In ordine sparso: Giacomo Papini, Marco Bolgi, Francesco Torzoni e Andrea Salvadori, gli Ethel Floon.
In ordine sparso: Giacomo Papini, Marco Bolgi, Francesco Torzoni e Andrea Salvadori, gli Ethel Floon.

ETHEL FLOON: “Non abbiamo mai pensato neanche un secondo di smettere”

Oggi abbiamo gli Ethel Floon su Music.it! Benevenuti ragazzi, vediamo di rovinarvi subito la reputazione: raccontate ai lettori il racconto più imbarazzante capitatovi sul palco o in studio. Dove vi pare, basta che sia inedito!

Ciao a tutti! Fin da subito abbiamo avuto l’opportunità di girare l’Italia grazie al nostro primo EP, uscito nel 2016. Sono successi episodi bizzarri soprattutto fuori dai palchi, ma il primo che ci viene in mente è sicuramente durante il sound-check prima di un live a Firenze. Il tecnico del suono, dopo aver finito, ci chiede come ci chiamavamo. Non fa in tempo a finire la frase che il nostro bassista esclama “Io mi chiamo Francesco, basso”. Ciò ha provocato risate sguaiate tra i presenti e il tecnico del suono rimase impietrito, pensando che lo stessimo prendendo in giro. Oltre questo, c’è stato un episodio bizzarro mentre eravamo a suonare in un posto che non riveleremo. Ci siamo ritrovati a dormire esattamente dove abbiamo suonato. Oltre al fatto che la temperatura era probabilmente al di sotto dello zero, abbiamo notato che quel posto era un continuo via vai di persone asiatiche. Non abbiamo mai capito perché e probabilmente era meglio non saperlo.

Essendo io di Roma, non posso che chiedervi scusa per via dell’episodio in cui, proprio in una data romana, vi hanno derubato di tutti gli strumenti. Qual è stata la prima reazione? Imprecazioni varie in privato, siate gentili col pubblico.

È una cosa che non auguriamo a nessun musicista o artista che sia. Vedere la nostra auto, da venti metri, con i vetri rotti è un’immagine che non ci scorderemo facilmente. Non avevamo neanche la forza di imprecare, il che è tutto un dire.

Ecco, magari altri avrebbero detto “basta”, o si sarebbero scoraggiati. Cosa vi ha spinto a continuare, nonostante questo enorme danno ricevuto?

Per quanto ci riguarda, non abbiamo mai pensato neanche un secondo di smettere. Sicuramente il fatto che fossimo tutti amici di lunga data e che fossimo tutti abituati a sentirsi tutti i giorni, ci ha dato la spinta per continuare. Il danno è enorme ma se la volontà è quella di suonare il problema non si pone!

Nel corso del tempo la vostra formazione è mutata fino ad arrivare a registrare “Ethereal”, vostro primo album. Cosa è successo dal 2016, anno in cui usciva il vostro primo EP “The Ethel Floon”, a oggi? Vi sentite cambiati voi stessi?

Sicuramente. È anche naturale cambiare, cambiano gli interessi, cambia anche il modo di intendere la musica. Crescendo, alcuni brani, alcuni riff che avevamo si sono sviluppati con nuove sonorità. O almeno questo è quello che abbiamo cercato di fare. Oltre a questo, Andrea, l’altro chitarrista, è entrato nel gruppo e ha contribuito per quanto riguarda nuovi suoni, aggiungendo anche la tastiera.

A proposito di questo “Etherial”, è un album che spazia tra sonorità molto diverse, a volte sembrano passare decadi! Chi sono gli artisti che più vi hanno ispirato?

È un album che ha brani molto diversi fra loro. Nonostante ciò, abbiamo cercato di unirli in un unico stile. La prima parte presenta brani molto simili tra loro, alcuni riff e arpeggi sono stati inseriti volutamente in altre canzoni. Questa “tecnica” viene adottata da molti gruppi rock psichedelici negli ultimi tempi. In particolare i King Gizzard & the Lizard Wizard e i Tame Impala che sicuramente hanno avuto grande influenza su di noi. Nonostante ciò, crediamo che il nostro stile si avvicini più all’alternative rock, al momento. La seconda parte è più vicina a come eravamo all’inizio. È una parte un po’ più rock, di cui siamo particolarmente fieri.

Cosa non deve mai mancare in un vostro brano per soddisfarvi appieno?

Come la maggior parte dei musicisti, a volte non siamo soddisfatti al 100% e quindi si tende sempre a modificare. Arma a doppio taglio, poiché a volte la semplicità funziona. Non sappiamo sinceramente cosa deve mancare per l’esattezza. Sappiamo che è scontato, ma forse la solidità del brano, che si ottiene solo suonando insieme. Oltre a questo cerchiamo di essere il più precisi possibile. Per il genere che facciamo è fondamentale, non ci fosse, si creerebbe confusione e basta.

Quali sono le tematiche di cui preferite parlare? E sopratuttto, perché riversarle in musica?

Le tematiche di cui parliamo sono varie, sicuramente niente di impegnato o che voglia fare la morale a qualcuno, sono temi semplici, a volte anche personali e non è facile trascriverli senza essere troppo espliciti, così cerchiamo di interpretarli attraverso un personaggio inventato che qualche volta ci aiuta anche a risolvere i nostri problemi, perché la stesura del testo è anche un momento di dialogo e confronto tra noi della band.

Avete in mente di uscire con un singolo? Se ci sarà una votazione, io scelgo “The Sweetest Juice”! È il più corto, ma quella linea di basso nell’intro mi è entrata in testa. Però anche “Milk”, bella “arrabbiata” e non scherza. Dai forza, svelatemi a quale brano volete più bene!

Più che singolo, uscirà il videoclip di una canzone che hai citato. In questo caso “Milk”. Abbiamo scelto “Milk” perché è la canzone che più ci rappresenta, un riff che avevamo da tanto, mescolato con una tastiera che fino a quel momento avevamo snobbato. Forse sì, è la canzone a cui vogliamo più bene! L’abbiamo girato per l’appunto pochi giorni fa insieme a Samuele Portera, un aspirante regista che ha tutte le carte in regola per farsi largo nel cinema e che ringraziamo calorosamente. Ci siamo veramente divertiti, anche se abbiamo girato la mattina dopo un concerto. Vi assicuriamo che la sveglia è stata la cosa peggiore. Uscirà all’inizio del 2020 e non vediamo l’ora! Per quanto riguarda “The Sweetest Juice”, suonarla è davvero la cosa più divertente che esista!

E ora che succederà, qualche tour in arrivo? O vi state concentrando già su qualche nuovo lavoro?

Stiamo programmando una serie di concerti per la primavera, anche se ad ora abbiamo in programma alcuni live nelle zone più vicine a noi. Oltre a ciò, siamo al lavoro di nuovi brani che non vediamo l’ora di far sentire. L’obbiettivo è avere una vasta scaletta da poter cambiare continuamente, in modo da avere molte soluzioni!

Ethel Floon, vi ringrazio davvero per essere stati con me. Se passate per Roma, fatecelo sapere! La redazione sarà pronta a scagliarsi in prima linea per difendervi dalle possibili malefatte! Salutate i lettori come preferite, alla prossima!

Grazie a voi per questa interessante intervista! Un saluto ai lettori, se vi va andateci ad ascoltare, ci trovate in ogni piattaforma possibile ed inimmaginabile! Malandrini alla larga!

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