Abbiamo con noi oggi i The Whip Hand, band dream pop di Trani di cui abbiamo recensito l’LP “Sometimes, We Are”. Benvenuti su MUSIC.IT! Per cominciare l’intervista, vi andrebbe di condividere con noi un aneddoto, legato alla musica, che non avete mai raccontato a nessuno?
Forse non tutti sanno che Luca, il nostro cantante, è stato uno dei pochissimi che ha visto il primo concerto dei The Whip Hand risalente al lontano 2012. Da lì è stato per anni uno dei più attivi sostenitori fino ad entrare nella band poco prima dell’uscita di “Still Life”.
“Sometimes, We Are” è uscito il 12 ottobre. Come vi sentite a distanza di qualche giorno dall’uscita del vostro quarto lavoro discografico?
È una sensazione molto strana. Lavoriamo a “Sometimes, We Are” da più di due anni. Ora che è finalmente uscito siamo sicuramente molto felici e soddisfatti ma non nascondiamo che ci mancherà lavorare a questo disco. Sentiamo questi dieci pezzi davvero parte di noi e non vediamo l’ora di suonarli in giro.
La vostra musica appartiene al genere dream pop. Quali sono le vostre influenze principali?
La nostra musica appartiene al genere dream pop, è vero, ma non disdegniamo anche schitarrate noise che di dream hanno ben poco. Abbiamo gusti musicali diversi tra noi, che si incontrano in questo progetto. Diciamo che ci piace un sacco la scena indie americana attuale, alla Captured Track per intenderci.
Avete in previsione un tour per promuovere il vostro ultimo disco?
In questi giorni ci siamo concentrati molto sugli eventi di presentazione del disco in zona. Sicuramente suoneremo in città nuove per noi e questo ci rende particolarmente felici. Verrà annunciato tutto a breve.
Da cosa è scaturita la scelta di scrivere i testi in inglese?
È stata una scelta comune fatta ormai tanto tempo fa, ma che condividiamo anche ora. Anzi, specialmente ora. L’Italia è una delle nazioni più tradizionaliste dal punto di vista musicale. La cultura della canzone cantautorale e in italiano è davvero forte e sentiamo che bisognerebbe dare spazio anche ad altro. Se non altro per far aprire gli occhi riguardo a molti altri scenari, forse sottovalutati o non approfonditi. Ci piace pensare che grazie al nostro progetto e ad altri validissimi progetti che ci sono in Italia l’ascoltatore medio italiano possa dare il giusto peso anche ad altri generi musicali che troppo spesso passano in sordina.
Se aveste la possibilità di suonare in una qualsiasi città, in un qualsiasi periodo storico, quale sarebbe la vostra scelta?
Ci piace molto il periodo storico in cui stiamo vivendo dal punto di vista musicale. Siamo affascinati dal Nord America perché puoi trovare di tutto e la gente è attenta a supportare e far emergere i progetti musicali che meritano davvero, che si stia parlando di indie rock, di rap o di mainstream. Ci piacerebbe molto fare un tour da quelle parti prima o poi. Quindi diciamo California, in spiaggia, al tramonto.
Grazie mille per questa intervista. Avete qualcosa da aggiungere per i nostri lettori?
Grazie a voi! Se volete vederci nella vostra città non esitate a contattarci!