Questo per dire che “Dietro ad ogni Cosa” è un album genuinamente ricco, estremamente curato ed altamente godibile. Sventolata, ma attraverso una raffinata architettura, c’è tutta quella che è l’esperienza e formazione musicale e culturale di Franz. Dalla composizione di colonne sonore che aprono l’ascolto del disco a panorami cinematografici, fino all’espressione diretta di cui si rivestono i testi, chiari e potenti come luccioline che brillano nell’atmosfera sinfonica che li avvolge.
“Dietro ad ogni Cosa” è un disco dalla preziosa tessitura intrisa di diverse e poliedriche ispirazioni
L’arrangiamento di ogni brano è semplicemente risultato di una raffinata competenza. Il pianoforte, in splendido accordo agli archi ed i fiati, diventa spesso protagonista dinamico e leggero di tutto il viaggio musicale che il disco procura. Il rock, presente e sotterraneo, è sciolto tra quelle che sembrano citazioni al grande cantautorato italiano e a quello schema ritmico rintracciabile nella purezza della scena alternativa globale. Ora: categorizzare un disco è già di per sé un’azione limitante, per quanto necessaria.
Ecco, farlo con “Dietro ad ogni Cosa” sembra davvero un crimine. Perché il punto di forza di questo che ricordo essere un disco di debutto è la capacità di trovarsi dentro tutte le diversità musicali e culturali che lo compongono. Una leggerezza deliziosa è infatti il sintomo di una cifra stilistica che è tutt’altro che semplice. Non a caso, infatti, vi sono citazioni letterarie. In particolare Dino Buzzati col suo “Il Deserto de Tartari” che ha ispirato l’evocazione del silenzio nelle pianure sconfinate di “Settembre”. In conclusione, “Dietro ad ogni Cosa” è un disco che riflette la bellezza celata dietro la miseria. Una sorta di resistenza, oggi più che mai necessaria come nutrimento per l’anima di noi tutte creature del cosmo.