VEIL è l’esordio in chiave alternative metal degli OVERCHAINS
Gli Overchains in uno scatto

VEIL è l’esordio in chiave alternative metal degli OVERCHAINS

“Veil” è l’album d’esordio degli Overchains. La band, formata da Matthew Aguy (voce), Anthony De Francesco (chitarra), Tommaso Orfeo (chitarra), Edoardo Bighi (Tastiere), Paolo Pagnanini (Batteria) e Jack Ch (basso), fin dalle prime note dipinge atmosfere grevi e tormentate. I riff di chitarra heavy, uniti agli acuti ed alle linee vocali in scream tessono le trame di un tetro panorama sonoro. L’alt metal in stile Evanescence viene unito ad elementi più in linea con la tradizione power metal e classic metal. Non è possibile non aspettarsi rapidi assoli e la martellante doppia cassa della batteria, che troviamo puntuali nella stragrande maggioranza dei pezzi.

“Veil” degli Overchains è un disco di dieci brani. Tra tutti segnaliamo “Radiant Moon”: la struttura della canzone funziona, spiccano i cori in stile epic ed un ritornello cantabile. Segue “Another (Don’t Save Me)”, a nostro avviso il pezzo forte dell’album. Il ritornello propone spunti interessanti, così come gli assaggi di synth presenti nell’intro. La scissione interiore è marcata: «Kill me, cure me, help me (don’t save me)». Un attimo di respiro sembra finalmente venir concesso in “Hidden Veil”, dove le chitarre distorte lasciano il posto ad un intimo momento per piano e voce, salvo riapparire poi violentemente nel finale.

“Veil” è l’album d’esordio degli Overchains. Non si fanno attendere le strazianti lacerazioni interiori, il desiderio di annichilimento, ma allo stesso tempo la necessità di essere salvati

I temi affrontati in “Veil” degli Overchains ricalcano gli argomenti che siamo soliti trovare in decenni di alternative metal. Non si fanno attendere le strazianti lacerazioni interiori, il desiderio di annichilimento, ma allo stesso tempo la necessità di essere salvati. E poi veli da squarciare per portare alla luce l’essenza delle cose, il bisogno innegabile di essere sé stessi.
A volte, in “Veil” mancano spunti originali: le sonorità proposte sono in fondo note da decenni. Alcuni brani risultano non particolarmente coesi, ed inoltre maggiore cura poteva essere riposta negli arrangiamenti e nella produzione. C’è dell’innegabile potenziale in questo album d’esordio degli Overchains, ma sicuramente la band può regalarci di meglio in futuro.