Cesare Cremonini in concerto all'arena di Verona nel 2013
Cesare Cremonini in concerto all'arena di Verona nel 2013

CESARE CREMONINI, da FEDEZ a SAMUELE BERSANI: che cosa muove la musica?

Cesare Cremonini ha affidato ai suoi social una riflessione sul panorama musicale italiano, riprendendo un commento fatto da Fedez ai microfoni di RTL 102.5.

Fedez e l’intervista a RTL 102.5

Nella chiacchierata con l’emittente radiofonica Fedez ha parlato del nuovo album di Samuele Bersani, “Cinema Samuele”, convincendo così anche l’ex Lùnapop ad esprimersi al riguardo.
Sui suoi social Cesare Cremonini ha scritto:

«“Quando ne ho voglia faccio uscire una canzone, d’altronde oggi il concetto stesso di disco è cambiato”. Fedez non piace a tutti, ma ha ragione»

L’affermazione si riferisce chiaramente all’uscita del nuovo singolo di Fedez dal titolo “Bella storia” e sul suo modo di fare musica. Cesare Cremonini ha poi continuato con una riflessione su quelli che, secondo lui, sono le problematiche sul mondo della musica.

«D’altronde oggi è normale dire cose sensate che non piacciono a tutti. In questi giorni è uscito un album che dimostra il contrario; prima o poi doveva accadere (secondo le statistiche ci sono più probabilità che un meteorite colpisca Porretta Terme piuttosto che trovarsi tutti d’accordo, quindi toccate pure ferro)»

Cesare Cremonini e Samuele Bersani

In questa parte del post Cesare Cremonini si rivolge a Samuele Bersani e al suo nuovo disco uscito dopo ben 7 anni dal precedente “Nuvola numero nove”.

«Piace a quelli che amano la musica. A quelli che amano la buona musica italiana e a quelli che non ascolteranno mai il disco di Bersani ma diranno che, a parte Bersani, il resto della musica fa schifo e useranno Bersani per parlare male di Fedez senza aver sentito nessuno dei due; stiamo parlando, secondo me, degli stessi che ti invitano a cena e poi dividono il conto»

Sotto il post Cesare Cremonini ha continuato dicendo:

«Io credo che il problema in Italia non sia la proposta e soprattutto non credo sia nei giovani o nei talent o nelle radio, nei social o nello streaming. Tutte queste cose insieme muovono la musica. E anche se Spotify fosse un segno dei tempi il problema da affrontare è un altro. I 40enni con la manina corta che dividono il conto. La musica è una questione di stile»

Il momento più difficile per la musica e i lavoratori dello spettacolo

La musica mai come adesso sta vivendo un momento molto difficile che, sommato a tutta una serie di problematiche già esistenti, ha messo realmente in crisi un intero settore. I dischi che non si vendono, lo streaming che ha appiattito il concetto stesso di fruizione della musica, la qualità subordinata alla moda e, adesso, l’emergenza sanitaria in corso. Tutte problematiche che stanno piano piano mettendo in ginocchio l’arte e tutti i suoi addetti ai lavori.

Il 2020 è stato realmente un anno nero e non solo per la musica; ma allo stesso tempo è stato un anno che ha fatto emergere il problema e ha portato in primo piano il fatto che la musica e l’arte sono indispensabili nei momenti peggiori della vita. Immaginate i mesi di lockdown senza musica, senza cinema e senza cultura, probabilmente sarebbero stati dieci volte peggiori.

Il mondo della musica è cambiato, è innegabile, e il cambiamento in atto è destinato a stravolgere ancora di più lo stato delle cose. Serve coesione, serve immaginazione, servono norme e tutele per gli addetti ai lavori; soprattutto, però, serve la consapevolezza che la musica e l’arte sono vitali per le persone e devono essere protette a tutti i costi.

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