Le chitarre tirate sempre al massimo sferzano l’aria, fendendo a più non posso ed assalendo l’ascoltatore ad ogni power riff, a tratti di hendrixiana memoria. L’attenzione di chi gode di questi pochi brani è sempre allertata da interventi ruvidi e decisi della batteria, che a volte sembra far rifiatare l’ascoltatore. In verità è sempre pronta a martellare i timpani, senza annoiare, e con passo deciso rende “Dai” il nuovo album dei Prehistoric Pigs, molto elettrizzante.
“Dai”, il nuovo album dei Prehistoric Pigs, risulta molto elettrizzante, martellando i timpani senza annoiare.
Difficile trovare appunti negativi da fare a questo terzo lavoro da studio del trio friulano, se non quello che cinque soli brani sono davvero pochi. Quando cominci ad elevarti, trasportato in questo viaggio galattico, è difficile accettare l’idea che sia arrivato il momento di tornare alla base, quindi premerai di nuovo “play”. Anche se siamo di fronte ad uno dei tanti gruppi strumentali del nostro panorama musicale, in realtà una bella differenza possiamo trovarla, e senza faticare.
La cura maniacale delle composizioni fa di questo disco qualcosa di speciale, niente sembra messo a caso, tutto occupa un posto molto preciso nella scacchiera. “Dai” è tutto quello che ci si aspetta dai Prehistoric Pigs, ovvero eccentricità, rock, psichedelia, e una buona dose di follia, che non guasta mai. Siamo molto colpiti da questo nuovo album, perché ascoltandolo non viene mai la sensazione di ripetitività, anzi, non ci si annoia proprio per niente, complimenti.