SEEKING GLORY degli HOT ALIEN SAUCE è hard rock dal sapore alieno
Gli Hot Alien Sauce in uno scatto promozionale.
Gli Hot Alien Sauce in uno scatto promozionale.

SEEKING GLORY degli HOT ALIEN SAUCE è hard rock dal sapore alieno

hot alien sauce seeking gloryUscito il 5 giugno, “Seeking Glory” è l’album d’esordio del quartetto palermitano composto da Renato Provvidera, Fabrizio Passalacqua, Mimmo Pipitò e Fulvio Di Piazza. La band si autoproclama creatrice dell’alien hard/alternative rock, un genere dall’epiteto curioso che fonde elementi propri della tradizione hard rock anni ‘70 e ‘80 con contaminazioni provenienti da matrici differenti come punk, prog e fusion. Tuttavia, quello che emerge dall’ascolto di “Seeking Glory” è un sound tradizionale ormai consolidato e che guarda al passato con nostalgia. Il declamato crogiolo di generi diversi sembra in realtà apparire sullo sfondo dell’opera, sovrastato da un mix di chitarre, basso e batteria che rispecchia a pieno i canoni dell’hard rock classico.

“Seeking Glory” degli Hot Alien Sauce è un album di dieci brani. Tra tutti menzioniamo “Get Me”, sicuramente il brano più riuscito del disco, che riecheggia i Metallica del periodo “Load” e “Reload”. Seguono “Play Your Game” con linee di basso funkeggianti, “Tell Me When” in pieno stile hard rock e “One Way Ticket”, dove non si fanno attendere rimembranze dello scenario hair metal anni ’80. Spunti provenienti dal punk uniti ad un sound alla Bon Jovi si possono ascoltare in “When You Call My Name”. Viene poi lasciato spazio alla title track “Seeking Glory”, una ballad dai toni soffusi che però non spicca tra i brani proposti.

“Seeking Glory” degli Hot Alien Sauce ripropone con nostalgia sonorità hard rock già note

Le sonorità che abbiamo ascoltato in questo disco degli Hot Alien Sauce sono già note, e vengono ben ripresentate dalla band. Non c’è innovazione, ma una pedissequa riproposizione di temi sentiti in decenni di musica hard rock. Più attenzione poteva essere dedicata agli arrangiamenti: le frasi suonate dai vari strumenti sono a volte poco legate, sacrificando in questo modo l’impatto sonoro che il genere suonato dagli Hot Alien Sauce necessita. Il tutto è coronato da testi che evocano scenari già visti, cantati in un inglese di cui può essere migliorata la padronanza. Non posso che augurare al quartetto siciliano che il follow up di “Seeking Glory” sia ricco di sfumature più saporite ed interessanti, in una salsa aliena corposa ed intrigante.