Poi possono anche non piacere ma comunque hanno fatto bei numeri in tempi brevi.

Come definireste il vostro genere?

Diciamo che troviamo nel pop il nostro punto di incontro. Non solo quello inglese ma anche quello italiano, ad esempio. Se dovessi definire un genere io direi più che altro pop.

Il vostro brano esce in un momento complesso. Voi come state? Come se la passa la vostra musica?

Noi in questo momento siamo in zona rossa quindi non possiamo vederci. Naturalmente far uscire un brano adesso è stato un po’ una scommessa, però è stato bello poter rivivere seppur in parte i riscontri che si hanno quando le persone ti ascoltano live. Ovviamente ci mancano i live e le sensazioni delle persone però il momento è quello che è e bisogna accontentarsi.  Posso dirti la stessa cosa delle interviste, stare faccia a faccia è una cosa più bella, in grado di dare sensazioni più forti.

Come ha reagito la vostra creatività in questi mesi di lockdown? Avete continuato a lavorare o siete in pausa?

In realtà durante la quarantena abbiamo avuto molto più tempo per scrivere nuovi brani. Da una parte è stato un disagio ma dall’altra ci ha aiutato a produrre nuovo materiale. Diciamo che i mesi di chiusura ci hanno permesso di lavorare alle idee che avevamo e iniziare ad abbozzare quelli che sarebbero diventati i nuovi pezzi. Poi non avendo avuto la possibilità di vedersi di persona ognuno di noi ha iniziato a lavorare sul proprio materiale che poi abbiamo potuto provare quest’estate quando hanno allentato un po’ le misure di contenimento del virus.

Come si vive nella scena musicale italiana in questo periodo? C’è qualcosa che vi piace? Vi sentite integrati?

Sì ci sentiamo abbastanza integrati. Poi le persone hanno gusti differenti e magari, per il momento, sono in classifica i rapper e i trapper, però la scena musicale è abbastanza omogenea e aperte a nuove esperienze. C’è ancora parecchio pubblico che ascolta il pop, diciamo che non si è spostato tutto sul rap e cose del genere. Poi c’è molta più voglia di spaziare, le persone non si focalizzano più su un solo genere. Si è un po’ amalgamato il tutto e ci sono anche più possibilità di ascoltare cose nuove e questo fa bene soprattutto ai musicisti.

Cosa succederà dopo la fine dell’emergenza sanitaria? Quale futuro per la musica e i lavoratori dello spettacolo?

Io credo che fino a che non si troverà un vaccino sarà difficile che ci siano aperture per musica live e spettacoli culturali. Non credo potranno esserci eventi fino a che non ci sarà la sicurezza del vaccino. La musica sta vivendo un brutto periodo e sarà difficile riprendere i ritmi di prima. Anche i lavoratori dello spettacolo stanno vivendo una situazione di estrema difficoltà, il settore è in crisi e ci vorrà molto per poter tornare a com’era prima. Sicuramente bisogna trovare delle soluzioni perché ci sono in ballo posti di lavoro e con questa situazione non dargli nessuna importanza è tremendo.
La crisi nel settore dell’arte c’è sempre stata ma adesso è veramente una situazione grave.  Tanti artisti importanti hanno cercare di dare un contributo per i lavoratori dello spettacolo, per dare visibilità al problema ma forse non è ancora abbastanza. Vero anche che le alternative, al momento, non ci sono.

L’ultimo concerto che hai visto?

Mi sembra Salmo, nell’estate del 2019 al Rock in Roma. Sono andato principalmente per vedere Jacopo Volpe, il batterista, però sì l’ultimo concerto è stato quello. Poi quest’estate qualche serata nei pub qui vicino, hanno suonato alcuni gruppi di amici e sono andato a sentirli.

Ultima domanda, il classico “fatevi una domanda e datevi una risposta”, che ci dite?

Ah proprio la citazione di Marzullo!! [ride]

Allora mi domando, e parlo al gruppo: cosa desiderate di più?
E rispondo che vorremmo riuscire a fare qualcosa di bello di grande in modo da non pentirci quando saremo più vecchi [ride]. Poi ovviamente vorremmo portare la nostra musica a più gente possibile.