I Lady Reaper in una foto di Andrea Stefanello.
I Lady Reaper in una foto di Andrea Stefanello.

LADY REAPER: “Non ci accontentiamo di essere underground e rimanere tali”

Ciao Lady Reaper! Benvenuti su Music.it. Vorrei che mi raccontaste un episodio scabroso, una di quelle storie che dopo anni continua ad essere raccontata perché col passare del tempo migliora invece che peggiorare.

Che dire, ci hai messo in crisi! Di storie ne abbiamo tante… purtroppo sono quasi tutte illegali. Quindi siamo indecisi. Vi raccontiamo di quella volta che andò a fuoco il set di “Methastasis” e Gimi provò a spegnerlo con un sacco della spazzatura? O di quando facemmo registrare le voci di “Tomahawk” a un passante? In realtà la storia più divertente riguarda una macchina stracarica, l’autostrada per Napoli, la Finanza, 10 litri di vino rosso e due GameBoy. Lasciamo il resto alla vostra immaginazione.

Trasudate metal da ogni poro della pelle. Ma penso sappiate stupirmi con nomi inaspettati quando vi chiederò cosa c’è nella vostra playlist “doccia”. Tutti ne abbiamo una.

Partiamo in quarta. Oz adora sentire le Spice Girls facendo il bagno, circondato da candele profumate e paperelle. Jekyll si sgola sotto la doccia con le sigle e le canzoni dei cartoni animati. Gimi canta gli U2, però non sotto la doccia, sulla tazza. Red crediamo si faccia la doccia con la spada. Mentre Berry… Per Berry solo cornamuse.

“Reaper” torna spesso nella nomenclatura metal. L’avete fatto “Lady” e neanche una quota rosa nella band?

Ma come? L’ultima volta che abbiamo controllato era Oz la nostra quota rosa! Parliamo seriamente: per noi Lady Reaper è una musa carica di ambivalenze, di erotismo e di aggressività. Il simbolo di tutto ciò che noi, in piena adolescenza, incanalavamo nella nostra musica. Brufoli e ormoni. È perciò naturale che, in quanto musa, sia rappresentata al femminile nonostante non ci siano donne nella band.

“Mise en Abyme” suona come la dichiarazione d’intenti e il manifesto poetico dei Lady Reaper. Quanto sono fuori strada?

Per niente. Senza andare per le lunghe, la “Mise en Abyme” è sia il tema trattato nell’album, sia il modo in cui viene trattato. Un sacco miseenabymesco, no? Il nostro scopo non è riprendere e citare gli artisti che ci hanno ispirato, ma contribuire alla loro stessa cultura. Siamo ambiziosi, non ci accontentiamo di essere un gruppo underground che deve rimanere tale. Vogliamo provare a raggiungere il loro modo di pensare e di produrre cultura.

I riferimenti a Goethe, Dukas e Grieg suggeriscono che avete un debole per artisti di rottura, quelli assolutamente poco conservatori. Vi ci rispecchiate?

Sì, l’importante è saper rompere mantenendo i ponti col passato. Spaccare tutto, ma solo se si hanno le basi per costruire qualcosa di nuovo e duraturo. Quelli che ai tempi erano gli artisti di rottura sono adesso i nostri grandi classici, le basi culturali su cui fondiamo il nostro lavoro.

In pochi anni di attività siete già saliti sul palco insieme a diversi nomi importanti. Cito i Grave Digger solo perché sono gli ultimi in ordine temporale. Quale concerto ricordate con più soddisfazione?

Vatte a ricordà! Tanti sono i concerti che ricordiamo con soddisfazione. Uno tra i primi quello con i Manilla Road a Prato, primo live fuori porta per noi cinque. E da quel momento in poi la formazione non è mai cambiata.

Sono una hater abbastanza fastidiosa di Adele. Purtroppo ho un grave problema col suo timbro di voce, che non mi impedisce di riconoscerne il talento. Ma la cover di “Rolling In The Deep” mi è piaciuta tanto. È una canzone che avreste voluto scrivere? Se non questa, quale?

Ci sono tante canzoni che avremmo voluto scrivere noi per primi. “Rolling In the Deep” non è tra queste. Abbiamo sempre voluto scriverla per secondi. Non siamo riusciti a fare neanche quello. Quando è uscita la nostra versione ne erano uscite già molte altre. Abbiamo però voluto puntare al contrasto con la versione originale, come a sottolineare in maniera autoironica l’enorme divario tra noi e un’artista appartenente alla scena mainstream.

Bolle qualcosa in pentola?

Abbiamo un progetto a breve termine e uno a lungo termine. Quello a breve termine non tarderà a farsi sentire… e vedere. Stiamo riscavando nelle nostre playlist pop anni ‘80 e chissà cosa vi proporremo questa volta. Per il progetto a lungo termine ci sarà ancora da aspettare!

Potete salutarci come volete. Spero di riascoltarvi al più presto. Ciao!

C’è un saluto particolare e denso di significati teologico-filosofici che Oz tiene a fare anche questa volta come ogni altra: “Ciao nonna!”.

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