Diamo il benvenuto su Music.it a The Rumpled. Anzitutto, vi chiedo di bandire ogni imbarazzo e di raccontarci almeno una vostra avventura, qualcosa di cui andate particolarmente fieri. Più è elevato il livello di disagio e più sarà ben accetta.
Uno dei ricordi più divertenti risale ad una mattina post concerto in Svizzera a Olivone. Stavamo facendo colazione, rigorosamente al di fuori dell’orario predisposto dall’albergo per concederci almeno 4 ore di sonno. Insomma, poi saremmo dovuti partire alla volta di Milano a concludere le registrazioni dell’album preso il Crono Sound Factory di Vimodrone. Ero seduto al tavolo, guardando piuttosto assorto la mia brioche vuota, in compagnia di Davide, il chitarrista, e Marco, il cantante, e ad altri illustri avventori dell’albergo. A svegliarci tutti ci avrebbe pensato Luca, il bassista. Comparve nella sala da pranzo palesemente irritato, nonché seminudo e ancora non del tutto rinsavito dalla sbornia della sera prima. La fidanzata l’aveva chiuso fuori dalla stanza senza vestiti, reo di aver avuto una condotta poco riguardosa nei confronti della gentile pulzella la sera precedente. Un’esperienza da vero rocker quella di Luca. Ma non dovete temere il peggio: qualche ora dopo venne stipulata la Pace di Milano che sancì un rafforzamento della coppia.
“Ashes & Wishes” è una miscela di sonorità. In alcuni brani il tradizionale irish folk è dominante, ma non è il solo bacino di riferimento. Cosa avete in testa per le apprezzate contaminazioni?
La verità è che ogni componente ha origini musicali profondamente diverse, e queste si riflettono sull’album nel momento della composizione. Ci sono diverse anime provenienti dalla musica classica, dal jazz, il pop, senza farci mancare grunge e metal. Inutile negare l’influenza che i grandi gruppi irish/punk degli anni 2000 hanno avuto su di noi, ma anche il folk italiano ha avuto la sua grande importanza.
Dietro a musicisti preparati c’è sempre un ascoltatore devoto. Quali sono le vostre stelle polari della musica?
Sicuramente Flogging Molly, The Rumjacks, Dropkick Murphys, Modena City Ramblers.
Cosa volete raccontare con i vostri brani? Oltre al semplice intrattenimento c’è una vena di riflessività che serpeggia nelle vostre melodie e che colpisce l’orecchio di chi ascolta.
Le storie narrate nei nostri brani hanno un unico filo conduttore immaginario: il narratore. Noi ce lo immaginiamo nei panni di un vecchio pescatore, seduto in un pub per trovare una tregua dalla pungente nebbia dell’Irlanda. Egli narra, rievoca le sue storie e racconta episodi di vita a lui narrate da altri. Sono favole d’amore, non sempre a lieto fine, storie di lotte e di contestazione. Ovviamente i testi fanno trasparire lo stato d’animo di chi le ha scritte.
Le vostre tracce sono molto equilibrate e nessun elemento della band rimane in sordina. Come avete raggiunto questo equilibrio espressivo?
La nostra fortuna, a mio modo di vedere, è quella di essere dei musicisti senza manie di protagonismo, pur avendo due strumenti solisti (violino e fisarmonica) che, giustamente la fanno da padrona nei jig del disco. Quest’armonia è stata raggiunta anche grazie all’aiuto di Gianluca Amendolara (Black Dingo Productions) e Maurizio Cardullo (polistrumentista rinomato che collabora, fra gli altri, coi Folkstone). Ci hanno seguiti durante la fase di produzione, aiutandoci su alcuni accorgimenti strutturali dei brani fino a renderli, come hai detto, equilibrati.
La formazione The Rumpled ha solo quattro anni e già è riuscita ad approdare a Montelago Celtic Festival. Quest’estate sarete gli headliner di un tour invidiabile. Emozionati?
Impazienti e felici. Sono queste le parole più adatte a descrivere le emozioni che ci stanno guidando verso l’inizio di un’estate di concerti. Questo fitto tour, ancora in fase di completamento, è il risultato di un costante lavoro a livello di performance live, ottenendo un livello molto soddisfacente nonostante le numerose variazioni di line-up. Questo 2018, con i buoni risultati che stiamo ricevendo da questo album, sembra essere iniziato alla grande. Adesso non vediamo l’ora di suonare e far divertire la gente che incontreremo fra i grandi palchi e le bettole d’Italia.
Voglio sperare che questo sia solo l’inizio di una lunga corsa. Chi si ferma è perduto! State già miscelando ingredienti per un altro album?
Chi vive di musica lo sa e mi capirà. Nuove melodie sono sempre in movimento nella testa degli artisti. Non vogliamo anticipare nulla che poi debba essere smentito, ma fra un concerto e l’altro è facile trovarsi a creare nuovi jig, che magari un giorno verranno concretizzati in un album.
Beh, spero di incontrarvi e di ascoltarvi live a Montelago. È stato un piacere avervi conosciuto. Al prossimo album!
Fatti vedere a Montelago, noi saremo lì il 2 e il 4 agosto. Grazie ancora!