Il rapper romano Blayk torna con il nuovo disco "Transition"
Il rapper romano Blayk torna con il nuovo disco "Transition"

BLAYK: ” L’importante è far arrivare a più persone possibile i tuoi contenuti”

Ciao Blayk, è un piacere poter scambiare qualche parola con te. Partiamo in quarta ed iniziamo subito raccontando ai lettori un’avvenimento particolarmente divertente della tua carriera.

Ciao, è un piacere anche per me. Io non ho fatto moli live ma ricordo una scena in particolare. Una volta sono andato a Napoli, per un evento di un amico. Questo amico a sua volta è molto amico di Clementino. Come ben saprai solitamente sono gli artisti emergenti ad aprire agli artisti più grandi. Quella volta invece è successo che proprio Clementino è salito sul palco ed ha cantato prima di me. Un po’ come se avesse aperto il mio live. Ovviamente ci ho scherzato su e Clementino non ha neanche potuto ascoltare il mio live perché è dovuto andare via.

Beh, direi che è davvero qualcosa che potrai raccontare sempre con il sorriso. Invece hai impegni nel futuro prossimo?

Prossimamente sarò ospite allo stadio di Belluno dove canterò nello stacco del primo tempo della partita della nazionale cantanti. Ho da poco firmato con  la loro etichetta. Gli ho presentato il progetto già finito e sono subentrati ad album finito. Ora si stanno occupando per lo più della promozione. Ho avuto modo di interfacciarmi con Paolo Valesi che è il direttore artistico al quale sono piaciuti tutti i miei brani.

È un ottima cosa questa. Ti trovi bene con loro?

Credo sia un ottimo trampolino di lancio per un artista emergente. La nazionale ti da l’opportunità di esibirti in contesti che ti danno molta visibilità, come in questo caso in uno stadio. Sicuramente ti aiuta a crescere, a imparare a rompere il ghiaccio di fronte a un pubblico vasto, piuttosto che con quello di un pub. Ovviamente la cosa all’inizio è un po’ spaventosa ma la sto vivendo come fosse uno svezzamento per quella che poi potrebbe essere la mia carriera futura.

Ottimo, spero che mi farai sapere poi come è andata dopo il concerto. Tornando a te, raccontami come ti sei avvicinato ala musica e perché hai deciso di farla diventare lo scopo della tua vita.

Io mi sono avvicinato al rap un po’ come tutti gli artisti che ora sono sulla cresta dell’onda a livello nazionale. Quindi i miei ascolti erano per lo più verso l’hip hop americano, i mostri sacri della musica come Eminem, The Notorious B.I.G, 50 Cent etc. Da lì ho iniziato a rappare sulle prime basi “americane” e sperimentare. In un secondo momento invece ho scoperto che anche in italia c’era chi faceva rap, per quanto fossero molto pochi. I miei ascolti vanno da Fabri Fibra al Truceklan fino a Noyz Narcos. Ma tra tutti quello che mi ha convinto e ispirato di più a prendere questa strada è stato Marracash. Ho ascoltato tutto e conosco a memoria tutte le sue canzoni.

Parlando allora di artisti italiani mi viene da chiederti se allora fanno parte delle tue ispirazioni anche i Colle Der Fomento.

Li ho ascoltati ma non ho mai approfondito i loro lavori se devo essere sincero. Nella mia formazione non sono stati influenti come gli altri. Diciamo che mi sono ispirato più ai modelli classici.

Della loro musica quanta ce n’è in “Transition”il tuo album attuale? I riferimenti sono palesi o hai cercato di staccarti dai tuoi ascolti?

Se ascoltassi il mio primo mixtape, quello registrato proprio nella cameretta sentiresti proprio lo stile del Truceklan. In questo album invece ho cercato di trovare il mio stile. Sia dal punto di vista delle sonorità che da quello della scrittura. Ho cercato di identificarmi in uno stile che sia solo mio insomma. Ovviamente c’è molto del mio bagaglio culturale. I concetti e i contenuti delle canzoni possono ripetersi o comunque il mio pensiero può seguire quello di altri. Come ad esempio il peso di una generazione in uno degli album di Marracash è quello che può trasparire anche dal mio, come i concetti del lavoro, del posto fisso. Diciamo che in questo album racconto una mia personale fase di transizione.

È stato come una sorta di risveglio dal torpore quindi.

Si, ho sentito fortissimo il bisogno in me di raccontare quello che stavo provando. Ho deciso di riprendere in mano la musica che avevo abbandonato da qualche tempo.

Invece quale credi che sia l’elemento principe di “Transition”, il tuo nuovo album, che ti porta fuori dal convenzionale?

Beh, come dicevo poco fa, il tema cardine è appunto la voglia di rivalsa nei confronti di una società fin troppo dormiente. Il fatto di non rimanere schiacciato da una vita che ti impone determinate regole. Credo che al giorno d’oggi alla maggior parte delle persone non piaccia quello che fa, il loro lavoro, il loro stile di vita. Non gli da alcun tipo di stimolo per proseguire o essere felice. Io scrivo principalmente per me stesso ma sarei felice se chi ascoltasse questo album, attraverso le mie canzoni trovasse la forza per realizzare i propri sogni.

D’altronde la musica è condivisione, quindi stai condividendo quello che provi credendo nell’empatia di chi ti ascolterà.

Esatto, inoltre credo che sia fondamentale rimanere se stessi. Se ascolti il main stream attuale ti accorgerai che ormai l’hip hop è stato snaturato. Nasce come musica di protesta e io continuo a farlo con il mio stile, mantenendo quelle radici. Oggi invece viene proposto un rap che non è più rap, che non parla di nulla,

Continuiamo a parlare dell’album, se ti chiedessi di raccontare “Trasition” in poche parole a chi non l’ha ascoltato, cosa diresti?

Un album molto introspettivo che va ascoltato attentamente dalla prima all’ultima traccia per poter capire il viaggio che in esso è contenuto. C’è un filo conduttore che collega tutte le canzoni dalla prima all’ultima, e vanno ascoltate tutte per immedesimarsi.

Domanda scomoda, So bene che ogni canzone è come una figlia, ma tra le 13 di “Transition” c’è una preferita?

Guarda, sicuramente la traccia numero 3, “Transition” che forse è la più significativa. È stata la prima che ho registrato e che ha dato il via a tutto il lavoro. Credo sia la più rappresentativa, e l’ho scritta in un momento in cui avevo davvero bisogno di scrivere. Forse è la più sentita tra tutte. Poi da lì è tutta una serie di conseguenze, una vera e propria transizione. Come iniziare con delle consapevolezze e finire il lavoro con idee totalmente diverse.

Qualche anno fa avevi già pubblicato un altro album, “La fenice”. Quali credi siano le differenze tra i due? Credi di essere maturato o essere più pronto ad affrontare determinate situazioni?

“La fenice” è un album scritto in seguito a un incidente stradale nel 2012. Ho scritto tutto l’album in ospedale e lo considero più un mixtape. La differenza è grande, specialmente da un punto di vista qualitativo. La ricerca dei testi è stata molto più dettagliata e ho cercato di sperimentare uno stile tutto mio. In “La fenice” non avevo ancora una mia identità.

Quindi è un album in qualche modo più studiato

Assolutamente si, ho cercato di arrivare all’ascoltatore in maniera non troppo diretta, non troppo irruenta. C’è sempre una ricerca della melodia in ogni traccia, che serve a smorzare dei concetti particolarmente forti. In alcuni pezzi specialmente cerco di essere in un certo senso più appetibile al pubblico, sempre mantenendo però il mio stile. Bisogna comunque cercare di seguire le tendenze di mercato quantomeno per riuscire a portare la musica fuori dalla propria stanza. L’importante è far arrivare a più persone possibili i tuoi contenuti, poi se li canti o li rappi la differenza è poca.Il concetto è quello che conta.

Tornando alla musica contemporanea, ci sono artisti che al momento apprezzi o continui a seguire?

Come dicevo poco fa negli ultimi  anni il rap si è un po’ perso. Questo ha comportato lo snaturamento dell’hip hop per cosi dire “classico”, puro. Ci sono artisti molto validi anche nella nuova scuola che hanno mantenuto queste radici e che apprezzo molto. Altri invece fanno musica che non classificherei neanche rap, senza fare nomi.

Parlando di Talent invece, credi che oggi sia un buon palcoscenico o uno snaturamento dell’artista?

Io non ho mai partecipato quindi non do’ molto credito alle voci, e non ho la certezza di quello che succeda in un talent. Però posso dirti che personalmente non andrei mai in un talent per il semplice fatto che non credo sia un palcoscenico che mi appartiene. Proverei prima a farcela fuori con le mie forze. Penso che chi va in un talent è lo stesso che poi fuori solo con le sue forze non ce l’ha fatta e deve ricorrere a questo mezzo. Peccato poi che non riescono ad arrivare al pubblico, perché è talmente vasto che devi in un certo senso essere commercializzato. È inevitabile questa cosa. Per mantenere il tuo stile e rimanere autentico secondo me prima devi provare a farcela da solo. Crearti una tua strada e non passare da non avere un pubblico ad averne uno così vasto che alla fine non sa neanche chi sei.

Domanda di rito: La canzone che non vorresti mai aver scritto. Qui ti devi scoprire!

Aspetta, aspetta (ride). Credo proprio quella di Young Signorino… come si chiamava? Quella che fa “Mmh ha ha ha”.

Quella che invece avresti voluto fosse tua!

Ce ne sono parecchie, ma tra tutte ho riascoltato recentemente “Bastavano le briciole” di Marracash che avrei troppo voluto scrivere io. È un pezzo davvero significativo, che mi rappresenta molto. Come io mi sono ritrovato in quella canzone spero che qualcuno faccia lo stesso con le mie.

Perfetto, Ti lascio andare per ora. Come per tutti ti lascio un po’ di spazio libero per dire quello che vuoi ai lettori. Ringraziare, salutare la mamma etc. A presto!

Ci tengo molto a ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questo progetto. In primis il mio produttore, che è riuscito a capirmi. Come dice Big Fish: “Il produttore deve essere lo psicologo del rap” e lui ci è riuscito molto bene, capendo esattamente quello che volevo trasmettere. Anche il mio amico di infanzia Francesco, che ha contribuito molto sia negli argomenti e nei testi, spesso scaturiti da conversazioni avute con lui, che nella musica, in quanto un ottimo chitarrista. Devo anche ringraziare il mio amico Twice, rapper emergente di torino molto promettente, che ha fatto un featuring nel disco. Infine ovviamente la mia ragazza che mi ha sempre supportato e che canta i ritornelli. Mi ha sostenuto molto dal punto di vista morale e tecnico, nel trovare le melodie.

 

 

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