Gigante, è un piacere averti su Music.it. Non ci piacciono le cose convenzionali, raccontaci un tuo ricordo legato alla musica che nessuno ancora conosce. Meglio se particolare e imbarazzante!
Ciao Music.it il piacere è tutto mio, beh ce ne sono davvero tanti, posso raccontarvi un aneddoto che riguarda me come musicista e non come Gigante che mi è venuto in mente praticamente ora. Una volta ho chiuso una data in un locale ai Can i go to the toilet please, la mia primissima band lo-fi con chitarra classica, timpano charleston e voce, e a questi misteriosi Nettuno che facevano più o meno metal con basso, batteria e due barbe lunghissime, ad un prezzo stracciatissimo, praticamente due concerti al prezzo di uno. La sera del concerto suoniamo, la gente era presa bene, finiamo e presentiamo l’altra band i Nettuno, “grazie a tutti, ci vediamo la prossima volta, ora sul palco ci saranno i Nettuno, ciao e buonanotte”, applausi, si spegne la luce, io e il mio amico ci giriamo, ci mettiamo le barbe finte, io prendo il basso, lui si mette alla batteria e partiamo con il secondo concerto, totalmente diverso dall’altro. Sì eravamo noi l’altro gruppo misterioso super atteso, la gente c’è rimasta malissimo.
Il tuo progetto, Gigante, nasce nel 2017. In due anni sono mutate molte cose; in cosa ti senti cambiato davvero a prescindere dall’aver firmato con la Carosello Records?
Ogni anno ascolto e scopro nuova musica. Mi appassiono a cose diverse; ad esempio, due anni fa mi ero fissato con l’ukulele, oggi invece con i sintetizzatori. Domani chissà, magari con i quartetti d’archi. Posso dire che la mia scrittura è cambiata, sia a livello di sound che a livello testuale. Sono cambiati i concetti e ho imparato a mostrarmi di più.
Quando lavori ai tuoi pezzi ascolti brani di artisti che stimi per ispirarti? Se si, chi apprezzi maggiormente?
Si, quello che faccio è il risultato di tutto ciò che mi piace. Quest’anno ho ascoltato molta musica italiana, da Lucio Dalla a Gaber; ho riscoperto Mina e mi piacciono soprattutto le sue linee vocali. Mi piacerebbe unire il mondo del cantautorato italiano a quello dei progetti stranieri alla King Krule, Yellow Days, Tame Impala, Unknown Mortal Orchestra, MGMT, Beach House.
Se nel tuo primo album “Himalaya” l’ukulele era centrale, ora nel nuovo singolo c’è ma non del tutto. Puoi spiegarci cosa ti ha spinto ad esplorare altri suoni?
Si, diciamo che i sintetizzatori hanno superato d’importanza l’ukulele. Lo ammetto, è stato mio padre che con le sue compilation anni ’80 mi ha influenzato. Km e km ad ascoltare quella roba, che inizialmente odiavo ma che, poi, ho cominciato ad apprezzare ed infine, ad amare. Come quando bevi per la prima volta il caffè amaro, prima lo detesti e poi non riesci più a farne a meno.
“Rettile”, singolo uscito il 28 ottobre, racconta dell’impossibilità di far coincidere la presenza fisica in un luogo con quella mentale che spesso porta l’essere umano altrove. Com’è nato il pezzo? Ci dev’essere stato qualcosa che ti ha colpito a tal punto da riflettere su tale concetto.
È’ una condizione che riguarda tutti. Ultimamente capitava anche a me, pensavo troppo al futuro, alle ansie, a cose positive e negative. La scrittura del pezzo è avvenuta in maniera molto naturale; mentre nascevano le note al piano pensavo ad altro e non al dover scrivere una canzone nuova. Ad un certo punto, mi sono reso conto di questa linea di demarcazione tra i miei pensieri e la realtà, quindi è nato il ritornello, poi ci ho costruito il resto.
Nella precedente produzione ti sei contraddistinto per l’utilizzo di metafore letterarie, cinematografiche, manga… nella scrittura del prossimo album le ritroveremo? Puoi anticiparci qualcosa?
Si, ci sono alcuni riferimenti ma molto generici. Posso dirvi che sarà un disco legato a me.
Quanto è difficile non omologarsi e restare sé stessi rispetto alla musica in circolazione presente in tutte le classifiche?
Diventa sempre più difficile perché in questi ultimi mesi c’è una valanga di progetti nuovi che spuntano. Il mondo della musica cambia da un giorno all’altro. Per quanto mi riguarda, posso dire che, secondo me, il punto di forza per distinguersi dal resto della musica che c’è in giro non è la canzone bella o il giro di chitarra che ti entra in testa, ma la peculiarità di quel progetto. Azzardare, potrebbe essere un modo di cantare strano, un timbro particolare o non so, qualsiasi altra cosa che dia “fastidio” all’ascoltatore ma che gli faccia ricordare di quel progetto.
Gigante, ci saranno delle date live prima dell’album oppure dopo il rilascio?
Purtroppo non saprei dirvi. Io, in questi giorni sto radunando la squadra per cominciare a preparare il nuovo live. Spero di tornare in tour il prima possibile.
Le ultime righe sono per te, Gigante. Saluta i lettori come preferisci!
…………………………….ah scusate ero nella mia testa, beh come direbbe il mio chef preferito “ADDIOSSS”.