«Per sapere cos’è la solitudine, bisogna essere stati in due. Altrimenti, bisogna che qualcuno ti racconti che cos’è la solitudine», Piero Ciampi – “Ha tutte le carte in regola”. Celebriamo oggi l’anniversario della nascita di Piero Ciampi, poeta e cantautore italiano deceduto prematuramente nel 1980. Indole scontrosa, carattere difficile, una vita squattrinata e dedita al viaggio, alla poesia. Un uomo che dell’intensità ha fatto la chiave di volta della sua esistenza.
Tutto quello che si sa della sua vita, lo si conosce attraverso le relazioni che ha intrattenuto con chi gli è rimasto vicino. Nato a Livorno nel 1938, nella casa di fronte quella in cui nacque Amedeo Modigliani, sfolla nella campagna durante il conflitto bellico per poi tornare in città. Si sa che si iscrisse alla facoltà di Ingegneria dell’università di Pisa, che a metà ciclo la lascia per tornare di nuovo nella sua amata Livorno e tentare l’avventura della musica.
«Ha tutte le carte in regola per essere un artista. Detesta lavorare attorno a un parassita, vive male la sua vita ma lo fa con grande amore»
Piero Ciampi ha due fratelli. Roberto, futuro avvocato, è un clarinettista e resterà per tutta la vita a contatto con la musica, oltre che legatissimo al fratello, mentre Paolo emigrerà presto in Canada, a Vancouver, facendo tutt’altro. Piero lavoricchia e si esibisce coi fratelli fino alla chiamata per il servizio militare. Lo svolge a Pesaro dove, nelle libere uscite, va a suonare nei piccoli locali.
Ha imparato a suonare il contrabbasso, da solo. È a Pesaro che il musicista e compositore Gianfranco Reverberi lo nota, comprende l’autenticità della sua vena d’artista e tenta così di portarlo dentro il mondo concreto della musica, dentro lo show-business degli anni ’50. Piero Ciampi però è un’anima raminga.
Senza soldi, parte e si dirige in Francia. Va a Parigi dove sperimenta attraverso il cantautorato, la sua poesia. Piero Ciampi è prima di tutto un poeta. Ne scriverà sempre e fino alla fine. A Parigi, conosce Ferdinand Céline, assiste alle letture di Georges Brassens e si procura il nomignolo di Piero Litalianò. Suona, si esibisce, è rissoso e alcolizzato. Un perfetto maudi, un poeta maledetto che riesce a specchiarsi nella sola bottiglia.
Torna a Livorno, sempre senza soldi. Vaga per le strade, di notte. Si ubriaca e vuole fare il pescatore. Reverberi lo porta a Milano con sè: Piero Ciampi deve darsi un’occasione, le persone devono conoscere la sua poesia. Piero Ciampi va a Milano. Incide dischi di canzoni nate forse in Francia e lo fa infatti sotto il nome di Piero Litaliano. È nel 1963 che “Piero Litaliano” diventa il titolo del primo disco pubblicato col suo vero nome.
Piero Ciampi non avrà mai successo. Mai nella sua vita da vivo. Pubblicherà altri dischi, scriverà canzoni per Gigliola Cinguetti, Giorgia Moll, Lucia Rango. Lo vuole Ornella Vanoni, lo adora Gino Paoli. È grande amico di Franco Califano. Piero però volta faccia al sistema, non è capace d’intrattenercisi e stare ai dettami di una vita equilibrata. La bottiglia è la sua unica, vera amica. Ama due donne «belle, alte e bionde. Ma per lui non esistono più».
«Sono arrabbiato per tre buoni motivi: sono livornese, anarchico e comunista… questo il mio equilibrio, la mia politica. Cercare di non offendere gli altri avendo qualcosa in più dell’uomo più povero di questa terra. La poesia è la sola cosa che ho»
Durante i ’70 si esibisce, un certo nome lo ha. Ma insulta la borghesia pagante, è svogliato e scostante. Sempre e per sempre in fuga senza soldi. Manderà cartoline dalla Svezia, dalla Spagna, dal Giappone. Dispiace che della sua intimità poco si sappia. Dei suoi viaggi, ci ha lasciato le canzoni. Le parole, maledette parole. Infatti, non poche, né tutte di certo, le poesie – sempre più brevi e frammentate – relative all’ultimo decennio della sua vita. Morirà per un cancro alla gola, il 19 Gennaio 1980, a Roma.
Cosa resta dell’incompreso poeta, di un’esistenza maledetta ed estremamente fertile per chi sceglie di non curarsi della semplicità di canzonette confezionate per il mercato e il capitale. Piero Ciampi, nella sua autenticità di scrittore che si nutre d’esperienza non può che insegnarci, ancora oggi e per sempre, il valore ed il peso che cambiano forma al talento.
Quello di Piero era intriso di vita, di vino che è vita e che balla con la morte. Sempre dietro, fedele compagna. Per parlare di lui, occorrerebbe solamente ascoltarlo. Buon Compleanno Poeta. «Com’è bello il vino / Rosso rosso rosso / Bianco è il mattino / Sono dentro a un fosso / E in mezzo all’acqua sporca / Godo queste stelle /Questa vita è corta / È scritto sulla pelle».