R.Y.F. ci presenta un disco pieno di intimità, di profonde riflessioni e di cruda protesta
Da qui parte una storia sincera, raccontata attraverso la musica e le parole, a difesa di un vivere sereni che non sempre ci è concesso. Accompagnata dalla sua fedele Fender, e da una Gretsch Hollow Body, R.Y.F. in questo nuovo lavoro fa quasi tutto da sola, tra elettrico e acustico. Quello che ne viene fuori è un melodico punk blues vecchia maniera, con suoni crudi e diretti, impreziositi da una voce delicata, a tratti struggente. “Shameful Tomboy” è la ferma convinzione di poter puntare il dito verso la piaga dell’intolleranza, che prende forza, perché alimentata dall’ignoranza di parte delle persone. Il sesto brano in scaletta, “Silence Makes Noise”, è caratterizzato da un crescendo vertiginoso di suoni e voci, proprio a contraltare l’assordante silenzio generato dall’indifferenza. Dalle molte ferite e dalle cicatrici che porta sull’anima, si percepiscono le battaglie che R.Y.F. ha dovuto sostenere, cospargendo, poi, le canzoni del sangue versato.
“Shameful Tomboy” è consapevolmente graffiante e diretto, emozionante nella sua semplicità strutturale
Altri temi forti sono trattati in “1st Time” (la consapevolezza dell’omosessualità) e in “Queer Riot” (“…We need to shout louder / Because they don’t understand”). Proprio questo gridare più forte, sta alla base del concept dell’album, perché porta avanti una battaglia di diritti che a molti sembra persa in partenza. Nelle introspettive “Take My Soul” e “All Sweet & Love” c’è la ricerca del conforto attraverso la musica, perché concede momenti di sfogo e riflessione. In conclusione promuoviamo a pieni voti questo “Shameful Tomboy” di R.Y.F., perché consapevolmente graffiante e diretto, emozionante nella semplicità strutturale, in chitarra acustica ed elettrica.