Mantengono sempre il tiro alto con ogni brano, rifacendosi a gruppi che hanno fatto la storia del genere come i Sonic Youth ma spostandosi, rispetto ai lavori precedenti, verso l’indie americano. 4 tracce di pura adrenalina, condite da riverberi esagerati e suoni accattivanti. Non c’è una vera e propria innovazione musicale in questo disco. Semplicemente gli Human Colonies fanno quello che gli piace, e lo fanno bene.
Quando si abbandona l’idea di dover fare qualcosa che piaccia per forza al pubblico, allora si creano brani come questi
Se quello che cercate in un brano è la ricerca della pulizia del suono, la perfezione tecnica o chissà quale virtuosismo invece, avete assolutamente sbagliato disco. Qui si da più spazio alle emozioni e al sentimento piuttosto che alla tecnica. Perla tra le quattro, se ne dovessi scegliere una, sicuramente “S. J.” che è il brano che riesce a trasmettere, oltre il muro di suono, più personalità.
È sempre bello recensire un disco senza grandi pretese, perché di questo si tratta. Uscire fuori dalla musica moderna e fare quello che sentiamo. Se questo genere in Italia non funziona, o non è adatto alle orecchie degli ascoltatori più sensibili, beh, è un loro problema. O almeno questo è quello che sembra trasparire. Insomma, l’unica pecca di questo disco è semplicemente una: un vero peccato che finisca così presto!