Il producer Bonnot in uno scatto promozionale
Il producer Bonnot in uno scatto promozionale

BONNOT: “Contenuti intelligenti, stile originale, tecnica solida e tanta passione per la musica”

Oggi ho il piacere di dare il benvenuto sulle nostre pagine a uno dei migliori produttori italiani della scena contemporanea. Benvenuto a Walter Buonanno, meglio conosciuto con il suo nome d’arte: Bonnot!

Ciao a tutti voi, grazie per la bellissima presentazione e per avermi invitato.

Per iniziare ti chiedo di raccontarmi se ricordi il tuo primo approccio con la musica. Come nasce la passione?

Dopo aver ascoltato per tutta l’infanzia i dischi di mio fratello e di mia madre, mi innamorai del suono delle chitarre e così intorno ai 9 anni, riuscì a recuperare una vecchia chitarra classica da una zia.
Da quel giorno suonai tutti i giorni e pochi anni dopo incominciai a trovarmi con gruppi di amici, nel periodo delle medie, per fare prove e organizzare i nostri primi concertini. Mi innamorai del basso elettrico e del contrabbasso, studiando Jazz e Classica, dopo aver fatto molti anni da autodidatta nel mondo reggae, punk e rock.

Ad oggi sei uno dei migliori produttori Italiani, che si muove tra Viareggio, Londra e New York: raccontami questi tre differenti panorami musicali.

Tre città completamente differenti ovviamente: Viareggio è il mio piccolo paradiso tranquillo, vivo qui da pochi anni e più che vivere la scena locale mi capita spesso di ospitare gli artisti da fuori, sia internazionali che compaesani. In questi pochi anni ho conosciuto gli artisti locali pionieri come il mitico Gigi Tone e i suoi VZ1, il cui fondatore Emilio Resa, grande rapper, è anche responsabile nazionale di Rap Pirata. Inoltre ho scoperto da poco tanti nuovi giovani talenti che sto seguendo con grande attenzione: Oh Baro, F.rank, Diamond, Ermes, Singa e il Producer Koon JL.

Sono davvero tanti nomi! Che mi dici della scena internazionale invece?

Londra è la patria della musica Jungle Dnb a cui sono molto legato, anche dalla mia esperienza personale come produttore del leggendario General Levy. Trovo interessanti le sperimentazioni Grime e Garage di molti artisti e producers. La scena di New York è fantastica, credo sia scontato dirlo, soprattutto nell’ambito della black music rappresenta ancora oggi la Mecca per molti rappers e beatmakers.

Nonostante il cambiare delle mode e il passare del tempo, trovo sempre molto originale tutto ciò che viene fuori dal panorama musicale newyorkese, grande ispirazione per tutto il mondo. A differenza di molte altre città, la Grande Mela porta molto rispetto verso i pionieri della musica e produce nuove ondate musicali rimanendo molto legata ai grandi del passato, dal jazz al funk all’Hip-hop. Valorizza i talenti ed è così che nell’arco di 10 anni mi ha permesso di produrre per artisti e vere leggende come M1 e i Dead Prez, Prodigy dei Mobb Deep e lavorare a brani con ospiti d’eccellenza come Talib Kweli, Busta Rhymes, Bun B, Snoop Dogg, Gary Clark Jr. e Fabrizio Sotti.

Tralasciando quello che potrebbe essere il legame sentimentale con l’Italia e la sua musica, qual è il panorama musicale preferito di Bonnot? In quale ti senti più a tuo agio?

Sicuramente oltreoceano. Negli Stati Uniti c’è uno spirito molto più fresco e originale, genericamente parlando. La “vibe” è bellissima e sono stato sempre coinvolto in molti progetti con grande entusiasmo e rispetto. Sono molto aperti alle sperimentazioni e amano la ricerca dell’originalità: nel mio caso mi hanno sempre fatto notare di apprezzare la mia ricerca stilistica e il fatto di non ritrovare una “copia” forzata del loro sound, come spesso accade in molti paesi Europei che finiscono per copiare pari pari quello che viene dagli States.

Una bellissima presentazione del panorama degli States.

Detto questo in Italia mi sento perfettamente a mio agio grazie a grandi artisti come Assalti Frontali, Colle Der Fomento, Inoki che sono per me fratelli e con cui mi diverto moltissimo.
Il problema del mercato discografico italiano è che oggi cerca di mettere troppe etichette agli artisti, cerca di ricondurre la musica in generi e contenitori ben definiti per guadagnare più ascolti tramite il meccanismo delle “Playlists di genere” di Spotify, scelta che purtroppo porta ad una grande omologazione e ad una minore ricerca musicale.

Musicista e produttore, racconta ai nostri lettori cosa vuol dire essere un produttore e cosa un musicista.

Musicista è chi suona uno strumento e si preoccupa di raggiungere il massimo livello (se desiderato) nella sua disciplina, suonando con altri musicisti o da solista, per se stesso o per altri artisti e/o bands. Produttore artistico è chi ha molta esperienza nel mondo della musica a 360° e soprattutto è capace di avere “visioni” musicali e di mercato, colui che scopre talenti ed è capace di far uscire il meglio da ogni Artista in accordo con gli obiettivi decisi e condivisi con l’artista stesso e il suo team/management.

Se dovessi scegliere tra una delle tue attività, quale sceglieresti (considerato che nella realtà l’una non esclude l’altra)? Il Bonnot musicista o quello produttore?

Senza dubbio produttore.

Veniamo al tuo ultimo progetto: Hip Hop Dopest Joints. Una raccolta delle tue migliori produzioni hip hop dal 2005 ad oggi. Hai un po’ tirato le somme di questi ultimi 15 anni, quali sono state le tue impressioni della realizzazione di questa raccolta nel riascoltare i tuoi brani preferiti?

Sono stato molto felice di ripercorrere questi miei 15 anni nella musica Hip-hop , ogni brano è un ricordo bellissimo del tempo passato assieme ad ogni Artista a creare canzoni stupende, che in alcuni casi sono diventate dei veri e propri “classici”.

C’è qualche collaborazione che magari rimpiangi di non aver accettato o viceversa?

No, per fortuna non ho rimpianti in quel senso.

Un paio di domande cattive: Quale tra le canzoni di quelle della raccolta ti evoca i ricordi migliori?

“Quasi come vivo”, perché è stato l’inizio di tutto. Il mio primo beat in assoluto (fatto nel 2005) che, grazie a Militant A che ha creduto in me e che mi ha fatto crescere in Assalti Frontali, è diventato uno dei brani più importanti di un album che ha avuto tantissimi riconoscimenti, ufficiali e dal pubblico.

Quale invece, se dovessi scegliere senza far torto a nessuno, l’artista con il quale vorresti produrre un nuovo disco?

Anderson Paak.

Parliamo del contest partito da pochissimi giorni, per il quale un fortunato vincitore si aggiudicherà un singolo realizzato dalla tua etichetta. Raccontami come nasce questa idea e perché.

In tutti questi anni non ho mai pubblicato una mia strumentale, questa è la prima volta, per cui ho voluto fare la cosa in grande! Ho pensato di pubblicare tutte e 23 le strumentali, dare la possibilità ai giovani rappers di scegliere il mood preferito e di scrivere le proprie barre. È sempre bello vivere lo spirito di sana competizione dei Contest e, perché no, scoprire anche tanti nuovi talenti!

Spoiler per i nostri lettori e potenziali partecipanti al contest: quali sono le caratteristiche che Bonnot cerca in quello che potrebbe essere il vincitore? Diamo qualche suggerimento.

Contenuti intelligenti, stile originale, tecnica solida e tanta passione per la musica!

Ora che il lock down sembra (e speriamo per sempre) stia volgendo al termine, hai già programmi per il futuro?

Al momento sto producendo il nuovo album del pluripremiato-campione di freestyle Shame, uscirà a Febbraio. In ambito hip-hop stiamo realizzando anche il nuovo disco di Assalti Frontali e una nuova uscita per il grande Mauràs. Nel mondo reggae sto finalizzando la nuova release di General Levy (UK) e progetti nuovi con la favolosa Awa Fall. Inoltre sto curando la produzione artistica di nuove band come i K-LSY e i Low B.

È stato davvero un piacere e un onore poter scambiare qualche parola con te. Ti aspettiamo a Roma per incontrarci dal vivo il prima possibile e intanto lascio le ultime righe per te. Concludi questa intervista come meglio credi. A presto!

Grazie Emanuele e grazie ai lettori di Music.it. È stato davvero piacevole chiacchierare con voi e grazie di cuore per la stima dimostrata, è cosa reciproca. Speriamo di vederci dal vivo per le prossime occasioni, a presto!

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