Vent’anni di carriera sono già duri da raggiungere. Farlo con coerenza e consapevolezza è semmai ancora più difficile. Eppure anche questa tappa è arrivata per una delle punk rock band più importanti in Italia. Accanto a nomi come Punkreas, Derozer e Porno Riviste, L’Invasione degli Omini Verdi hanno portato sempre alto il nome del punk nel nostro paese. E a sei anni di distanza dal loro ultimo lavoro, pubblicano finalmente “8 bit”, con il quale guardano a questo ventesimo anniversario, più come una rinascita che come un traguardo. Un modo cioè per ribadire la propria presenza all’interno della discografia italiana e per rimettere in quadro questo grande ritorno agli anni Ottanta e Novanta.
Se infatti il titolo dell’album rimandi al fatto che si tratta dell’ottavo lavoro de L’Invasione degli Omini Verdi, è anche vero che il cuore di “8 bit” è il ritorno alle origini. Quelle origini che hanno tratto la loro forza dal punk rock americano tipico degli Novanta e che hanno fatto degli Omini Verdi il loro punto di forza. Così anche “8 bit” parte da una copertina dal sapore vintage, cartolina di presentazione per una realtà oggi decisamente inflazionata. Non a caso il singolo scelto per anticipare l’uscita dell’album è stata la traccia “Arcade Boys”, pezzo commissionato dai due omonimi youtubers in cerca di una nuova sigla, ma che nasconde forse il cuore del messaggio che la band vuole lanciare.
“8 bit” de L’Invasione degli Omini Verdi è un ritorno alle origini.
Il videoclip del pezzo infatti vede gli Arcade Boys giocare con un videogioco arcade che ha come protagonisti proprio gli Omini Verdi. Quest’ultimi se la dovranno vedere con artisti del nascente mondo trap e il redivo rap, in nome di un bisogno di riprendere il proprio posto tra gli scomodi portavoce di una ribellione sociale. A ritmi velocissimi, linee di basso prepotenti e doppi colpi sulla cassa, L’Invasione Degli Omini Verdi pubblicano testi che sono figli del nostro tempo. Contro ogni tipo di indifferenza, arrivismo sociale e omologazione, “8 bit”, traccia con i suoi otto brani un percorso che si discosta comunque dalla loro discografia per una sorta di ottimismo che lo attraversa.
Accanto a titoli come “Credimi”, canzone che esprime il bisogno di comunicare, e “Rinuncia” dove affrontano i temi di ingiustizia sociale, trova posto una canzone nuova. “La nostra storia” è il secondo perno su cui ruota “8 bit”. Qui gli arrangiamenti si fanno più curati, come a voler sottolineare quanto il testo sia stato ispirato. Dietro alla durezza del punk rock, si nasconde un vero e proprio omaggio ai fan, a chi per venti anni ha visto nascere e crescere una band che racconta di sogni e disillusioni, di indifferenza e arrivismo, senza mai peli sulla lingua. Ad “8 bit” manca il mordente che aveva avuto “In nome di chi?”, ma, come dimostrano le influenze rock’n’roll e nu-metal, è una prima tappa da cui ripartire senza mai dimenticare le proprie origini.