La band abruzzese Ken La Fen in uno scatto promozionale.
La band abruzzese Ken La Fen in uno scatto promozionale.

KEN LA FEN: “La libertà di espressione è alla base del concetto di unicità”

Ken La Fen, benvenuti su Music.it! Ogni nostra intervista inizia con un aneddoto: raccontate ai lettori qualcosa di insolito e divertente legato alla vostra carriera musicale!

Ciao Music.it! Ci piacerebbe cominciare con un aneddoto che riguarda uno dei personaggi più controversi della band: Sclappy. Come e quando nasce la sua figura. Nacque tutto da l’eterna sfida che contrappone “Sclappy & Pedo” il suo acerrimo rivale in tutto e per tutto. Era una uggiosa giornata di febbraio del 2018, i due rinchiusi in casa di Desvai (futuro frontman della band) decisero di sfidarsi a duello in una sfida alla play per aggiudicarsi il ruolo di pop star del gruppo. Al termine dello scontro ne uscì perdente proprio Sclappy, condannato dunque a divenire il monolite portafortuna dei Ken La Fen. Nella sua prima uscita artistica fu costretto ad indossare un vestito da porcellino esibendosi in una performance senza precedenti. È il nostro Marina Abramović: Voto 9

Cosa vi rende unici ed inimitabili? Provate a descrivervi con tre aggettivi e spiegateci le motivazioni.

La libertà di espressione è alla base del concetto di unicità, poiché siamo svincolati dalle meccaniche di un linguaggio collocabile in un genere predefinito. La scrittura dei testi in freestyle fa da anello di congiunzione tra l’inconscio, la libera associazione di idee e ciò che viene poi espresso. Nessun filtro e nessun limite, un continuo processo di scoperta dei nostri lati più istintivi. Per sintetizzare abbiamo individuato degli aggettivi che possano calzare per tutti e 5 i membri:
DISTANTI. Veniamo tutti da esperienze musicali e generi di riferimento differenti. INTIMI. Apriamo i cassetti delle nostre anime e lasciamo libero accesso alla nostra essenza.
ARRAPATI.

Quanto spazio viene dato all’arte nella vostra Farindola e quanto credete sia importante fare musica e stimolare all’arte in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo?

L’arte è una componente molto importante per la nostra comunità che trova la sua massima espressione in estate, dove Farindola tramite il FIAF, un’associazione composta da soli giovani, accoglie diversi artisti da tutte le parti del mondo per un mese di residenza artistica. Associazione che ha contribuito a realizzare il nostro primo album uscito a giugno del 2019 che ci teniamo a ringraziare pubblicamente. Piccolo excursus per chi non ci conoscesse, il nostro paese conta circa 1500 abitanti per un territorio vasto che si estende sulle pendici del gran sasso nell’entroterra abruzzese. Nonostante abbia le sue complessità e criticità è un luogo di forte ispirazione dove noi, come anche gli artisti ospiti del FIAF, riusciamo ad assorbire gli stimoli necessari per creare le nostre visioni. Il periodo che stiamo vivendo non fa altro che esaltare le nostre fragilità, quindi vino a portata di mano, canta, suona e aspetta il tuo turno.

Quanto è stata influenzata la musica che create – specialmente l’aspetto testuale – dal vostro luogo di origine? In un contesto diverso, i Ken La Fen sarebbero stati gli stessi?

L’aspetto ambientale influenza profondamente i contenuti delle nostre canzoni e spesso c’è una proiezione di quei personaggi più o meno celata, all’interno dei nostri lavori. Senza gli stimoli e senza il vissuto che abbiamo trascorso in stretta connessione con le nostre zone non saremmo certamente gli stessi.

«Combattiamo i ricchi anche se poi lo siamo ricchi, bevo coi soldi di papà». Diteci qualcosa che ancora non avete mai svelato a nessuno in merito al brano “Possiamo essere trap”, primo singolo dal vostro secondo album.

“Possiamo essere trap” è il primo pezzo nato durante il primo lockdown e inizialmente non doveva far parte dell’album. Però la sua immediatezza ci ha fatto subito innamorare e abbiamo deciso di inserirlo nell’album lanciandolo addirittura come primo estratto.

Cosa volete comunicare a chi ascolta la vostra musica e c’è un pubblico di riferimento a cui vi sentite particolarmente legati? Credete che la scelta del vostro sound e del genere contribuisca a questo scopo?

Ai nostri fan e ascoltatori vogliamo raccontare le nostre esperienze e il nostro modo di vedere le cose, per sentirci mutualmente meno soli. Il nostro pubblico è estremamente eterogeneo come un gioco da tavola 0-99. I bambini sono attratti dallo styling e dalle sonorità naif e pop; ai ragazzi piacciono i contenuti dei testi e l’aura di trasgressione che aleggia sul palco; ai genitori piacciono l’ironia e la leggerezza; la terza età ci considera teneri come fossimo loro nipoti, a loro non importa il contenuto né la forma, conta solo che sei del paese, il resto lo fanno il tifo e il senso di appartenenza. Tutte queste categorie compongono il variegato mondo dei keniani a cui noi siamo grati per averci supportato dal giorno 0.

Cosa fanno i Ken La Fen prima di salire sul palco? Avete un rito in particolare?

Ci rilassiamo come le merde, a volte anche troppo. Atteggiamento da rivedere.

Nel 2021 uscirà il vostro nuovo album dal titolo “Tua mamma”. Volete darci qualche anticipazione?

Sicuramente in questo album si percepisce l’esigenza di una continua esplorazione dei più disparati mondi musicali. L’unico punto fermo è non aver compromessi. Chiediamo ai nostri fan di seguirci nel nostro percorso SULLE ALI DELLA LIBERTÀ, CON GLI OCCHI DEL CUORE!

Ken La Fen, la nostra intervista è giunta al termine ed io vi ringrazio per essere stati con noi. Lascio a voi l’ultima parola: salutate i lettori con una citazione o con una frase tratta dalle vostre canzoni! Ciao!!!

Vi lasciamo con alcune massime tratte dall’esperienza dei live:

1) Piano merlo che la fratta è poca.

2)Meglio un culo piatto che un piatto nel culo.

3)Se mangi le more
E non mangi le pesche
Tu non fai l’amore
fai solo le tresche
Ma se mangi le pesche
E non mangi le more
Tu non fai le tresche
Fai solo l’amore.

4)Se la tua birra non fa la schiuma tu sei una tigre oppure sei un puma.

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