È in quegli spazi senza tempo che ritrova sé stesso e da cui nascono le undici canzoni che corrono a formare “Penisola”. Viaggiare, allontanarsi ed isolarsi: scovare luoghi e captare nuove emozioni; ogni nonluogo nasconde sensazioni, proprio come gli effimeri luna park, – anche titolo della quarta canzone dell’album – che l’uomo percorre, vive, per poi dimenticare. “Luna park”, infatti, è una canzone che parla delle cose che finiscono e di quel luogo sospeso in cui ci ritroviamo soli e persi, come accade spesso nei parcheggi, nelle stazioni e nelle metro.
“Penisola” è un album rappresentativo della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta, dal transito e da un individualismo solitario.
La scrittura di Bartolini è una pioggia di parole da cui prendono forma immagini di quotidiana nostalgia, di un tempo che passa e della generazione che cambia; è solo con la maturità che si comprende e si diventa consapevoli che diventare grandi non è proprio come sognato da bambini. Nel primo singolo estratto “Non dirmi mai” ascoltiamo «Io non volevo diventare grande»; si tratta di un chiaro riferimento alla paura di crescere e, allo stesso tempo, di perdere e di perdersi in tutti i mali che inquinano ed inquietano la propria generazione. «Come posso negare la città che ho sempre amato» – canta in “Astronave” – «fuori di qua c’è un mondo che non fa per me, persone che neanche si ascoltano».
In questo album il cantautore afferra l’importanza di ciò che lo circonda, degli affetti e dell’errore di chiudersi nel proprio guscio, soli nella propria isola. Non più distanti e soli nei nonluoghi di passaggio, ma più uniti e coscienti delle proprie fragilità. “Penisola” è un album incentrato fortemente sul presente, rappresentativo della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta, dal transito e da un individualismo solitario. Sonorità ovattate e paesaggi sempre più distanti, impossibile non immedesimarsi e ritrovarsi nei nonluoghi raccontati da Bartolini.