I Bluagata ci parlano di "Freedom/Treason", loro ultimo singolo.
I Bluagata ci parlano di "Freedom/Treason", loro ultimo singolo.

BLUAGATA: “I nostri messaggi non vogliono essere dogmi o imposizioni, ma solo necessari spunti di riflessioni”

Bluagata, benvenuti su Music.it, anzi… bentornati! Un anno fa vi abbiamo intervistato a seguito della pubblicazione di “The disguises of Evil”, e oggi torniamo a chiacchierare insieme in occasione dell’uscita del video del terzo singolo estratto dall’album. Ma prima, non si scappa dalla nostra domanda di rito: raccontateci un ricordo divertente e imbarazzante legato alle vostre esperienze musicali!
Innanzitutto grazie per averci accolti di nuovo, è un piacere poter tornare a fare due chiacchiere con voi. Un ricordo divertente è stato sicuramente quello accaduto nell’estate 2019 mentre eravamo in tour. In quella data specifica eravamo vicino Pescara ad aprire ai Rezophonic, prima di noi ci sarebbe dovuto essere un altro gruppo, di cui non facciamo il nome, che però non si esibì in quanto un componente era troppo fatto! Nel tentativo di riprendersi si sdraiò su una panca ma cadde in maniera goffa a terra e quasi svenuto fu lasciato lì dagli altri che si allontanarono schifati!
Parliamo ora del video, uscito il 31 ottobre, di “Freedom/Treason”, terzo singolo del vostro ultimo EP. Rispetto ai due precedenti singoli, “Mother/Ghost” e “Father/Poison”, è un brano più intimistico, ipnotico, una spirale in discesa nella violenza subita da una donna. Nel video, su sfondo scuro, una figura femminile è rappresentata ardere tra le fiamme di un rogo. Il tema della stregoneria è un filo rosso nei vostri album: com’è nata l’idea di un ciclo musicale, inaugurato con il primo album “Sabba”, sulla donna e le streghe?
Il concept è nato mentre eravamo a registrare il primo album “Sabba”; più precisamente quando ci siamo accorti che tutti i testi parlavano di sentimenti come la solitudine, l’emarginazione, la rabbia, la paura ecc… tutti sentimenti che possono essere ricondotti a chi cerca uno spazio che non gli viene dato. Tutto questo lo abbiamo ricondotto ad un periodo storico che per quanto potesse sembrare lontano noi vedevamo, e vediamo tutt’oggi, intorno a noi. Avendo nel gruppo due cantanti donne è stato facile capire dove andare a cogliere. Per “The disguises of Evil” abbiamo voluto continuare il discorso del bene e del male allargandolo a tutto quello che ci circonda e sdoganandolo dal semplice maschilismo vs femminismo per far capire a tutti che non volevamo parlare delle streghe ma di noi e del mondo che abbiamo costruito.
Il doppio titolo, caratteristico di tutti i brani di “The disguises of Evil”, rappresenta il duplice aspetto che può assumere ciò che ci circonda. Qui dunque la percezione della libertà nasconde in realtà una condizione di tradimento, prigione, inganno. Testo, musica, voce, bianco e nero, concorrono a definire un’atmosfera cruda e inquietante. Il racconto di questa violenza è dunque strettamente legato all’immagine di una donna-strega, evidenziando proprio l’attualità della “stregoneria”: giusto?
Non possiamo dirti e non vogliamo dirti se è giusto o sbagliato quello che hai appena detto. L’importante è ciò che quello che abbiamo fatto ha mosso dentro di te e dentro coloro che ci hanno ascoltato. Noi il nostro senso lo abbiamo nascosto tra le parole, le note e le immagini e, se vuoi, non è nemmeno troppo difficile da capire. I nostri album possono essere un bel pretesto per parlare di noi, di quello che siamo stati, di ciò che siamo e di ciò che vorremo essere. Il punto di partenza è ciò che ognuno ha provato mentre ci ha ascoltato, noi sappiamo cosa volevamo trasmettere ma questo non può e non deve essere l’unico modo di lettura. Ognuno sentirà quello che vuol sentire.
 A questo proposito, nel dedicarsi a donne che cercano emancipazione, alle streghe appunto, e alla violenza che subiscono, la vostra musica acquisisce un valore direi militante. Esagero?
“Militante” lo troviamo estremo e a noi gli estremismi non piacciono. Sicuramente in un periodo in cui si preferisce la superficialità alla profondità diciamo che noi nuotiamo nel blu buio delle acque più lontane ma chi ci vuole trovare sa benissimo cosa fare. I nostri messaggi non vogliono essere dogmi o imposizioni, ma solo necessari spunti di riflessioni per miglioraci come società e per fare questo è necessaria una riflessione sulla posizione che la donna ha avuto nella nostra società.
Parlando di streghe, immagino che ne abbiate parecchie che vi ispirano! Qualche nome di donna-strega che è un esempio per voi?
Abbiamo narrato, in forma breve, delle storie di tutte le donne che hanno ispirato il concept “Sabba” sui nostri canali Fb ed Instagram dove potete trovare appunto la loro storia. Sicuramente le figure di Lucrezia Borgia e di Polissena ci hanno molto affascinato.
Freedom/Treason è da considerarsi come la conclusione di un ciclo oppure il punto di partenza per future sperimentazioni? Quest’anno, sfortunato per la musica dal vivo, avete messo in cantiere altri progetti?
Freedom/Treason è contemporaneamente la chiusura di un ciclo, quello composto dai due concept album “Sabba” e “The disguises of Evil”, e la partenza per quello che verrà dopo. A livello musicale volevamo esplorare un mondo più elettronico, che comunque ci appartiene, per poterci lasciare tutte le porte aperte per il futuro. Dal metal al pop, dal punk all’elettronica, dai brani strumentali agli inserimenti classici di Bjorkiana memoria, abbiamo voluto andare un po’ ovunque l’ispirazione ci portasse. Ora, beh, nonostante questo anno difficile come dicevi, abbiamo qualcosa pronto per voi per il 2021. È lì e sta solo aspettando il suo momento.
Bluagata, la nostra intervista è giunta al termine: a voi uno spazio per salutare i nostri lettori!

Grazie a tutti per averci letto e per il supporto che ogni giorno ci dimostrate. È grazie anche a pagine come Music.it che un progetto come il nostro può avere un po’ di visibilità e continuare ad esistere. Per questo ci teniamo davvero a ringraziarvi uno per uno, senza di voi tutto questo non avrebbe senso. Resistiamo. Resistete. Presto ci incontreremo di nuovo.

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