Se c’è un genere che rappresenta al meglio la voglia di ribellione e di contestazione, è senza ombra di dubbio, il punk rock. Ripercorrono allora il sound delle rock band anni Novanta e primi Duemila, senza rinunciare ad altri spunti più pop e contemporanei. Gli otto brani che compongono “Angry Youth” rispondono tutti a una stessa formula: ritmo, velocità e immediatezza. Non è un caso infatti che la maggior parte delle tracce non superino o addirittura non arrivino a tre minuti di durata. Gli Slenders non intendono perdersi tra canzoni complesse e testi arzigogolati. E se a rimetterci un po’ è senza dubbio la produzione artistica, la band sembra non preoccuparsene troppo.
Gli Slenders vogliono urlare il proprio disappunto nei confronti di una società, la nostra, becera e razzista.
L’importante infatti è dire qualcosa, e soprattutto dirlo con la voce più alta possibile. “Angry Youth” è un disco urlato con la presenza massiccia dei cori per dare ancora più movimento. A partire da “Close To”, primo estratto di “Angry Youth”, dalla cui energia e velocità riecheggiano i primi lavori dei blink-182. Mentre “Broken Bones” preferisce giocare su una linea di basso severa e potente. Si passa a “Sandpaper” dove gli Slenders ci mettono più accortezza sia nelle vocalizzazioni che nella composizione degli arrangiamenti. Si discosta da tutto l’album “Zah”, un inframezzo hardcore di 38 secondi, che forse descrive meglio l’essenza degli Slenders, veloci, arrabbiati, indignati.
“Angry Youth” è una gioventù incazzata, quella stessa gioventù a cui appartengono gli Slenders e che vogliono rappresentare. Dando voce a chi non ne ha abbastanza, la band vuole urlare il proprio disappunto nei confronti di una società, la nostra, becera e razzista. Un album che parla di politica come di amore, che forse poi sono la stessa cosa, e lo vuole fare senza troppo filtri. Il punk è grezzo, l’accento imperfetto, i suoni poco puliti. Dispiace un po’ la mancanza di sperimentazione, ma gli Slenders hanno aperto la propria strada mettendo le carte in tavola, ma di quella tavola vogliono solo spezzare le gambe. E noi ci stiamo!