È uscito l’8 febbraio 2019 con Woodworm Records l’ultimo album dei The Zen Circus. La raccolta di 19 canzoni “Vivi si muore 1999 – 2019” racconta il percorso compiuto da quattro ragazzi di periferia che oggi rappresentano un caposaldo della musica underground all’italiana. La band capitanata da Andrea Appino non ha bisogno di presentazioni. Nel suo percorso ha affrontato ogni tipo di questione che possa ritenersi spiacevole, imbarazzante, o creare disagio. Dalla vecchia “Canzone contro la natura” rivolta all’industrializzazione, alla più recente “Catene” che ha saputo risvegliare sentimenti anche in ascoltatori lontani dal genere, e che abbiamo premiato come canzone del 2018 (qua playlist e articolo).
In quest’ultima raccolta troviamo brani che hanno rappresentato per tutta una generazione dei veri e propri inni alla libertà, all’amore e al libero arbitrio. Tra le più quotate ovviamente la traccia che dà il nome al lavoro “Viva”. Come apripista di “Vivi si muore 1999 – 2019” invece abbiamo l’ultimo inedito dei The Zen Circus, “L’amore è una dittatura”, brano che li ha portati per la prima volta ad esibirsi sul palco dell’Ariston al Festival di Sanremo. Scelta discutibile o slancio verso nuovi orizzonti? Il pubblico si è diviso tra chi ha apprezzato e chi invece ha visto come una caduta di stile la partecipazione alla kermesse.
I The Zen Circus ricordano a tutti che la loro vera forza è il pubblico in “Vivi si muore 1999 – 2019”.
Personalmente credo che sia stata un’ottima occasione per Andrea Appino e co., sfortunatamente mancata. Non ho visto la verve e la potenza dei The Zen Circus sul palco. Non ho percepito la stessa potenza e le stesse emozioni che trasmettono costantemente durante i loro live. Che siano in uno scantinato di periferia o su un grande palco, sanno sempre emozionare. Forse l’acustica dell’Ariston non ha aiutato il gruppo, o forse un pubblico scettico e diverso dal solito ha creato una situazione poco congeniale a una band forgiata in situazioni ben diverse da questa. Nonostante ciò, anche se dal primo ascolto l’ultimo singolo dei The Zen Circus non mi aveva convinto, la versione studio ha immediatamente ribaltato la situazione. Questi ragazzi non sono cambiati e non hanno intenzione di cambiare.
Abbandono la parentesi sanremese, tornando a “Vivi si muore 1999 – 2019”. I The Zen Circus parlando del lavoro si sono espressi così: «Vent’anni e oltre mille concerti dopo, quegli stessi ragazzi si ritrovano fra le mani undici album e decine di migliaia di ragazzi come loro a fargli da esercito, un esercito fatto di fiducia, di condivisione, di verità, di gioia e dolore urlati in faccia per ricordarci che si muore – è certo – ma prima si vive». Parole che vanno dritte ai cuori dei fan come degli ascoltatori occasionali. Parole con le quali i The Zen Circus ricordano a tutti che la loro vera forza è il pubblico, fatto di ragazzi come loro che provano da sempre lo stesso disagio esistenziale. «Canzoni, proprio come quei “Bignami” che usavano i ragazzi dell’ultimo banco in compiti in classe per cui non avevano studiato, ragazzi ai quali da sempre ci sentiamo di assomigliare».
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THE ZEN CIRCUS
VIVI SI MUORE 1999 – 2019
8 febbraio 2019
Woodworm Records
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