Dò un caloroso benvenuto ai Distorted Visions sulle pagine di Music.it! Per cominciare, ci raccontereste un aneddoto divertente tratto dalla vostra attività live o studio?
Ciao! Grazie mille per averci dato l’opportunità di fare questa intervista. Sicuramente uno dei ricordi più divertenti arriva dalle registrazioni del disco, ci viene da ridere solo a pensarci effettivamente. Noi abbiamo l’usanza di tenere tutte le takes sbagliate delle registrazioni, per poi farne un uso improprio ovviamente. Una volta venne a casa il nostro amico, fotografo e videomaker, Davide Papadia per vedere come stesse procedendo il lavoro. Capitò nel giorno delle registrazioni delle voci. Qui ci fu l’illuminazione: Davide davanti al microfono. Dopo urla a caso completamente senza senso e forse migliaia di takes nuove salvate nel nostro archivio segreto, durante l’intro di una nostra canzone, a Davide (ignaro di quello che stava per fare) venne un acuto alla “Angel of Death” degli Slayer – proprio sotto un cosiddetto “tupa tupa”. Quella take è entrata direttamente nella storia dei Distorted Visions e magari chissà, sarà una ghost track nel prossimo album!
Avete fondato la band da pochi anni, ma vi siete subito creati un discreto seguito. Qual’è per voi il resoconto di questo periodo iniziale di attività?
Abbiamo iniziato effettivamente da ben due anni a chiamarci Distorted Visions. Possiamo dire che in questo periodo abbiamo incrementato notevolmente il numero dei live, degli amici e fan che continueremo a ringraziare infinitamente. Musicalmente parlando, ci siamo evoluti in una maniera che non avremmo mai potuto immaginare ai nostri inizi, perfezionando sia il nostro sound che la nostra immagine live.
La vostra musica, un mix tra nu metal bello pesante e metalcore, è uno stile ormai ben consolidato. Quali sono le band che voi percepite come riferimenti?
Essendo una band basata molto su un sound di fine anni ’90, diciamo che le nostre ispirazioni sono senza ombra di dubbio quelle di band come i KoRn, i Sepultura o i Fear Factory.
Quali sono, se ci sono, quelle band che invece sentite come compagni di strada, generati, per così dire, dalle stesse band che hanno ispirato voi ma approdati a conclusioni espressive diverse?
Purtroppo non possiamo dire se le band di ispirazioni siano le stesse, ma nel nostro piccolo diciamo che le sonorità, gli stereotipi musicali di genere o arrangiamenti fanno ricordare bene o male la scuola degli anni ’90 da dove sembra che tutte le band di oggi abbiano preso qualcosa.
Da quando vi siete conosciuti ad oggi, come è cambiato il vostro rapporto con la musica? Che evoluzione ha avuto il vostro modo di pensarla e farla?
Inizialmente avevamo deciso di intraprendere la strada di quasi tutte le band ossia suonare le canzoni che ci sembravano più facili e divertenti da suonare dal vivo, ovviamente senza una minima coerenza di genere l’una con l’altra. Ad un certo punto arrivò la necessità di esprimere un nostro modo di pensare e fare metal che ci aveva sempre accomunato, così iniziammo a mettercela tutta provando, suonando live: vennero quindi alla luce tutte le canzoni che abbiamo inserito nel nostro disco.
“Born Dead” è il vostro primo full lenght, una bomba di cupezza, di poco addolcita da una nota metalcore sensibile, ma non dominante. Vorreste parlare al nostro pubblico di cosa volete comunicare con questo album?
“Born Dead”, letteralmente nato morto, non vuole semplicemente descrivere qualcosa di fisicamente macabro e oscuro, come il feto scheletrico in copertina. è un andare oltre e parlare di un qualcosa di più introspettivo ed insito nell’uomo. Il titolo è il punto focale attorno a cui ruotano tutti i testi delle canzoni, ossia il disagio interiore, la paranoia, la pazzia, il suicidio, i pregiudizi di una società apatica: tematiche molto forti che però danno un senso a tutto. “Nato morto” riguarda lo stato apatico delle persone che vengono identificate come individui vuoti ed incapaci di vivere.
Da giovani appena entrati nel mondo musicale (sotto l’ala di Marco Coti Zelati dei Lacuna Coil, vostro produttore) cosa pensate della scena italiana odierna?
Da sempre la musica pop è stata la scena dominante in Italia. Per gente come noi, che suona un genere molto underground, è veramente difficile emergere. Negli ultimi due anni il metal, forse per la presenza di veramente tantissime band, ha iniziato a riemergere in un Paese come il nostro ed essere finalmente ascoltato dalla massa. Se le cose continueranno così potrebbe darsi che il rock e il metal potrebbero diventare un giorno i maggiori generi ascoltati, in Italia. Insieme al pop, ovviamente.
E questo era tutto per me, Ringrazio i Distorted Visions e lascio a voi l’ultimo spazio per dire ciò che volete al nostro pubblico.
Grazie mille a voi per il tempo che ci avete dedicato. Volevamo solamente ricordare ai lettori che siamo su tutti i social e su tutte le piattaforme musicali con il nostro primo album. Se volessero seguirci ne saremmo veramente onorati.
https://youtu.be/5AdQiBCBenI