L'artista Petrolio durante un live.

L+ESISTENZE di PETROLIO dà vita a dodici creature mistiche e assassine (Album)

È un disco prezioso quello nuovo di Petrolio. Al secolo Enrico Cerrato, Petrolio ha dato vita a dodici creature mistiche e assassine. “L+Esistenze” è la custodia che le conserva. Consegnata in due formati (cassetta e vinile), l’ultima fatica di Petrolio è uscita l’ultimo giorno di novembre con Dischi Bervisti, Audiotrauma, Dio Drone, Dreamingorilla Records, È un brutto posto dove vivere e Toten Schwan Records“E ringrazia che ci sono io che sono moltitudine” aveva scritto Andrea Pazienza ne “Le straordinarie avventure di Pentothal”. Lasciando il sommo da parte, è però questo il pensiero-leitmotiv che ha guidato il mio ascolto di “L+Esistenze”. In virtù di ciò, vorrei tentare in questa sede un’umilissima “Guida ragionevole al frastuono più atroce”, citando quella penna mostruosa che è stata Lester Bangs.

Cominciamo col dire che “L+Esistenze” è un viaggio supersonico per le orecchie più aperte e le fantasie più audaci. Non è un disco di facile ascolto. Non è nemmeno prepotente. Ma, come uno spillo sottile, una volta entrato si insinua sottopelle e ne contamina il colore. A danno o grazia del più esperibile umore, tanta è l’intensità che si sprigiona brano per brano. Dal primo all’ultimo, tutti ribattezzano quel pericolo di morte che è la corrente elettrica. Sono dodici cavi, i pezzi di “L+Esistenze”. Ciascuno sigillato da una contaminazione specifica che avviene per entrambi i formati di consegna. Mi spiego: il “+” di “L+Esistenze” segna propriamente l’operazione di fusione tra Petrolio e sei diversi musicisti dal calibro massiccio che, insieme a lui, hanno generato queste dodici forme nuove di vita.

Petrolio ha dato vita a dodici creature mistiche e assassine. “L+Esistenze” è la custodia che le conserva.

Come il canadese Aidan Baker in apertura. “Ne Tuez Pas Les Anges” è l’apripista che lenta distorce l’atmosfera ambient con suoni spaziali e disturbanti. L’impiego del synth è lynchiano. Non si capisce bene se annunci una catastrofe o ne contempli le macerie. E questo è l’effetto di “L+Esistenze”: catapultare la mente verso dei limiti spazio temporali il cui accesso è una sola questione d’istinto. Prosegue il viaggio elettronico alla volta di “La Maladie Connue”. Qui è l’industrial dei Sygillum S a edificare palazzi su un finale al pianoforte che goccia poche e suggestive note di un nero brillante. Il pianoforte che apre e conduce “Scindre Les Animes”. Forse il brano meno soffocato nella melodia dell’edizione Vynil, con Jochen Arbeit (degli Einstürzende Neubauten) che insieme a Petrolio dipinge un suono drammatico e violentemente composto. Come se il sentimento che lo conduce fosse trattenuto dietro ai denti.

Effetto contrario è quello di “Fish Fetish”, dove sonde spaziali e guizzi alieni illuminano l’ambient siderale del romano Mai Mai Mai. E immaginando una deviazione della rotta verso una fonte luminosa e lacrimogena, l’elettromagnetismo arriva al culmine con “L’eterno Non È Per Sempre”. Qui compare Fabrizio Modonese Palumbo (dei Larsen) a corrodere l’ambiente di effetti quasi esotici, tra percussioni compresse ed acutissimi fischi. A chiudere l’edizione Vynil di “L+Esistenze” c’è la voce, il testo e il noise di Nàresh Ran. Nel brano, teso e tossico, il parlare è al tempo un rantolare e morsicare. Sembra ti stia alle spalle e ti fa sudare freddo. La voglia di andare oltre è ormai diffusa. Dunque si seguita e, in una continuità che dà una certa dipendenza, si passa subito all’edizione Tape. Anche qui, le collaborazioni si ripetono e nello stesso ordine.

L’effetto di “L+Esistenze” di Petrolio è catapultare la mente verso dei limiti spazio temporali il cui accesso è una sola questione d’istinto.

Quella boccata d’aria tra un formato e l’altro è servita solo a rinfrescare i nervi e ripulire il cuore. Perché in sostanza, quello che avviene nella versione Tape di “L+Esistenze” è un abbondare di suggestioni che a diverse commistioni, forse qui più spinte e ruvide, abbracciano l’immaginario grottesco e lapidario delle ferite ai nervi scoperti. Come dopa, l’elettronica, la distorsione, il noise e tutti gli strumenti impiegati altro non fanno che proiettare l’animo verso una tela carica di pathos ed il solo desiderio è quello di grattarlo per possederne uno stralcio. Petrolio e i suoi sei ce la fanno. Malato, il desiderio si compie e per questo l’ascolto diventa esperienza. Quando se ne esce, ci si scopre affamati d’elettronica e ci si gratta la testa. Perché nel bene o nel male che è andata l’esperienza, di certo ha domato ogni slancio di semplicità. Non resta che chiudere gli occhi e sfilettare la complessità.

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PETROLIO

L+ESISTENZE

30 novembre 2018

Dischi Bervisti Audiotrauma | Dio Drone Dreamingorilla Records È un brutto posto dove vivere | Toten Schwan Records

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