Dopo aver imbracciato una chitarra a dodici corde, Lobina si innamora della musica che invece non l’ha mai fatta precipitare, anzi la salva dai suoi burroni, aiutandola a ritrovarsi anche sull’orlo del precipizio, nel bel mezzo del disordine. Non a caso “Precipitare” è la prima di cinque tracce che compongono l’EP che si chiude proprio con “Caos”.
Dopo il singolo “Aliante” del 2017 e “Distanze” del 2018, l’incontro con Simone Carbone suggellerà il progetto che fino ad allora era rimasto poco tangibile. “Voglio stare ancora un po’, qui seduta, a raccontarti”. Lobina ci racconta in “Clorofilla” come fare per tornare a respirare, appunto. Cosa c’è dentro un gesto così naturale e allo stesso tempo imprescindibile alla vita.
Dentro “Clorofilla” Lobina si sveste di abiti vecchi e si serve delle sue fragilità per ricostruire la forza interiore
La rinascita è uno dei temi fondamentali che si addensa dentro synth corposi e una voce femminile leggera ma decisa. Superare il dolore e farlo ballando, il senso ultimo del metabolizzare processi comuni a tutti gli esseri umani ma sempre così complessi. Dentro questo lavoro la cantautrice si sveste di abiti vecchi e si serve delle sue fragilità per ricostruire la forza interiore.
L’artista, aveva già ballato per tutto lo stivale girovagando attraverso un format ideato con la sua collega Jess, il #semprepiupoveritour. Un progetto musicale itinerante di cui Lobina ha fatto esperienza, arricchendo il suo bagaglio empirico artistico. L’intento è quello di quello di tornare ad esorcizzare pensieri oscuri di qua e di là per l’Italia, sopra un palco, portando dietro tutto il vissuto racchiuso dentro “Clorofilla”.
“Precipitare” dal palco disperdendo “molecole” per accorciare le “distanze” e sentirsi più “leggera” anche dentro il “caos”. Ecco il percorso pieno della clorofilla necessaria per tornare a respirare. Un inizio a tratti acerbo ma senz’altro un ottimo punto di partenza per ricominciare a vivere con la musica.