Souvlaki in uno scatto
Souvlaki in uno scatto

SOUVLAKI: “Voglio una macchina del tempo per tele-trasportarmi nel 2022”

Ciao Souvlaki e benvenuto su Music.it. È nostra prassi rompere il ghiaccio con un aneddoto sul tuo trascorso musicale. Raccontami qualcosa!

Ciao Music.it, non saprei proprio cosa raccontarvi! Posso dirvi che mi è successo un po’ di tutto, una volta ero a suonare a Varese e in piena notte si è presentata una persona al nostro camper chiedendoci di portarlo con noi a Brescia. Il cantante, seduto al posto di guida, lo guarda e gli dice​: «non ho le chiavi per aprirti», faccia tosta over 9000.

Come nasce il progetto Souvlaki?

Nasce 5 anni fa mi pare, dopo l’ennesimo progetto di band naufragato male. Vivevo a Verona, non volevo più avere una band, e ho cominciato a scrivere delle musiche per una mostra fotografica mai nata. Così, ecco, un po’ a caso diciamo.

Ho ascoltato “Continued Survival”, il tuo nuovo EP. Innanzitutto i mei complimenti, l’ho davvero apprezzato. Mi sembra di percepire tante influenze diverse provenienti dal mondo dell’elettronica e non solo. Da chi prendi maggiormente ispirazione?

Posso dire sinceramente che non lo so? Ci sono diversi artisti che mi piacciono, la mia missione è riuscire ad ascoltare di tutto. Poi probabilmente nella mia mente avviene una media di tutti i miei ascolti e il risultato è quello che si sente.

Come funziona il tuo processo creativo? Sei completamente autonomo o collabori con altri artisti?

Il progetto Souvlaki per me è una sorta di collettivo. Quindi collaboro con un gruppo fisso di persone: Deborah che suona e canta con me fin dal primo concerto, Luca che si occupa dei Visual e Simone che mi segue in studio anche lui fin dal primo singolo. Ultimamente poi è entrato anche Nicola, mio amico di vecchia data che mi aiuta a gestire la parte elettronica nella speranza di poter eliminare del tutto le sequenze durante i live. Però non voglio trasformare Souvlaki in una band, funziona bene così, ognuno con i suoi tempi e con i suoi ruoli. Poi io scrivo le canzoni spesso in ufficio, al portatile durante la pausa pranzo e/o la sera tardi dopo il lavoro. Le lascio sedimentare per qualche settimana, poi le riprendo, le riascolto, spesso le cancello…questa gestione della scrittura non si sposa molto bene con le classiche dinamiche da band.

C’è un messaggio di fondo dietro ai colori un po’ sognanti e alle atmosfere rarefatte di “Continued Survival”? Vuoi che chi ti ascolta percepisca un messaggio in particolare?

Non credo, nel senso, non è un concept album e non ho un messaggio particolare da voler comunicare. Però ho sempre percepito che i brani che stavo scrivendo fossero più intimi rispetto al passato, questa cosa era una tra le tante che mi spingeva a non pubblicare il disco. Il titolo quindi riguarda quello, parla del fatto che Souvlaki sia sopravvissuto, che non abbia ancora deciso di mollare ma continuare a sopravvivere.

Di cosa sei alla ricerca in questo periodo un po’ particolare?

Una macchina del tempo per tele-trasportarmi nel 2022 sarebbe molto gradita.

Cosa pensi riguardo ad essere un artista emergente in questo momento storico?

Devo essere sincero al 100%, immagino. Beh, allora dal mio punto di vista è una completa m*.

Progetti futuri? Sei già al lavoro su del nuovo materiale?

In realtà non ancora, sto cercando di raccogliere le idee e capire il da farsi. Non riesco a scrivere materiale nuovo finché non ho portato a termine il lavoro precedente, poi questo periodo è tutt’altro che di ispirazione, nel frattempo sto studiando pianoforte classico.

Ringrazio Souvlaki per essere stato con noi su Music.it. Questo spazio è tuo.

Souvlaki è il titolo di un disco degli Slowdive. Andatevelo a sentire, merita davvero.

Exit mobile version