I 46 anni di CAPAREZZA in 10 brani conosciuti, ma non troppo • MUSIC.IT
Caparezza (46 anni) durante un concerto al Rock in Roma
Caparezza durante un concerto al Rock in Roma

I 46 anni di CAPAREZZA in 10 brani conosciuti, ma non troppo

Michele Salvemini, o meglio conosciuto come Caparezza, compie proprio oggi 46 anni. In occasione del suo compleanno è giusto e doveroso ripercorrere la carriera di uno dei rap-rocker più amati degli ultimi anni. Molti pensano che l’esordio sia avvenuto con “Fuori dal Tunnel” nel 2003, ma così non è. Prima di essere Caparezza il cantautore pugliese vestiva i panni di Mikimix, ossia un compositore di brani melodici e minimali. Un alter ego oramai molto e sepolto, che così viene ricordato dallo stesso Caparezza: «Egli fu Mikimix, cantante insignificante, dal cui autodisgusto nacque il se stesso odierno».

L’esordio come Caparezza – che deriva dal dialetto pugliese dove Rezza è riccia– , e il cambio nome da Mikimix, avviene nel ’98. Tornato a Molfetta compone le demo “Ricomincio da Capa e Zappa” e “Con Caparezza… Nella Monnezza”. Il primo vero album di Caparezza viene pubblicato nel 2000, titolato “?!”. Il brano “La fitta sassaiola dell’ingiura”, in collaborazione con Angelo Branduardi, è uno dei singoli estratti. Una strofa sui incentrata sui capelli, molto importante, sta come a segnare il cambio di rotta.

«Chi manomette le tette della scultura, ne ignora l’amore e la cura. Ciocca dopo ciocca mi son fatto sta capigliatura, come un tiranno tra le mura non ho paura!»

Il 2003 è di certo l’anno in cui Caparezza esplode in ogni radio, televisione, discoteca e quant’altro, grazie al brano “Fuori dal Tunnel”. Il giusto e meritato successo finalmente investe il pugliese, ma questo non lo convince appieno. Questo proprio perché il senso della canzone stessa viene snaturato se infilato in ogni contesto che invece viene criticato nel brano stesso. La superficialità degli ascoltatori medi fa proprio sì che una critica al “diventimentificio” ne diventi l’inno stesso.

“Fuori dal Tunnel” è contenuta nell’album “Verità Supposte”, che contiene altri ottimi brani. Uno tra questi è “Il secondo secondo me”, e già da qui si inizia a capire come i giochi di parole di Caparezza prenderanno sempre più piede. Quindi Caparezza racconta le difficoltà nel continuare a fare ciò che fa, nel secondo se stesso al secondo album, ribadendo che «Io no no no no, non sono più quello di una volta!». Altro brano famosissimo del brano, e ancora suonato molto volentieri ai concerti, è “Vengo dalla Luna”, dove compare anche Diego Perrone, la cui lirica vuole distruggere il concetto di diversità.

«I politici no no no, non sono più quelli di un volta
Le donne no no no, non sono più quella di una volta
Io no no no no, non sono più quello di una volta
Solo la retorica è rimasta la stessa!»

“Habemus Capa” è il terzo album in studio, uscito a marzo del 2006, nella speranza che cose accadute come in ante e diverse le tematiche affrontate in questa nuova opera, come l’estrema frenesia in cui si imbatte l’umanità tutti i giorni e il devastante consumismo di “Torna Catalessi”; oppure il problema bullismo, di cui lui stesso fu vittima, raccontato in “La mia parte intollerante”. Ma una canzone che merita un plauso è di sicuro “Dalla parte del Toro”. Viene usato il toro come metafora per parlare di un problema enorme come l’oppressione del più debole, e le rime contenenti le rime in “ole” proprio come l’«Olè» classico spagnolo, sono veri e propri colpi di genio.

“Felici Ma Trimoni” è un brano folle. Magari non brilla per tematica, musiche o messaggio che vuol lanciare, ma è proprio questa la magia di Caparezza. Prendere una storia qualunque, che in questa caso parla del classico finto matrimonio uomo d’affari e modella, e da un lato farti fare grasse risate, per poi, come Pirandello, farti avvertire la pesantezza di ciò che accade intorno a noi.

«Esterrefatto misi all’atto che eravate otto fratto quattro, e dietro la grata quatto quatto presi nota del peccato fatto»

Il quarto album di Caparezza “Le dimensioni del mio Caos” viene definito “Fonoromanzo”, colonna sonora di un racconto contenuto nel libro “Saghe Mentali” dello stesso artista. L’album racconta di Ilaria, ragazza hippy del ’68, arriva nel presente finendo per innamorarsi della modernità che la circonda. Perde il proprio spirito rivoluzionario, proprio come molti lo hanno fatto intorno a lei, finendo per essere meri ingranaggi della società. I tempi sono cambiati, e “La Rivoluzione del Sessintutto” lo racconta egregiamente.

«Le Rivoluzioni sono scomparse, vedo in giro solo foto pornazze. Quanti credono nel ’68 e quanti vedono del sesso in tutto?»

Con il “Sogno Eretico” si raggiungono vette ancor più alte. Le tonalità e le musiche si fanno più arrabbiate. ruggenti e puramente rock. È giusto parlare di famose tracce come “La gigliottina”, “Goodbye Malinconia” o “Kevin Spacey”, ma “Messa in Moto” o “Non siete stato voi” troppe poche volte vengono menzionate. E poi c’è “La marchetta di Popolino”. Un brano che nei suoi pochi minuti riesce a prendere ogni personaggio del mondo di Topolino (Paperino e affini), per associarlo a una figura della società moderna più inetta e menefreghista, il così chiamato “Popolino”.

«(…) Sta lì a denunciare le consulte dei massoni, ma poi si fa annullare le multe da Basettoni»

“Museica” non è solo un album musicale, ma una visita guidata in un museo. Non è un museo qualunque; bensì la messa in musica delle visioni del cantautore di Molfetta. Nel mezzo ogni brano prende spunto o cita qualche opera d’arte o artista particolare e che ha dato ispirazione a Caparezza. “Cover” percorre la vita dell’essere umano, ma viene “spiegata” utilizzata Cover di album di grandi artisti della musica, partendo con “Innuendo” e finendo con “The Dark Side of the Moon”. “iIca Van Gogh” mette a confronto la generazione attuale a quella del pittore olandese, e forse «Tu, tu sei pazzo, mica Van Gogh!». E poi c’è “Fai da tela”, pezzo che prende spunto da “The Little Deer” di Frida Khalo, che mostra diverse debolezza” dell’artista, il quale si attanaglia tra sensi di colpa e insicurezze. Il titolo della canzone può essere scomposto in 4 frasi.

«Fai, fai da, fai da te, fai da tela! E lascia che la gente ti dipinga come può, come deve, come crede»

Arriva infine l’album “Prisoner 709”, uno dei lavori più impegnati e impegnativi di Caparezza. Prende il pubblico che ha raccolto fin ora per metterlo a sede di fronte a lui, e denudarsi completamente. Apre le proprie gabbie mentali per mostrarle a chi, con amore, l’ha seguito fino a oggi. Con l’acufene di cui è affetto che lo attanaglia sempre più, Caparezza riesce comunque a produrre un album devastante, sia per musica che tematiche e produzione. Una, forse, delle opere migliori. “Ti fa stare bene”, “Larsen”, e la stessa “709” sono tracce favolose. ” Ma Migliora La Tua Memoria Con Un Click”, in collaborazione con Max Gazzè, contiene una massima davvero, davvero bella. È davvero necessario passare prima per la sofferenza, per essere felici?

«Accettare il dolore per apprezzare la vita è come ingoiare un tizzone per apprezzare la pizza»

Tanti i brani che vedono la collaborazione del cantautore pugliese. Basti pensare a “La guerra del sale” di Daniele Silvestri, “Ci vuole molto coraggio” con gli Ex-Otago, “Troppo Avanti” insieme a Piotta, o la simpatica “Gli arbitri ti picchiano” insieme a Pinoscotto. Ma vi lasciamo con un brano che non è di Caparezza. Ma non vi preoccupate, “Wordsworth” di Murubutu vede proprio la collaborazione del cantautore pugliese. E se stavamo proprio parlando di canzoni di cui troppo poco spesso si parla, questa è davvero necessario menzionarla.