Mario Caruso, Nicola Cigolini e Nicola Mancini sono coloro che danno forma allotropica agli Allume.
Mario Caruso, Nicola e Nicola sono coloro che danno forma allotropica agli Allume.

ALLUME: “Le promesse tengono sulle spine le persone che sono vicine a noi”

Gli Allume sono su Music.it! Benvenuti ragazzi. Mi dispiace, ma qui non c’è roccia che tenga! Raccontate ai lettori un aneddoto particolare e imbarazzante accaduto durante il vostro cammino musicale.

Prima di tutto un saluto a tutti i lettori di Music.it. Ci dispiace deludervi, ma la nostra attività live non è stata così copiosa per permetterci di collezionare un aneddoto particolare. Siamo molto fiduciosi di collezionarne però, ecco perché crediamo molto in questo progetto. Con un po’ di dedizione, e anche un pizzico di fortuna, speriamo di riuscire a collezionare tanti bei live, ma soprattutto tanti curiosi aneddoti.

Il vostro nome deriva da un minerale. Perché avete scelto proprio l’Allume?

Allume è il frutto di un brainstorming durante una serata in un pub. Cercavamo un nome che potesse esprimere a pieno il genere di questo progetto, quindi cercavamo un qualcosa di roccioso ma anche di diretto e compatto. Tra le varie idee che ci erano venute – ecco, questo potrebbe essere un aneddoto, ma preferiamo non svelarlo adesso – il nome Allume ci suonava assolutamente perfetto.

Quali artisti, del passato e non, hanno reso possibile il vostro processo chimico-fisico, così da poter raggiungere la cristallizzazione che ora siete?

Veniamo da tre culture musicali molto diverse: Mario Caruso (chitarre, voce) viene dal blues, dal jazz e dall’acid-rock degli anni ’60 e ’70, Nicola Cigolini (batterie) viene invece da ascolti metal degli anni ’80 che sono poi sfociati nel rock italiano anni ’90 e 2000. Nicola Mancini (bassi, synth) viene dalla radice di crossover e stoner sempre degli anni ’90. Insomma, un bel mix che ci ha portato a domandarci in sala prove dove tutto questo potesse trovare incontro. Solo suonando molte ore insieme, cercando di commistionare al meglio le nostre inflessioni, abbiamo raggiunto un compromesso comune, ossia tutto ciò che è sfociato in “Ode”, il primo disco degli Allume.

“Ode” è proprio l’album d’esordio. Può essere paragonato alla vostra personale pietra filosofale che tanto fa gola ai più? Parlatemi di questa creazione.

La gestazione di questo primo disco è stata molto intensa e stimolante. Questo progetto si presenta come lo stato evoluto del duo garage-rock SAMCRO, di cui io e Mario facevamo parte. Con l’ingresso di Nicola Mancini, proprio perché le nostre influenze sono molto variegate, abbiamo sentito l’esigenza di cambiare genere, così come i nostri ascolti sono cambiati: è per questo motivo che ci siamo discostati molto da quello che eravamo in precedenza e, sotto un certo punto di vista, siamo anche felici di essere cresciuti e maturati musicalmente.

C’è un vero e proprio processo alchemico alle spalle di questo nuovo progetto.

Sono stati dodici mesi molto faticosi. La parte maggiore del tempo era tutta dedicata al perfezionamento dei testi e delle linee vocali, così come i riff di chitarra e basso e i fill di batteria. Insomma, il lavoro più grande è stato quello di vero e proprio arrangiamento. Inoltre siamo “entrati” spesso nei singoli pezzi per poi riguardare nell’insieme l’intero lavoro, come uno zoom continuo avanti e indietro per cercare la scelta giusta sia per il pezzo singolo sia per quelli che dovevano stargli vicino. Questo disco non è un concept album, ma ha un grande filo conduttore: l’attesa, l’ignoto e quello che comporta l’essere appeso a un filo di scelte che quasi sempre non dipendono da te. Insomma, come potete capire è stato un lavoro duro, ma qualcuno doveva pur farlo.

Il secondo singolo estratto è “L’eco dei marinai”. Promesse da marinaio. Quante se ne fanno, e quante ne fanno a noi. Qual è il vostro pensiero a riguardo?

Se ne fanno anche troppe, e spesso, come dicevo prima, le promesse tengono sulle spine le persone che sono vicine a noi. “L’eco dei marinai” vuole raccontare il punto di vista di chi è in attesa che una certa promessa venga mantenuta, che la persona che l’ha fatta non si riveli un vecchio lupo di mare incallito, e che la sottile linea tra la sofferenza e la gioia penda dalla parte della seconda. Ma è molto complicato parlare di quella linea e noi ci abbiamo provato lasciando l’interpretazione all’ascoltatore e anche a chi guarda il video. Ve lo consiglio caldamente. Ci piace lasciare quell’alone interpretativo, anche perché alla fine le emozioni che suscita la musica sono estremamente soggettive. E chi siamo noi per fermare tutto questo?

Stoner che trasuda da ogni poro. Ma se qualcuno vi chiedesse di scegliere a compromessi sul vostro sound, in futuro, accettereste?

L’unico compromesso che accettiamo è il compromesso con noi stessi e tra noi tre, il resto sono solo “chiacchiere e distintivo”!

Voi siete l’Allume, è ormai chiaro. Ma la musica in generale, invece, a quale minerale la accostereste?

La musica in generale non sta passando un grande momento, sempre più di sottofondo e molto “usa e getta”; si sta sfaldando come un “fillosilicato” – ebbene sì, abbiamo studiato – nel quale gruppo rientrano le argille. Però è anche una cosa buona, poiché l’argilla è molto malleabile, dipende solo come si usa e soprattutto come se ne usufruisce. Metafore a parte, la musica è ancora salvabile e può diventare qualcosa di bellissimo.

L’ultimo singolo è uscito il 12 aprile. Ne avremo presto un altro? O c’è già qualche nuovo progetto in cantiere?

Credo proprio che ne “vedrete delle belle”. Abbiamo in mente un paio di idee ma per ora non vogliamo svelare niente. Nicola Mancini, che è già stato il regista del primo singolo, sta lavorando per noi e per voi.

Allume, grazie per il ripasso di chimica e biologia. Spero di essere stato promosso, sennò ci rivediamo a settembre. Con tanti live però! Le ultime righe sono per voi, chiudete come preferite!

Promosso a pieni voti caro Matteo. Ci teniamo a dire a chiunque leggerà queste righe che la musica è un bene prezioso e dobbiamo coltivarlo con cura, quindi andate a vedere i concerti delle band emergenti – e soprattutto quelli degli Allume, che cavolo! – perché la musica è vita, e se siamo in tanti è sempre più bello.

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